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Il suo ex le diede fuoco a Pozzuoli, oggi il processo. Carla: “Voglio essere in aula”

Ott 17, 2016

Al suo avvocato lo ha ripetuto ancora una volta: “Voglio essere in aula, voglio essere il simbolo delle donne che resistono e non abbassano la testa nonostante le violenze”, ha detto Carla Ilenia Caiazzo, la trentottenne di Pozzuoli che oggi, per la prima volta dopo quel drammatico primo febbraio, potrebbe ritrovarsi faccia a faccia con Paolo Pietropaolo, il suo ex che le diede appuntamento con una scusa e, dopo averla picchiata, le diede fuoco riducendola in gravissime condizioni nonostante fosse incinta.

Il processo con rito abbreviato inizia questa mattina davanti al giudice Egle Pilla. Assistita dall’avvocato Maurizio Zuccaro, Carla è determinata a seguire il giudizio sin dalla prima udienza, una decisione definitiva però sarà presa solo all’ultimo momento, alla luce delle condizioni di salute della donna, che continua a combattere con le conseguenze della terribile violenza subita. L’avvocato Zuccaro si costituirà parte civile e chiederà di farlo anche l’associazione “La forza delle donne” assistita dall’avvocato Caterina Sanfilippo. Sarà certamente presente Pietropaolo, difeso dall’avvocato Gennaro Razzino, che è detenuto. “Quando stavo rinvenendo, lui mi ha detto: “Ora vatti a divertire, vai”, con una risata perfida che mi è rimasta impressa. Allora ho detto: che mi ha combinato, che mi ha combinato”, ha raccontato Carla nell’interrogatorio del 31 marzo, quando trovò la forza di rispondere alle domande dei pm Raffaello Falcone e Clelia Mancuso, i due magistrati che hanno coordinato l’inchiesta dei carabinieri e saranno entrambi oggi in aula per sostenere l’accusa.

“Diceva: ti devo infelicitare la vita. Poi dopo, quando se n’è andato a marcia indietro, che io ho ripreso conoscenza, si è fatto una risata”, mentre lei si sentiva “i capelli impagliati, la faccia che bruciava da morire”, si legge ancora nel verbale. Condotta in ospedale, Carla riuscì a dare alla luce la figlia grazie all’equipe dell’ospedale Cardarelli. “Vivo per lei”, dice sempre Carla. Il rito abbreviato non dovrebbe avere tempi troppo lunghi. Il processo si svolge “allo stato degli atti”, senza cioè l’escussione di testimoni, ma solo sulla base di quanto raccolto durante le indagini.

La difesa di Pietropaolo ha depositato una consulenza che parla di una “scemata capacità di intendere e di volere” dell’imputato al momento del fatto. Interrogato il 12 maggio, Pietropaolo ha detto di aver agito sulla spinta “di un raptus

causato, ritengo, dall’abuso di un tranquillante che avevo preso. Non volevo uccidere Carla, ma la volevo solo sfregiare”, ha sostenuto. Il giudice dovrà valutare se nominare un proprio consulente oppure acquisire la documentazione. In questo secondo caso, già oggi potrebbe essere data la parola al pubblico ministero per la requisitoria. Carla non ha mai parlato di vendetta: “Voglio solo giustizia”, ha sempre detto. Oggi il suo dramma arriva davanti al giudice.

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