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Stati Uniti, l’inflazione accelera e vola al +3,6% ad aprile, al top dal 2007

Mag 28, 2021

AGI  – Sale ad aprile il tasso di inflazione negli Usa, ai massimi dal 2007. Su base annua, il cosiddetto indice Pce ‘core’ – l’indicatore preferito dalla Fed – è volato al 3,6% dal 2,4% di marzo, al top da 14 anni, superando l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve e riflettendo l’aumento della domanda con la riapertura dell’economia. 

Su base mensile i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,7%, dopo lo 0,4% di marzo e oltre le attese del mercato. 

Nonostante i commenti rassicuranti di molti funzionari, come quelli della Fed, del segretario al Tesoro, Janet Yellen, o del Fmi che assicurano che il rialzo dei prezzi è legato a fattori transitori e dovrebbe durare solo pochi mesi, sono forti i timori di un’inflazione sostenuta e duratura. La Fed punta a un’inflazione del 2% a lungo termine e ritiene, per raggiungere il target, che questo dovrà essere superato per un po’, senza inasprire immediatamente la sua politica monetaria poiché si rischierebbe di porre un freno alla ripresa. 

Malgrado i mercati non sembrino preoccuparsi dell’aumento dell’inflazione – tutti gli indici di Wall Street sono in rialzo – gli americani temono che con l’aumentare dell’inflazione il loro potere d’acquisto possa diminuire. Ne è un chiaro segnale il dato sulla fiducia dei consumatori stilato dall’Università del Michigan, diffuso sempre oggi. 

Nella lettura finale, l’indice si è attestato a 82,9 punti a maggio, praticamente invariato rispetto alla stima preliminare pubblicata a metà mese. “Una quota record di consumatori ha riportato prezzi più alti per una vasta gamma di acquisti, inclusi alloggi, veicoli e attrezzature domestiche”, ha osservato Richard Curtin, l’economista responsabile del sondaggio, citato in un comunicato stampa. Nel dettaglio, la percezione delle condizioni economiche attuali crolla dell’8% rispetto ad aprile, a 89,4 punti, e anche l’outlook è in calo, del 4,7%, a 78,8 punti.

Altro indicatore macro diffuso oggi utile per misurare la portata della ripresa è l’Indice sull’attività manifatturiera nell’area di Chicago, che a maggio è salito a 75,2 punti dai 72,1 a marzo, il livello più alto dal novembre 1973 e al di sopra delle aspettative degli economisti di 75,2. La domanda ha fornito una spinta all’attività commerciale, ma permangono i vincoli della catena di approvvigionamento.

Tra i cinque indicatori principali, l’indice dei nuovi ordini ha guadagnato 7,7 punti al livello più alto dal dicembre 1983, mentre quello della produzione ha rallentato di 2,3 punti. L’occupazione torna in territorio di contrazione, in calo di 6,5 punti, con le imprese che indicano difficoltà a trovare nuovo personale. L’indice del portafoglio ordini è infine balzato di 7,5 punti, toccando un massimo di 70 anni. 

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