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Le intuizioni di Allegri, il capolavoro di Di Francesco

Mar 5, 2018

Alessandro Vocalelli

lunedì 5 marzo 2018 08:10

ROMA – Ci sarà rimasto male Totti – è uno scherzo, naturalmente – che in settimana aveva confessato di tifare Napoli nella corsa scudetto. Proprio la Roma, una Roma gigantesca che è tornata quella della doppia sfida col Chelsea, ha gelato il San Paolo, infliggendo una pesantissima sconfitta a Mertens e compagni, riconquistando il terzo posto e cambiando completamente volto al vertice della classifica. Già, perché la Juve di San Paulo Dybala è nel frattempo passata all’Olimpico all’ultimo respiro, mettendosi adesso in una situazione di vantaggio. Con un punto in meno in classifica, ma una partita da recuperare, Allegri ha ottime possibilità di riprendersi il primo posto e di lavorare per uno scenario completamente diverso nello scontro diretto del 22 aprile.

Può succedere di tutto, prima di allora, questo è sicuro: ma leggendo nelle stelle, è possibile che adesso sia Sarri a dover vincere a tutti i costi in casa dei rivali. E’ lo scenario che si è materializzato alla fine di una serata pazzesca, con la Roma trascinata da uno strepitoso Dzeko, che evidentemente si sente a casa nello stadio di Napoli. Un centravanti che sarebbe potuto non essere lì se, a gennaio, il suo bravissimo allenatore non si fosse battuto per farlo restare, dando probabilmente la spinta decisiva alla sua voglia di restare a Roma. Ci eravamo chiesti in quei giorni, come se lo erano chiesto i tifosi, che senso potesse avere una sua cessione al Chelsea con una stagione ancora tutta da giocare. La risposta, fragorosa, è arrivata in questo primo sabato di marzo, in cui Dzeko non ha soltanto firmato una doppietta superba ma ha riempito la partita di impegno, forza fisica e qualità. La Roma si è appoggiata su questo fantastico atleta, che ha spesso piantato le gambe come in un compasso, tenendo il pallone e girandosi elegante per cercare il compagno.

Il Napoli, che aveva subito annacquato la delusione per l’epilogo dell’Olimpico andando in gol con Insigne, si è perso di fronte a un avversario che sbuffava e colpiva, martellava e ripartiva. Sempre con una estrema lucidità. La lucidità del suo tecnico, che è andato a pressare alto il Napoli, invece di farlo giocare come magari potevano suggerire gli ultimi risultati. Ha vinto, ed è stato premiato, il coraggio di Eusebio. Il migliore in campo.

E’ così che la Juve ha completato il suo trionfo, già gonfio di gioia per il finale contro la Lazio. Una vittoria, quella di Allegri, costruita ancora una volta su una difesa d’acciaio. La Juve, nelle ultime tredici di campionato, ha incassato infatti soltanto un gol: un dato che spiega il modo con cui il tecnico poi “aspetta”, insieme ai suoi, il colpo del campione. Prodezza che stavolta è arrivata a quindici secondi dalla fine, con una doppia magia di Dybala, che prima si è liberato al limite dell’area e poi ha avuto la forza nelle gambe per segnare da terra. Gol così, al 94’, li fa soltanto chi ha testa, cuore e muscoli, come il campione argentino di cui qualcuno ha sottovalutato l’assenza. E’ dal 6 gennaio che praticamente non c’era e vale la pena ricordarlo, per dare i giusti – e straordinari – meriti ad Allegri.

La Juve è forte, è “tanta”, ma lui sta governando la barca, trovando sempre i colpi giusti. E infilando la Lazio – al netto delle discussioni sui rigori mancanti, in particolare su Leiva – nell’unica occasione in cui gli avversari si sono distratti. Una squadra con la difesa a tre non può mai incassare un gol per vie centrali, con un centrocampista – Parolo – a mettere una pezza all’assenza di tutti i difensori. Ma per approfittare di questa indecisione, bisogna crederci, essere lì al 94’, e soprattutto avere un giocatore come San Paulo, capace di aspettare – come è successo – un risultato clamoroso proprio lì, al San Paolo.

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