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Borse incerte sul rialzo dei rendimenti obbligazionari

Gen 31, 2018

MILANO – I listini europei si presentano piatti all’inizio della giornata di contrattazioni mentre gli investitori continuano a soppesare la recente corsa dei rendimenti dei titoli obbligazionari (con il rendimento dei Treasury sempre prossimo ai massimi dalla primavera del 2014) e il dollaro tratta in leggero calo dopo il primo discorso del presidente Usa, Donald Trump, sullo Stato dell’unione. Milano segna un avvio in positivo dello 0,1%, come Londra e Francoforte. Le azioni asiatiache raggruppate nell’indice MSCI Asia Pacific hanno segnato il terzo giorno consecutivo di debolezza, la Borsa di Tokyo ha chiuso in calo dello 0,83% appesantita ancora una volta dalla contrazione degli indici azionari statunitensi e malgrado l’accelerazione della produzione giapponese. Chiusure in rosso anche in Cina, con Shanghai in ribasso dello 0,2% e Shenzhen dell’1,06%.

Da alcune case d’investimento come Amundi Asset Management o dai colossi bancari come Goldman Sachs sono arrivati dubbi sulla tenuta dei livelli attuali dei listini, che hanno infilato un gennaio sprint; contro i timori di una correzione resta il buon momento economico globale e l’andamento positivo delle trimestrali corporate.

Dopo il discorso sullo Stato dell’Unione di Trump non si registrano scossoni particolari sul fronte valutario: l’euro passa di mano in leggero apprezzamento a 1,2446 dollari e 135,28 yen. Dollaro/yen in ribasso a 108,69 e sterlina stabile sotto 1,42. Il presidente Usa si è concentrato sui concetti di un “nuovo momento americano” e ha invitato all’unità per fare un piano su immigrazione e infrastrutture, evitando sparate sui temi del commercio e del protezionismo. Apertura poco mossa per lo spread fra Btp e Bund. Il differenziale segna quota 133 punti, sullo stesso livello della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale italiano è pari al 2,01%.

Il dato più rilevante per l’Eurozona è la forte inversione di rotta a dicembre per le vendite al dettaglio in Germania. Dopo il +2,3% su base mensile di novembre, rivisto tra l’altro al ribasso a +1,8%, le vendite sono scivolate dell’1,9%, ben oltre il -0,4% atteso dal consensus. Su base annua, le vendite al dettaglio sono scese dell’1,9%, rispetto al +2,8% atteso e al +4,3% precedente (rivisto al ribasso dal +4,4% inizialmente comunicato). In attesa della disoccupazione italiana e tedesca, il 2018 è iniziato con buoni auspici per il Regno Unito: a gennaio la fiducia dei consumatori inglesi, secondo il sondaggio Gfk, si è attestata a -9 punti, in miglioramento rispetto ai -13 precedenti. Il miglioramento non era atteso dal mercato. Gli analisti infatti si aspettavano una conferma a -13 punti. Come accennato, la produzione industriale del Giappone è aumentata a dicembre del 2,7% su mese, dopo il +0,5% di novembre, grazie alle esportazioni. Ha rallentato invece il settore manifatturiero in Cina, a gennaio 2018, pur rimanendo in territorio positivo per il diciottesimo mese consecutivo. Il Purchasing Managers’ Index (Pmi) calcolato dall’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino ha totalizzato quota 51,3, in decelerazione dal 51,6 di dicembre scorso. Al di sopra di quota 50, l’indice segnala un’espansione del mercato, mentre al di sotto di quella soglia segnala una contrazione.

Negli Stati Uniti si attende l’ultima riunione di politica monetaria della Fed sotto la guida di Janet Yellen. I tassi sono attesi invariati all’1,25-1,5%. Ieri sera, Wall Street ha vissuto con il Dow Jones il calo peggiore (-1,4%) dal maggio scorso: hanno pesato le prese di profitto sul settore energetico legate al calo del petrolio e le difficoltà sul settore sanitario, dopo che Amazon ha lanciato una iniziativa con Berkshire Hathaway e JP Morgan per ridurre i costi delle assicurazioni sanitarie. Perdita superiore all’1% anche per lo S&P500, mentre il Nasdaq ha limato lo 0,9%.


Quotazioni dell’oro in aumento sui mercati asiatici sull’onda della debolezza del dollaro e dei bond Usa: il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,2% a 1.341 dollari l’oncia. Quotazioni del petrolio ancora in calo sui dati dell’aumento delle scorte di greggio in Usa. I contratti sul greggio Wti con scadenza a marzo passano di mano a 64,07 dollari contro i 64,5 dollari di ieri sera dopo la chiusura di Wall street. Il Brent cede 44 centesimi a 69 dollari al barile.

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