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Il testo del messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Mattarella

Dic 31, 2017

Care concittadine e cari concittadini, un saluto cordiale e un grande augurio. A tutti coloro che sono in Italia e agli italiani che si trovano all’estero.

Tra poco, inizier il 2018.

Settant’anni fa, nello stesso momento, entrava in vigore la Costituzione della Repubblica, con il suo patrimonio, di valori, di principi, di regole, che costituiscono la nostra casa comune, secondo la definizione di uno dei padri costituenti.

Su questi valori, principi e regole si fonda, e si svolge, la nostra vita democratica. Al suo vertice, si colloca la sovranit popolare che si esprime, anzitutto, nelle libere elezioni.

Come sapete ho firmato il decreto che conclude questa legislatura del Parlamento e, il 4 marzo prossimo, voteremo per eleggere le nuove Camere.

E’ stato importante rispettare il ritmo, fisiologico, di cinque anni, previsto dalla Costituzione.

Insieme ad altri esiti positivi, andremo a votare con una nuova legge elettorale approvata dal Parlamento, omogenea per le due Camere.

Le elezioni aprono, come sempre, una pagina bianca: a scriverla saranno gli elettori e, successivamente, i partiti e il Parlamento. A loro sono affidate le nostre speranze e le nostre attese.

Mi auguro un’ampia partecipazione al voto e che nessuno rinunzi al diritto di concorrere a decidere le sorti del nostro Paese.

Ho fiducia nella partecipazione dei giovani nati nel 1999 che voteranno per la prima volta.

Questo mi induce a condividere con voi una riflessione.

Nell’anno che si apre ricorderemo il centenario della vittoria nella Grande guerra e la fine delle immani sofferenze provocate da quel conflitto.

In questi mesi di un secolo fa i diciottenni di allora – i ragazzi del ’99 – vennero mandati in guerra, nelle trincee.

Molti vi morirono.

Oggi i nostri diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita democratica.

Propongo questa riflessione perch, talvolta, corriamo il rischio di dimenticare che, a differenza delle generazioni che ci hanno preceduto, viviamo nel pi lungo periodo di pace del nostro Paese e dell’Europa.

Non avviene lo stesso in tanti luoghi del mondo.

Assistiamo, persino, al riaffacciarsi della corsa all’arma nucleare.

Abbiamo di fronte, oggi, difficolt che vanno sempre tenute ben presenti. Ma non dobbiamo smarrire la consapevolezza di quel che abbiamo conquistato: la pace, la libert, la democrazia, i diritti.

Non sono condizioni scontate, n acquisite una volta per tutte. Vanno difese, con grande attenzione, non dimenticando mai i sacrifici che sono stati necessari per conseguirle.

Non possiamo vivere nella trappola di un eterno presente, quasi in una sospensione del tempo, che ignora il passato e oscura l’avvenire, cos deformando il rapporto con la realt.

La democrazia vive di impegno nel presente, ma si alimenta di memoria e di visione del futuro.

Occorre preparare il domani. Interpretare, e comprendere, le cose nuove. La velocit delle innovazioni incalzante; e ci conduce in una nuova era, che gi cominciamo a vivere.

Un’era che pone anche interrogativi sul rapporto tra l’uomo, lo sviluppo e la natura. Basti pensare alle conseguenze dei mutamenti climatici, come la siccit, la limitata disponibilit di acqua, gli incendi devastanti.

Si manifesta, a questo riguardo, una sensibilit crescente, che ha ricevuto impulso anche dal magistero di Papa Francesco, al quale rivolgo gli auguri pi fervidi.

Cambiano gli stili di vita, i consumi, i linguaggi. Mutano i mestieri, e la organizzazione della produzione. Scompaiono alcune professioni; altre ne appaiono.

In questo tempo, la parola “futuro” pu anche evocare incertezza e preoccupazione. Non stato sempre cos. Le scoperte scientifiche, la evoluzione della tecnica, nella storia, hanno accompagnato un’idea positiva di progresso.

I cambiamenti, tuttavia, vanno governati per evitare che possano produrre ingiustizie e creare nuove marginalit.

L’autentica missione della politica consiste, proprio, nella capacit di misurarsi con queste novit, guidando i processi di mutamento. Per rendere pi giusta e sostenibile la nuova stagione che si apre.

La cassetta degli attrezzi, per riuscire in questo lavoro, la nostra Costituzione: ci indica la responsabilit nei confronti della Repubblica e ci sollecita a riconoscerci comunit di vita.

L’orizzonte del futuro costituisce, quindi, il vero oggetto dell’imminente confronto elettorale.

Il dovere di proposte adeguate – proposte realistiche e concrete – fortemente richiesto dalla dimensione dei problemi del nostro Paese.

Non mio compito formulare indicazioni.

Mi limito a sottolineare, ancora una volta, che il lavoro resta la prima, e la pi grave, questione sociale. Anzitutto per i giovani, ma non soltanto per loro. E’ necessario che ve ne sia in ogni famiglia. Al tempo stesso va garantita la tutela dei diritti e la sicurezza, per tutti coloro che lavorano.

Tanti nostri concittadini vivono queste festivit in condizioni di disagio, per le conseguenze dei terremoti, che hanno colpito larga parte dell’Italia centrale. A loro desidero far sentire la vicinanza di tutti.

Gli interventi per la ripresa e la ricostruzione proseguono e, talvolta, presentano difficolt e lacune. L’impegno deve continuare in modo sempre pi efficiente fino al raggiungimento degli obiettivi.

Esprimo solidariet ai familiari delle vittime di Rigopiano e della alluvione di Livorno; ai cittadini di Ischia, che hanno patito gli effetti di un altro sisma. E a tutti coloro che, nel corso dell’anno, hanno attraversato momenti di dolore.

Un pensiero particolare va ai nostri concittadini vittime dell’attentato di Barcellona. Il loro ricordo, unito a quello delle vittime degli attentati all’estero degli anni precedenti, ci rammenta il dovere di mantenere la massima vigilanza nella lotta al terrorismo.

Riguardo a questo impegno, vorrei ribadire la riconoscenza nei confronti delle nostre Forze dell’Ordine, dei nostri Servizi di informazione, delle Forze Armate, ripetendo le stesse parole di un anno fa: “Anche nell’anno trascorso hanno operato, con seriet e competenza, perch in Italia si possa vivere con sicurezza rispetto a quel pericolo, che esiste ma che si cerca di prevenire”.

Si parlato, di recente, di un’Italia quasi preda del risentimento.

Conosco un Paese diverso, in larga misura generoso e solidale. Ho incontrato tante persone, orgogliose di compiere il proprio dovere e di aiutare chi ha bisogno. Donne e uomini che, giorno dopo giorno, affrontano, con tenacia e con coraggio, le difficolt della vita e cercano di superarle.

I problemi che abbiamo davanti sono superabili. Possiamo affrontarli con successo, facendo, ciascuno, interamente, la parte propria. Tutti, specialmente chi riveste un ruolo istituzionale e deve avvertire, in modo particolare, la responsabilit nei confronti della Repubblica.

Vorrei rivolgere, in chiusura, un saluto a quanti, questa sera, non stanno festeggiando perch impegnati ad assolvere compiti e servizi essenziali per tutti noi: sulle strade, negli ospedali, nelle citt, per garantire sicurezza, soccorso, informazione, sollievo dalla sofferenza.

A loro, ringraziandoli, esprimo un augurio particolare.

Auguri a tutti; e buon anno.

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