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Adriano Celentano, il «Molleggiato» che si fece predicatore

Gen 6, 2018

La storia della canzone italiana un affare di befane. Il 6 gennaio 1947, giorno in cui la tradizione popolare appende calze al camino, ad Asti nasceva Paolo Conte, autore e interprete tra i pi influenti dell’ultimo mezzo secolo. Lo stesso giorno di 12 mesi pi tardi, esattamente 80 anni fa, a Milano in via Gluck 14, vedeva la luce il figlio di una coppia di emigranti pugliesi con in testa tante cose da dire, prima ancora di aver capito bene come dirle: cantante, attore, regista, personaggio televisivo, opinion leader controverso. Mai scontato, tanto nel bene quanto nel male. Uno, a suo modo, sempre sensazionale.

Compie 80 anni anche Adriano Celentano, tre in meno di quanti ne avrebbe avuti Elvis Presley, al cui ribellismo (generico) rester nei secoli fedele; due in pi di quanti ne avrebbe avuti John Lennon, uno che, al contrario, i Nostro non ha mai compreso fino in fondo. Perch il grande Adriano appartiene alla terra di mezzo: rivoluzionario ma anche conservatore, urlatore eppure melodico, Molleggiato e insieme mistico, fenomeno da 200 milioni di dischi venduti tra l’Italia e l’estero, record con il quale nessun artista dello Stivale pu competere.

C’era una volta il primo festival rock

Percorso da predestinato, il suo. Da ragazzo della periferia a Nordest di Milano, si diverte a imitare Jerry Lewis e vince qualche concorso. Lavora come apprendista orologiaio quando, un giorno, la madre gli regala un disco. In un certo senso sempre di orologi si parla parlava: era il 45 giri di Rock around the clock di Bill Haley. E fu una via di Damasco: da quel preciso momento Celentano unir il rock and roll delle origini alla gestualit del Picchiatello ricavandone l’estetica (e talvolta pure la retorica) del Molleggiato. Formula che, il 18 maggio del ’57, al Palazzo del Ghiaccio di Milano gli vale la ribalta del Primo festival del rock and roll e delle danze jazz, dove si fa notare eseguendo Ciao ti dir con i Rock Boys. Fino ad aggiudicarsi un contratto discografico.

A Sanremo con la dispensa di Andreotti

Di l a poco ci sar l’esplosione de Il tuo bacio come un rock (1959), l’apparizione come simbolo del nuovo che avanza ne La dolce vita di Federico Fellini (1960), la prima partecipazione, ai tempi del servizio militare, al Festival di Sanremo (1961) con 24mila baci, grazie a una speciale dispensa firmata nientemeno che dall’allora ministro della Difesa Giulio Andreotti.

Comincia una specie di marcia trionfale tra l’ambientalismo de Il ragazzo della via Gluck, l’anti-progressismo di Tre passi avanti e Chi non lavora non fa l’amore con cui trionfa al Sanremo del 1970, hit memorabili come La coppia pi bella del mondo e Una carezza in un pugno, il grammelot anglofono di Prisencolinensinainciusol, il pop best seller di Soli, la serie I miei americani, il duetto Mina Celentano da tre milioni di copie.

Cinema tra blockbuster e tentazione d’autore

Con la musica infila record, ma non di sola musica vive l’Adriano nazionale. C’ il cinema, prima con i musicarelli anni Sessanta (uno su tutti: Urlatori alla sbarra del maestro Lucio Fulci, 1960), poi con i blockbuster di fine Settanta/inizio Ottanta, titoli come Bluff, il Bisbetico domato o Innamorato pazzo, replicati per mesi nell’Italia che di sera esce ancora di casa per chiudersi in sala. Pieno di fiducia nei propri mezzi, il Nostro prova a vestire i panni dell’autore. I risultati sono alterni: c’ il caso Yuppi Du e c’ il clamoroso flop di Joan Lui, improponibile musical nel quale veste i panni di un predicatore radicale, forse un nuovo Cristo, calato nelle contraddizioni del Paese di quegli anni. Il pubblico lo ignora, la critica lo massacra. Sembra finito, ma non mai veramente finito.

Il predicatore televisivo

Continua a far discutere. Nelle apparizioni televisive, per esempio. La pi celebre fu la conduzione di Fantastico 8, quando in diretta su Rai 1 osa scrivere su lavagna, con tanto di anacoluto, La caccia e contro l’amore, entrando a gamba tesa nel dibattito sul referendum abrogativo del 1987. In tempi pi recenti verranno i vari Francamente me ne infischio, 125 milioni di caz… te, Rockpolitick, Rock Economy, concerto-comizio del ritorno in diretta dall’Arena di Verona, programmi salutati da quote di share mostruose, con le canzoni che si alternano a monologhi costellati dalle proverbiali pause di Celentano.

Il Clan e la politica

In tutti questi anni di musica, cinema e Tv stato pure imprenditore: gi nel 1961, per guadagnare piena autonomia a riparo dalle major, lancia Il Clan, prima vera casa discografica indipendente d’Italia, oggi gestita dalla moglie e partner artistica di una vita Claudia Mori. Celentano politico: sincero cattolico (non raro vederlo a messa, la domenica mattina, nella sua Galbiate), fervente ecologista, no global prima dei no global.

Acclamato dai disimpegnati di destra, piace ai progressisti, non dispiace ai moderati, poi fa arrabbiare tutti e raccoglie arrabbiato l’abbraccio del suo amico Beppe Grillo nel Movimento Cinquestelle. Vita difficile, con lui, per chi di mestiere appioppa etichette: il ragazzo della via Gluck, in questi 80 anni, stato tante, persino troppe cose.

Come lo ricorderemo tra altri 80 anni? Nessuno pu saperlo con certezza, ma un’idea ce l’avremmo: lui 30enne del 1968, troppo vecchio per stare coi giovani e troppo giovane per stare coi vecchi, camicia floreale sbottonata sul petto che incornicia un vistoso crocifisso, mentre a braccia conserte canta in Tv Azzurro. Pezzo scritto da Paolo Conte, nato il suo stesso giorno di un anno prima. Perch la storia della canzone italiana l’ha scritta il destino.

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