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Senza una legge sul fine vita abusi e pratiche non trasparenti

Feb 28, 2017

Fabiano Antoniani, che tutta l’Italia conosce come dj Fabo, ha trovato finalmente alcune persone che lo hanno ascoltato, aiutandolo a recarsi in un paese pi civile di quello dove egli pagava le tasse, per incontrare medici davvero responsabili. Quei medici l’hanno finalmente trattato come una persona, accertando le sue condizioni e assistendolo nel suicidio. Da mesi dj Fabo cercava di farsi ascoltare e si aspettava che qualcuno rispondesse agli argomenti con i quali chiedeva di essere aiutato a non soffrire pi.

Lo chiedeva anche ai membri della Commissione Affari Sociali, che invece ha preferito condurre discussioni in astratto e sotto ricatto in vista di una legge sulle direttive anticipate. Una politica e delle istituzioni indifferenti alle condizioni dei cittadini lasciano inascoltate le grida di aiuto di tante persone che chiedono di non continuare a vivere patendo sofferenze indicibili e non ingestibili. Ovvero che sommessamente si aspettano che il loro diritto alla salute sia garantito, e che su di esso non sia fatta prevalere una costrizione perversa a vivere senza speranza in condizioni di malattia terminale.

L’aiuto o assistenza medica alla morte o al suicidio per malati terminali previsto, in linea di principio, da qualunque costituzione liberale. Stante il diritto individuale alla salute e a non provare inutilmente dolore. Un numero crescente di paesi, ultimo il Canada, hanno legalizzato l’assistenza attiva alla morte o eutanasia, e numerosi altri, come la Svizzera, hanno legalizzato o depenalizzato l’aiuto al suicidio. Sono paesi dove il funzionamento e l’apprezzamento della democrazia e della istituzione sono largamente migliori che da noi. Quindi l’opposizione alle direttive anticipate vincolanti, alla sedazione terminale richiesta dal paziente, all’aiuto medico al suicidio e all’assistenza medica attiva alla morte, cio l’orientamento che prevale in una larga parte dei partiti politici o presso gli ordini dei medici in Italia, non sono indici di una superiore moralit.

Ma di paternalismo, indifferenza o addirittura cattiveria. Si assume, da parte di alcuni politici, medici o intellettuali che non siamo cittadini, ma sudditi. Che la nostra vita appartiene allo stato, o per una parte politica che confonde i dogmi religiosi con la benevolenza, che la nostra vita un dono divino e non ne possiamo in alcun modo disporre. In pochi sollevano questi argomenti filosofici contro la libert di disporre della propria vita, e in genere si preferisce suonare la gran cassa degli abusi che potrebbero aver luogo. Ma si tratta un rischio quasi inesistente, perch in tutti i paesi dove sono state introdotte leggi che ammettono aiuto medico al suicidio e assistenza medica attiva alla morte gli abusi sono insignificanti.

La situazione demografica dei paesi pi sviluppati, insieme ai progressi della medicina, rendono sempre pi frequenti condizioni che possono essere causa di terribili sofferenze, che alcune persone non vogliono provare. Fino ad alcuni decenni fa dj Fabo non sarebbe sopravvissuto all’incidente. Nessuno pu venire a raccontare che si tratta di “vita naturale”, cos come nessuno dovrebbe dire che alimentazione e idratazione artificiali non sono trattamenti medici. di questo che stiamo parlando. Rifiutare trattamenti e condizioni disumane. Non di uccidere frettolosamente delle persone che gravano sulle famiglie e sul sistema sanitario. Stiamo parlando di legalizzare scelte che in realt sono gi praticate nella penombra degli ospedali e delle case private.

Stiamo parlando di rendere trasparenti azioni che cos come spesso sono oggi praticate, si configurano come abusi: persone che sono messe in sedazione terminale senza che lo abbiano chiesto, fiale di morfina consegnate ai familiari per far morire un congiunto a casa senza che questi ne sia informato, etc. Perch rifiutando di legalizzare le scelte di fine vita si fa del male sia a chi vede conculcato il proprio diritto a non soffrire, sia a chi vorrebbe vivere la propria vita fino all’ultimo, ma sar magari ucciso per piet da qualche medico, infermiere o familiare.

Docente di bioetica presso l’Universit La Sapienza Roma

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