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Conte teme la rivolta, pronti 5 miliardi per chi non ce la fa. Arriveranno attraverso i Comuni – La Stampa

Mar 29, 2020

ROMA. L’ultima volta il fare presto fu invocato per evitare il peggio all’Italia sui mercati internazionali. Nove anni dopo quel problema resta lontano, ma l’urgenza di oggi è persino più insidiosa. L’episodio che ha creato allarme negli apparati di sicurezza risale a giovedì: un gruppo di persone si è presentato in un supermercato di Palermo nel tentativo di saccheggiarlo. L’arrivo immediato di Polizia e Carabinieri ha evitato il peggio, ma poco cambia. A Bari, Napoli e in altre città del Sud dove spesso l’economia sommersa dà lavoro a molta gente, lo stop a ogni attività a causa dell’emergenza coronavirus sta facendo crescere la rabbia sociale. L’allarme ieri mattina l’ha lanciato anche il Papa durante la messa in streaming nella cappella di Santa Marta: “Cominciamo già a vedere le conseguenze del dopo pandemia, c’è gente che ha fame”. Come a dire: di qui in poi sono a rischio molte più persone di quelle che hanno avuto la sfortuna di fare i conti con il virus. E così Palazzo Chigi e Tesoro corrono ai ripari.

Con l’ennesimo decreto presidenziale, Giuseppe Conte ha disposto l’erogazione anticipata e in unica soluzione di quattro miliardi e trecento milioni del fondo di solidarietà dei Comuni. Altri quattrocento milioni, inizialmente destinati alla Protezione civile verranno immediatamente girati agli stessi sindaci per le situazioni di vera emergenza sociale. I fondi serviranno a distribuire buoni per la spesa, con i quali – così almeno ha promesso Conte – le famiglie povere potranno ottenere anche uno sconto fino al dieci per cento nelle catene della grande distribuzione. Il resto dei fondi avrà tempi più lunghi e dovrà essere ripartito fra i Comuni in base a un criterio che terrà conto del numero degli abitanti del numero di nuclei in difficoltà.

Se l’emergenza coronavirus doveva dare la sveglia a un Paese malato di burocrazia ci è riuscito. Conte racconta di aver chiesto all’Inps di trovare la procedura più semplice possibile per erogare tutti gli aiuti fin qui promessi. Il più delicato e urgente sono i seicento euro di bonus una tantum promessi ai milioni di italiani che vivono di lavoro autonomo. Il prolungarsi del blocco sta mettendo al tappeto anzitutto chi vive di commercio, turismo e ristorazione, spesso persone che alla fine del mese si devono accontentare di normali stipendi. Nella maggioranza si discute ormai da giorni sull’opportunità o meno di allungare oltre il tre aprile la scadenza del cosiddetto lockdown a livello nazionale. La probabilità che ciò avvenga per altre due settimane è alta, ma la prudenza con cui Conte risponde alla domanda segnala la difficoltà di prendere una decisione a cuor leggero. L’uscita di Matteo Renzi, che invita a prendere in considerazione soluzioni diverse, dà voce ai molti italiani che vorrebbero venisse studiata una soluzione intermedia, come ad esempio l’isolamento limitato alle persone con più di sessantacinque anni. La stessa prudenza Conte la usa a proposito della riapertura delle scuole. La frase di rito è la stessa: “Valuteremo dalla prossima settimana con i tecnici”.

Twitter @alexbarbera

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