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Visco: “Renzi mi chiese di Etruria, io non risposi. Da Boschi nessuna pressione”

Dic 19, 2017

MILANO – La crisi delle banche italiane è frutto di una doppia recessione che ha fatto scoppiare il problema dei crediti deteriorati: la maggior parte di loro ha superato le difficoltà, “alcune hanno invece ceduto, anche per comportamenti incauti e irregolari”. Ma, alla “opinione di alcuni” secondo la quale “la Banca d’Italia avrebbe sempre detto che ‘andava tutto bene’ e avrebbe sottovalutato la situazione”, si oppone un secco: “Non è vero”.

Così il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, in audizione alla Commissione banche, difende l’operato della Banca centrale nella gestione delle crisi bancarie. Un intervento nel quale non concede spazio alla critica, para i colpi e nega responsabilità sue e della sua struttura nell’avvitarsi delle crisi bancarie.

LE CRISI BANCARIE E LA POLITICA

Come da attese, le domande dei commissari convergono sulle possibili ingerenze dei membri del governo e Visco chiarisce che delle crisi bancarie “ha sempre e solo parlato con il ministro dell’Economia”, Pier Carlo Padoan, “per altro in quanto presidente del Cicr, il Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio”. Con lui, Visco dice di “parlare spesso più volte al giorno” e con il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, “si è visto più volte”. Con i cinque governi con cui ha avuto a che fare – Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni -, Visco assicura che ci sono stati “rapporti di collaborazione pienissimi, nei miei colloqui con i presidenti del consiglio non c’è mai mai stato uno screzio, ma ampia condivisione”. Anche con Renzi “ci siamo visti moltissime volte, abbiamo parlato degli stress test, degli Aqr (la revisione della qualità degli attivi della Bce, ndr) e dei problemi gravi delle banche in risoluzione. Abbiamo avuto approcci diversi, ma sempre con trasparenza”.

L’ex premier ha mostrato interesse per la questione di Banca Etruria, una delle quattro banche mandate in risoluzione a fine 2015 di cui il padre di Maria Elena Boschi è stato vice-presidente. Ancora Visco spiega che in uno degli incontri con Renzi, nell’aprile del 2014, l’ex premier domandò perché la Popolare di Vicenza (altra banca andata poi a gambe all’aria) volesse acquisire Etruria, “ma non risposi: non entrai per niente nei temi della Vigilanza, presi la sua come una battuta sugli orafi”, vista la vocazione di gioiellieri di entrambi i territori. La riservatezza dei temi di Vigilanza fu opposta anche alle domande dell’allora ministra Boschi, che parlò con il vicedirettore di Bankitalia, Fabio Panetta. Dialogo del quale riferisce lo stesso Visco: “Pressioni dalla Boschi su Etruria? No. C’era un legittimo interesse dell’allora ministro su una questione che interessava il territorio”, argomenta il governatore. “Ne parlò con Panetta, ma lui non disse nulla perché non si parlava delle questioni della Vigilanza, che sono riservate”. “Da Boschi – spiega ancora il governatore – venne espresso dispiacere e preoccupazione sulle ripercussioni che l’acquisizione della banca poteva avere sul territorio”, ma “non ci fu nessuna richiesta di intervento”.

Un altro nodo caldo viene svolto fin dall’introduzione, quando il governatore scandisce “in modo chiaro che la Banca d’Italia non ha mai fatto pressioni su nessuno per favorire la Banca Popolare di Vicenza o sollecitarne un intervento. Mai”. Visco ricorda di avere visto Zonin, l’ex dominus della Popolare veneta, come gli altri banchieri, “mai da solo”. Il governatore smentisce l’ex dg della Bpvi, Vincenzo Consoli: non “ha mai telefonato” al presidente Zonin, che incontrò “in Banca d’Italia Zonin per 5 minuti” e al quale raccomandò “equilibrio e interventi paritari” rilevando come “fu Consoli a parlarne per primo in vigilanza”. Quanto alla possibile operazione con Banca Etruria, Visco ripercorre il carteggio con la stessa a proposito della ricerca di un partner bancario in grado di rendere più solido l’istituto. Da un lotto di oltre venticinque possibili candidati, Visco spiega che gli advisor ne avevano individuati due, uno dei quali era proprio la Vicenza. “Nessuna pressione e indicazione, abbiamo solo recepito l’interesse” di PopVicenza per Banca Etruria, spiega. “Io ho appreso dell’interesse di Vicenza su Etruria ad aprile 2014”, e poi aggiunge: “Non abbiamo sollecitato un intervento”.

