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Ma sul totale degli occupati i precari sono il 13%, in linea con la Ue

Dic 7, 2017

In termini assoluti l’Istat continua a registrare una crescita dell’occupazione: nel terzo trimestre dell’anno il numero di occupati sale di 79mila unita’ nel confronto congiunturale, e sono ormai mesi le persone con un impiego sono piu’ di 23 milioni (si torna ai livelli pre 2008). Certo, mese dopo mese, continuano a crescere le attivazioni di contratti a termine: nella rilevazioni di oggi gli occupati temporanei segnano un nuovo rialzo, e si attestano a quota 2.784.000. Se dai termini assoluti, passiamo alle percentuali, si nota che la quota di lavoro precario sul totale degli occupati e’ inferiore al 13 per cento, in linea con i dati Europei e soprattutto con quanto accadeva in passato.

Detto questo, non c’e’ dubbio che la preferenza dei contratti a termine sta lentamente cambiando la composizione delle nuove attivazioni: la percentuale di nuovi occupati stabili sul totale dei nuovi contratti, ci dice l’Inps, dato di settembre, e’ scesa al 23,7 per cento. Nel 2015, quando era in vigore l’incentivo pieno targato Jobs act, si viaggiava al 38,3 per cento.

Nella crescita, numerica, dei contratti a termine pesano tre fattori. Primo: questi rapporti stanno assorbendo, in parte, le false collaborazioni, dopo la stretta operata dalle ultime riforme. Secondo: stanno dando un impiego, seppur tempo precario, a molti scoraggiati che si stanno rimettendo in cerca (gli inattivi, nel terzo trimestre 2017, sono scesi di 300mila unita’ nel tendenziale). Si tratta soprattutto di giovani, residenti al Nord.

Terzo motivo della crescita dei contratti a termine: e’ il quadro di instabilita’ che si respira ormai da mesi. I contratti a tempo sono piu’ cari, ma nonostante questo sono scelti dalle imprese proprio perche’ disorientate. E’ da questa estate, almeno, che la politica ragiona su presunte strette normative, incentivi piu’ o meno forti per rilanciare l’occupazione giovanile, rialzo dei costi nei casi di licenziamento. Ebbene, tutti questi dibattiti generano timori, e il rischio di smontare il Jobs act, sta frenando proprio l’obiettivo principale che questa riforma si pone: rilanciare l’occupazione stabile.

In questo senso, e’ positivo che il governo, attraverso il sottosegretario, Luigi Bobba, abbia espresso un chiaro e secco “no” a ipotesi di interventi sul Jobs act. La linea ora va tenuta: bisogna continuare sulla strada delle riforme. Solo questo serve, al momento, al mercato del lavoro.

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