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Il braccio di ferro nella Ue sul calcolo del costo dell’energia

Dic 3, 2021

AGI – Ancora una volta l’Unione europea si divide tra Nord e Sud. Questa volta non si tratta di falchi e colombe nè di frugali e spendaccioni. La partita si gioca sulla strategia su come affrontare l’impennata dei prezzi dell’energia con il conseguente caro-bollette.

“Dobbiamo agire nel breve termine, per garantire che i consumatori percepiscano nei prezzi i vantaggi delle tecnologie a emissioni zero, proteggendoli dalla crescente volatilità dei mercati del gas naturale”. È la richiesta di Italia, Francia, Spagna, Grecia e Romania (che rappresentano il 45% della popolazione Ue) che oggi al Consiglio Energia hanno presentato un “non-paper” congiunto con la richiesta di “modificare l’articolo 5 della Direttiva elettricità al fine di consentire agli Stati membri di applicare meccanismi di regolamentazione, progettati a livello Ue, e garantire che i consumatori finali paghino prezzi dell’elettricità che riflettano i costi del mix di generazione utilizzato per servire i loro consumi”.

Tradotto con le parole della ministra francese della Transizione, Barbara Pompili: “Trovare un modo che permetta di avere un rapporto più diretto tra il prezzo pagato dal consumatore e il costo di produzione“. In alternativa, chiedono una modifica dell’articolo 9 per “consentire agli Stati membri di imporre servizi di interesse economico generale volti a garantire ai consumatori finali l’accesso a una fornitura di energia elettrica a zero emissioni e concorrenziale che rifletta i costi di generazione”. Per loro l’attuale struttura del mercato energetico Ue “non è a prova di futuro”. 

Nella sostanza, chiedono di non considerare più il prezzo del gas come elemento per definire il prezzo dell’elettricità e adottare un metodo che possa prevedere, ad esempio, il costo medio di tutte le fonti che compongono l’elettricità. E vorrebbero, inoltre, lo stoccaggio e l’approvvigionamento comune del gas a livello europeo.

La tesi opposta

Va nelle direzione opposta, invece, un altro “non-paper”, quello presentato da nove Paesi, a guida tedesca, in cui si insiste sul fatto che l’Ue non debba intervenire sui mercati dell’elettricità nonostante la carenza di gas, che determina il prezzo del kilowatt, in quanto “potrebbe minare la sicurezza dell’approvvigionamento e lo sviluppo delle energie rinnovabili”.

“Non possiamo sostenere alcuna misura che rappresenti una deviazione dai principi competitivi del nostro design del mercato dell’elettricità e del gas”, si legge in un documento firmato da Germania, Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Lettonia e Paesi Bassi (il 29% della popolazione Ue). E per modificare una direttiva (che dev’essere accettata dalla Commissione) serve la maggioranza del Consiglio.

Le parole di Cingolani

“Nessuno di noi è entrato in questa discussione con i gomiti fuori. Abbiamo cercato di mettere sul tavolo degli argomenti: è ovvio che se io determino il prezzo dell’energia elettrica, della bolletta, a partire dalla quotazione dell’ultimo minuto del giorno prima del vettore più costoso, che in questo caso è il gas, mi viene una bolletta più pesante. Ma questo non è fatto per dispetto”, ha spiegato ai giornalisti il ministro alla Transizione, Roberto Cingolani, a margine del Consiglio.

“È fatto perchè serve per esempio a consentire investimenti in altre forme di energia e quindi ha un suo razionale di mercato. Poi è stato fatto non in un momento di crisi come quella che stiamo vivendo, con il gas che costava così tanto. Un’ipotesi è dire: possiamo rivedere questo metodo. Si potrebbe anche lavorare su un valore medio fatto sulle diverse forme, idroelettrico, gas, altro”, ha aggiunto.

“Però sono spunti di discussione che abbiamo messo sul tavolo. I nostri concittadini continentali, di Germania, Austria, del Nord, hanno detto che ‘possiamo rimanere così perchè vedrete che fra pochi mesi il gas andrà giù’. È una discussione sana e costruttiva. I prossimi mesi saranno fondamentali perchè l’Acer consegnerà il suo rapporto finale tra aprile e maggio, e vedremo anche se il gas andrà giù. Ma il problema non si risolve se il gas va giù poi torna sù. Se deve risolvere strutturalmente”, ha sottolineato Cingolani. 

Nel suo intervento nella sessione pubblica del Consiglio, il ministro Cingolani era stato comunque più duro: “In questi giorni il prezzo per MWh dell’energia va da 270 euro in alcuni Paesi europei a 123 in altri. Non mi sembra che ci sia tutto questo funzionamento del sistema che ci protegge come cittadini europei: c’è uno spread del costo dell’energia che è molto grande. È chiaro che questo spread dei costi ha delle radici complesse, dipende dal costo della materia prima ed è altrettanto ovvio che dipende dall’energy mix che ogni Stato ha. Per esempio alcuni stati producono il carbone in casa ovviamente hanno coati energetici molto bassi. Dobbiamo però fare delle riflessioni se questo sia veramente un sistema continentale”.

La Commissione sembra però aver già fatto la sua scelta

La commissaria all’Energia, Kadri Simson, ha assicurato che saranno presi in esame entrambi i documenti ma ha tuttavia riportato due analisi preliminari significative. La prima, è quella dell’Acer (l’Agenzia per la cooperazione dei regolatori dell’energia), da cui emerge che “l’attuale modello di prezzo, in cui le fonti energetiche più economiche vengono acquistate e utilizzate per prime, è l’opzione migliore per le famiglie e le imprese dell’Ue e sottolinea “i rischi che potrebbero comportare meccanismi di tariffazione alternativi per la decarbonizzazione efficiente in termini di costi, gli scambi transfrontalieri e la sicurezza dell’approvvigionamento”.

La seconda analisi porta la firma dell’Esma, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, e “rileva che la volatilità dei prezzi nel mercato del carbonio dell’Ue è paragonabile a quella dei mercati del petrolio e del carbone e inferiore a quella dei mercati del gas” e “non ha riscontrato prove di manipolazione sui mercati energetici dell’Ue.

“Detto questo, l’attuale situazione del mercato elettrico non è perfetta. L’Ue deve aumentare la flessibilità della rete, compresi lo stoccaggio, gli interconnettori, le reti intelligenti e la gestione della domanda”, ha ammesso Simson. E qualche passo verrà compiuto il 14 dicembre con l’adozione del pacchetto per il mercato del gas e dell’idrogeno, che includerà anche la revisione del regolamento sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas.

“Poichè il gas continuerà a svolgere un ruolo nella transizione, abbiamo bisogno di un quadro del mercato più funzionante e più resiliente, un’esigenza evidenziata anche dalla situazione attuale”, ha confermato Simson.

“Un obiettivo importante del pacchetto sarà lo stoccaggio. Attualmente, le regole e le pratiche in questo settore sono frammentate e la preparazione e l’anticipazione dei rischi sono limitate. Abbiamo bisogno di un approccio più strategico e coordinato”, ha aggiunto, accogliendo di fatto la proposta del gruppo meridionale. “Stiamo anche esplorando come un acquisto congiunto per lo stoccaggio di gas di emergenza potrebbe aumentare la resilienza e contribuire alla stabilità dei prezzi”, ha anticipato.

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