LA DIFESA DEL RUOLO DI BANKITALIA

In generale, nella gestione delle crisi bancarie secondo Visco gli uomini della Vigilanza hanno “agito con il massimo impegno e nell’esclusivo interesse del Paese”. Le perdite “sopportate dai risparmiatori nei casi in cui non è stato possibile risolvere altrimenti le crisi sono state diffuse e dolorose. E’ questa una spinta a cercare di migliorare la nostra azione in ogni modo possibile”, aggiunge. La linea di difesa dell’operato di via Nazionale è chiara: “A determinare l’evoluzione del sistema finanziario italiano non è stata una vigilanza disattenta ma la peggiore crisi economica nella storia del nostro paese. La mala gestio di alcune banche, comunque, c’è stata e l’abbiamo più volte sottolineato; le gravissime condizioni dell’economia hanno fatto esplodere le situazioni patologiche”.

Citando Ciampi sulla funzione di Vigilanza “che riduce le probabilità di crisi ma non può annullarle”, ribadisce che “le imprese gestite male finiscono inevitabilmente per andare in crisi e per chiudere. Nel caso delle banche la questione più delicata è come assicurare che questo processo avvenga senza creare gravi rischi per la stabilità finanziaria e con il minimo impatto sui risparmiatori”. Alle accuse “di avere evidenti e gravi responsabilità nella gestione e perfino nella genesi di queste crisi”, ribatte: “Non è così”. Anzi, le conseguenze della doppia recessione sul sistema finanziario sarebbero state “ben peggiori senza la nostra attività di supervisione”, ha sottolineato sul punto.

Una parziale critica alla gestione delle situazioni difficili, o meglio al quadro regolatorio che la governa, arriva quando Visco indica “i tempi lunghi – troppo lunghi – che sono stati impiegati per definire e attuare la soluzione prescelta. È necessario, doveroso, approfondire le cause dei ritardi e operare per rendere rapide le procedure di gestione”. Sul fenomeno delle porte girevoli, il passaggio dall’Autorità agli istituti privati di alcune persone, si difende ricorrendo alla storia: “In oltre 120 anni della Banca d’Italia non ci risulta vi sia mai stato un ispettore che nell’esercizio della propria funzione si sia reso colpevole di omessa vigilanza, o sia stato condannato per corruzione o concussione. L’onestà e l’integrità del personale della Banca d’Italia non sono mai venute meno”.

L’audizione del governatore arriva in una settimana-chiave dei lavori della Commissione banche. Alla vigilia è stata la volta del ministro dell’Economia, Padoan, che ha riferito di non aver “autorizzato nessuno e nessuno mi ha chiesto un’autorizzazione” a tenere colloqui sulle risoluzioni delle banche, in riferimento particolare a quelli dei ministri Maria Elena Boschi e Graziano Delrio sulla vicenda Banca Etruria.

Il presidente della Commissione, Casini, aveva introdotto i lavori odierni sottolineando i “profili di criticità” fin qui emersi, in particolare nella comunicazione tra Consob e Bankitalia sulle crisi bancarie e le “problematicità” sulle capacità preventive degli strumenti di vigilanza. I rapporti tra Authority sono stati trattati da Visco: “In questi anni la collaborazione tra la Banca d’Italia e la Consob è stata leale e costante, a livello sia tecnico sia di vertice. Anche grazie a questa collaborazione è stato possibile gestire e superare casi di crisi, insieme con il governo”. Visco ammette: “Alcune nostre comunicazioni con la Consob sono state giudicate ‘criptiche’; ne sono state evidenziate difformità rispetto agli interventi rivolti direttamente agli intermediari”. E aggiunto: “Riconosciamo che, nonostante i passi avanti conseguiti con il protocollo del 2012 e con la collaborazione a livello tecnico, altro può essere ancora fatto per migliorare la comunicazione. Sono già in corso i lavori per il riesame dei protocolli che governano la condivisione di informazioni tra le due autorità, al fine di renderli più efficaci”.

Con l’audizione di Visco, si chiude la parte dei lavori dedicata proprio alle autorità. Il prossimo nome sottolineato in rosso tra coloro che verranno auditi è quello di Federico Ghizzoni, ex ad di Unicredit, che secondo alcune ricostruzioni (smentite dall’interessata) sarebbe stato invitato a occuparsi del dossier di Banca Etruria da Boschi.

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