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Imu e Tasi, per il saldo un conto da 10 miliardi. Le imprese ne versano cinque

Dic 10, 2016

MILANO – Tempo di calcoli e, soprattutto, di pagamenti alle voci di Imu e Tasi, le imposte sugli immobili. Al calderone dei coinvolti, chiamati in cassa per saldare il conto entro il 16 dicembre, si sono sottratti dal 2016 i possessori di abitazioni principali, che sono rimasti esclusi dalla Tassa sui servizi indivisibili dei Comuni. Per quest’anno, sono state confermate dunque le esenzioni per la prima casa, l’Imu ridotta per chi affitta gli immobili a canone concordato, e per chi concede le case in uso a genitori o figli. Niente più Imu sui terreni di proprietà di agricoltori e imprenditori del settore. In linea di massima, quindi, quest’anno l’importo da versare al saldo sarà pari a quello versato in sede di acconto a giugno, salvo qualche comune particolarmente “virtuoso”. Anche per il 2016, infatti, il governo ha bloccato le aliquote delle imposte locali, per cui i comuni hanno avuto solo la possibilità di ridurre le imposte ma non di ritoccarle al rialzo. I risparmi per i proprietari di immobili, derivanti dalla Stabilità per il 2016, sono quantificati dalla Cgia di Mestre in 4,3 miliardi: 3,5 miliardi dall’eliminazione della Tasi sulla prima casa; 530 milioni dallo stop all’Imu sugli imbullonati; 160 milioni dall’ampliamento dell’esenzione Imu sui terreni agricoli; 81,4 milioni dallo sconto Imu-Tasi sugli affitti con canone concordato; 21 milioni dalla riduzione per i comodati d’uso e milioni dall’abolizione della Tasi agli inquilini.

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La Cgia di Mestre calcola invece che gli imprenditori che saranno chiamati a versare la seconda di balzelli sugli immobili strumentali dovranno mettere mano al portafoglio per poco meno di 5 miliardi di euro. Al lordo del risparmio fiscale, fa sapere l’organizzazione di Mestre, lo sforzo maggiore sarà richiesto agli albergatori che mediamente saranno chiamati a versare 6.000 euro circa a immobile. Seguono i proprietari dei grandi magazzini commerciali (categoria catastale D8), con poco più di 4.000 euro, e i titolari delle grandi industrie (D7), con poco più di 3.220 euro. Se per i capannoni di minori dimensioni (D1), gli artigiani e i piccoli imprenditori pagheranno poco più di 2.000 euro, per gli uffici e per gli studi privati (A10) i liberi professionisti verseranno un’imposta media di poco superiore di 1.000 euro. Infine, il saldo su negozi (C1) e laboratori (C3) costerà ai commercianti e ai piccoli artigiani rispettivamente 498 e 377 euro.

Tipologie di immobili

immobili

Gettito

ICI

2011
Gettito

IMU +TASI

2016
Var. % 2016 rispetto al 2011 Importo

medio

IMU

+TASI

2 rata (*)
IMU – TASI sugli immobili strumentali (valori in €)
Uffici e studi privati (A10) 664.902 823 2.021 +145,5 1.011
Negozi e Botteghe (C1) 1.979.157 413 995 +140,9 498
Laboratori arti e mestieri (C3) 628.636 359 753 +109,7 377
Alberghi e Pensioni (D2) 65.291 6.065 12.007 +98,0 6.004
Capannoni attività commerciale (D8) 232.396 4.058 8.019 +97,6 4.010
Capannoni attività industriale (D7) 287.067 3.263 6.448 +97,6 3.224
Opifici – capannoni (D1) 485.053 2.037 4.023 +97,5 2.012

Resta l’amarezza per il salasso, sintetizzata da Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia: “Dal 2011, ultimo anno in cui abbiamo pagato l’Ici, al 2016 l’incremento del carico fiscale sugli immobili ad uso produttivo e commerciale è stato spaventoso. Tutto ciò ha dell’incredibile: il capannone non viene esibito dall’imprenditore come un elemento di ricchezza, ma è un bene strumentale che serve per produrre valore aggiunto, dove la superficie e la cubatura sono funzionali all’attività produttiva esercitata. Accanirsi fiscalmente su questi immobili come è avvenuto in questi ultimi anni non ha alcun senso, se non quello di fare cassa, danneggiando l’economia reale del Paese e, conseguentemente, l’occupazione”. Secondo gli artigiani di mestre, dal 2011al 2016 l’incremento del carico fiscale al lordo del risparmio fiscale sugli uffici ha toccato il 145,5 per cento. Per i negozi l’aumento è stato del 140,9 per cento, per i laboratori artigianali del 109,7 per cento, mentre per gli alberghi, per i grandi magazzini commerciali e per i capannoni industriali il prelievo è quasi raddoppiato.

Il 16 dicembre è cerchiato in rosso dagli imprenditori, poi, perché saranno chiamati a versare le ritenute Irpef e i contributi previdenziali dei dipendenti e dei collaboratori. Inoltre, coloro che hanno optato per il pagamento su base mensile dell’Iva dovranno versare all’erario quella riferita al mese di novembre. “Se si considera che entro Natale bisognerà pagare anche le tredicesime dei lavoratori dipendenti – aggiunge il segretario della Cgia, Renato Mason – per moltissimi imprenditori non sarà facile recuperare la liquidità necessaria per onorare tutte queste scadenze”.

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