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Pubblicità, il doping di Sanremo non basta per raggiungere Google

Feb 5, 2020

ServizioServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùGiganti in campo

Un giorno di raccolta per la Rai in un momento straordinario come il Festival di Sanremo vale poco più di un giorno di ordinaria raccolta per Google in Italia

di Andrea Biondi

5 febbraio 2020


Sanremo, il brano più amato del Festival secondo i concorrenti

3′ di lettura

Un giorno del “SuperBowl nostrano” per la Rai vale di più, ma non molto rispetto a un giorno “ordinario” per Google in Italia. Alla fine, ad analizzare quel che accade in questa settimana straordinaria per la Tv nazionale – e per la Rai – la realtà dei numeri misura tutta la distanza fra mondi e media. E, appunto, un giorno di raccolta per la Rai in un momento straordinario come il Festival di Sanremo, che tiene incollata allo schermo la metà degli italiani, vale poco più di un giorno di ordinaria raccolta per Google nei confini del nostro Paese. Del resto si sa, Big G insieme con Facebook sta dettando legge nel mondo dell’advertising.

«Dopo il Super Bowl americano, comincia il nostro Super Bowl, da Sanremo». Antonio Marano, presidente di Rai Pubblicità, ha battezzato così la 70esima edizione del Festival, che «continua ad andare benissimo sul fronte dei ricavi: sicuramente supereremo la raccolta dello scorso anno» (sui 31 milioni), grazie a Tim main sponsor e scommettendo su un’offerta che fra tabellare e iniziative speciali è molto articolata.

Squillino le trombe, dunque, nell’annunciare la pietra filosofale che trasforma in oro i secondi che passeranno in televisione su Rai 1 nei quattro giorni da martedì a sabato. Introiti cui poi andranno anche aggiunti quelli dei biglietti e che si confrontano con i 18 milioni di costi.

Insomma, un bell’utile per mamma Rai che, sul versante dei conti, non sta vivendo momenti felici. I 140 milioni dei diritti televisivi per eventi sportivi (leggi Europei di calcio e Olimpiadi) alla fine pesano sui bilanci della tv pubblica che, a budget – come evidenziato dal Sole 24 Ore din edicola il 31 gennaio – chiuderà con un rosso di 65 milioni di euro. I ricavi pubblicitari – a 631 milioni di euro nel 2018 e 626 nel 2019 – passeranno a 650 milioni. Il tutto per un fatturato pubblicitario stimato nel 2020 in crescita di 14,9 milioni sulla tv e di 5,4 milioni sul web, stabile sul cinema e in diminuzione di 2,5 milioni sulla radio e di 0,2 milioni per ciò che attiene ai ricavi intercompany.

Quei 31 milioni insomma, fanno molto comodo. Rappresentano intorno al 5% dei ricavi pubblicitari annui. Del resto, i numeri sugli ascolti – elaborati dallo Studio Frasi su base Auditel – sono eloquenti: 49,87% di share e 10,8 milioni di spettatori di media nell’edizione 2015 (la prima dell’era Carlo Conti); 10,5 milioni e 50,9% nel 2016 (il secondo Conti); 10,85 milioni e 51,54% di share nel 2017 (l’ultimo di Conti alla conduzione); 10,9 milioni e 53,21% di share nel primo di Claudio Baglioni del 2018 e 9,8 milioni e 50,14% di share lo scorso anno, sempre con Baglioni alla guida.

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