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“Adotta una statua”. L’idea di Milano per restaurare il Duomo

Feb 21, 2023

AGI – Il Duomo di Milano? “È senza dubbio il punto di riferimento della capitale della moda e della finanza italiana, il luogo più amato”, scrive il New York Times. “Un’icona”. Ma anche un costo continuo per la manutenzione straordinaria che ha richiesto nel corso di sei secoli, cioè dal 1386 quando è iniziata la sua costruzione.

Anche perché non è una costruzione affatto semplice, in quanto consta di “circa 3.400 statue e sculture che adornano i suoi innumerevoli angoli e pertugi, i contrafforti, i pinnacoli e le guglie, ed è realizzato con un raro marmo rosa estratto da un’unica cava alle pendici delle Alpi”, la catena montuosa che si trova a circa 60 miglia più a Nord, e la cui composizione unica rende questo edificio “particolarmente bello”.

Dal 1387 c’è anche un’associazione dedicata che si occupa del restauro e della conservazione della cattedrale, il cui nome è Veneranda Fabbrica del Duomo. L’edificio è infatti attaccato dall’inquinamento e dagli agenti atmosferici come l’acido nitrico e l’anidride solforosa che formano croste nere sul marmo, un po’ “come il tartaro che prelude alla carie nei denti”, dice Francesco Canali, direttore dei lavori dell’antica associazione. E il costo di tutte queste pulizie e manutenzioni è sempre stato alto, ma adesso la cattedrale, che è “dei milanesi”, come ama ripetere il suo arciprete, il Reverendo Gianantonio Borgonovo, ha cercato di incrementare gli aiuti del settore privato per coprire parte delle spese continue.

Ed è in questo quadro, racconta il giornale Usa, che nasce il programma “Adotta una statua”, che consente alle aziende di finanziare il restauro di una delle migliaia di statue del Duomo al punto che, in cambio, “la si può portare a casa per metterla in mostra per tre anni”, spiega il quotidiano, tant’è che “una splendida statua in marmo del re David che sorregge un’arpa è finita dritta in mostra con soddisfazione in un atrio aziendale”. “Abbiamo pensato che un’azienda milanese dovesse adottare almeno un pezzetto del Duomo, quindi ci è sembrato un progetto meraviglioso e simbolico“, dichiara Veronica Squinzi, amministratore delegato dell’azienda Mapei che ha sostenuto economicamente il progetto di restauro della statua.

L’intero edificio è cablato con sensori che forniscono continue misurazioni digitali di vario ordine de grado, annota il New York Times, “come se al Duomo venisse fatto un costante elettrocardiogramma”. Quanto alla Veneranda Fabbrica, è stata sovvenzionata per anni da donazioni e lasciti di ricchi milanesi, ma anche di persone meno facoltose che hanno regalato oggetti di valore che poi sono stati messi all’asta.

 

 

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