• 23 Aprile 2024 13:50

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

mazzantini: E adesso datemi gli uomini, li voglio allenare

Mar 10, 2018

Valeria Ancione

sabato 10 marzo 2018 17:04

Se nasci a Recanati non puoi fare il poeta, perché “l’ermo colle” è già occupato. Devi fare altro. Diversamente poesia. «Sono cresciuta sulla stessa strada di casa Leopardi: io all’inizio, Giacomo alla fine. In quel Palazzo vado spesso, portando amici in visita. E ogni volta che ci entro è un’emozione grande. Dico che sono di Recanati con orgoglio, ma poi penso che il Poeta è lui, mentre io non ho fatto niente, sono solo nata nella sua città».

Ma Giacomo Leopardi è una grandezza assoluta. Ognuno di noi fa il suo. Anche chi è nato a Recanati fa. E Selena Mazzantini le sue cose le ha fatte. Ex calciatrice, ora allenatrice delle giovanili della Lazio, con patentini Uefa A e B, e infine Match Analyst, ultima qualifica conquistata al corso Figc, unica donna su 42 partecipanti. «Alla Lazio alleno da sei anni e ci sono arrivata per caso, per scommessa, dopo aver allenato la Roma femminile, in A e in B. Il corso di Match Analyst l’ho frequentato per arricchirmi e cercare sempre nuovi stimoli».

Quarantaquattro anni, capelli biondi e denti bianchi, Selena ha iniziato come si faceva una volta, per strada con gli amici. «A 12 anni è arrivata la Recanatese, ma non c’era campionato femminile, quindi facevo solo i tornei estivi».

Una donna germoglia presto nella testa di una ragazzina e anche quella determinazione che la distingue nel mondo e nella vita. «Dopo la Recanatese sono stata tesserata con l’Ascoli: all’inizio con i miei genitori poi con le mie compagne di squadra in macchina arrivavo a Porto Sant’Elpidio dove mi prendeva il pulmino, per tre-quattro volte a settimana. Ero alle superiori e facevo 80 km ad andare e 80 a tornare. Dopo l’Ascoli ci sono stati i tre anni bellissimi alla Lazio, quella dello scudetto. Ho chiuso la mia carriera con la Roma in serie B».

L’Italia non è un paese per donne. Selena fa parte della generazione “invisibili”, le precarie del calcio, quelle che si devono inventare e rigenerare ogni giorno. «Siamo dilettanti, con impegno e dedizione da professioniste. Alla Lazio ho imparato la professionalità, senza la quale lì non andavi avanti ma ho capito che potevo fare la calciatrice per lavoro».

Fortune o coincidenze: la Lazio la fa calciatrice vera e la Roma allenatrice. «La fortuna te la vai a cercare. Il calcio è passione e farla coincidere con il mio lavoro è stato il massimo. Se hai un obiettivo devi raggiungerlo. Sacrifici? No, per me sono state sfide. Come tutti i corsi che ho frequentato, ognuno una nuova sfida, un nuovo stimolo. Anche in Uefa A e B ero l’unica donna. Ormai non mi impressiona più. Oggi non è così difficile essere sola in mezzo ai maschi».

Accettare che una donna capisca di calcio risulta ancora oggi molto difficile. Figurarsi se una donna è anche qualificata match analyst. «Mi sento più allenatrice che analista. Però penso che tutti i tecnici dovrebbero avere questa specializzazione. Il match analyst prepara la partita e dà informazioni al tecnico sul singolo o anche sulla propria squadra. Fornisce numeri, dati per ridurre gli errori. Ho ricevuto tanti complimenti al corso, mi hanno detto che sono stata brillante nel test di ammissione: 41ª su 100 e 42 posti. Mi sono sentita alla loro altezza, alla pari. A volte siamo noi stesse che ci sentiamo meno o diverse e finiamo con l’alimentare la discriminazione. Invece penso che siamo sempre più integrate e riconosciute. Certo, se fossi maschio con le mie competenze avrei più opportunità».

Selena dribbla i sogni per renderli progetti: «Mi piacerebbe fare parte dello staff tecnico di una squadra maschile, Lazio in testa. Allenare uomini o donne? Sono molto combattuta, ma preferisco lavorare con gli uomini, proprio per la differenza fisica e atletica. Anche se arrivare in una Nazionale femminile sarebbe una ricompensa, visto che non ci ho mai giocato magari potessi allenarla…».

A Recanati poeti come Leopardi non ne nasceranno più. Ma ognuno fa il suo. «Mia sorella per esempio faceva la ballerina. Io faccio calcio».

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close