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I timidi alleati di Draghi

Feb 7, 2017

C’ ancora un partito di Draghi in Italia? Dopo anni di elogi soprattutto per il Qe e i risparmi sugli interessi del debito, quel mondo politico, pi radicato nel Pd, ieri taceva mentre Salvini attaccava il Governatore. Primi effetti di un ondivago europeismo?

Nell’incrocio di fatti maturati ieri, lo spread a 200 che torna ai livelli di tre anni fa, le incertezze francesi, l’Unione a doppia velocit, colpiva la timidezza degli anti-populisti. Talmente timidi da non ribattere all’attacco di Salvini che ha accusato Draghi di essere complice di chi massacra gli italiani. Non una parola sui benefici che l’Italia ha avuto dal Qe, non un conto matematico su quanto il Paese ha risparmiato sulla spesa per interessi del debito. Il fatto che l’ondivago europeismo degli ultimi tempi del Governo Renzi – che in parte sembra aver ereditato Gentiloni – rende pi complicato mantenere quelli che per anni sono stati i punti di riferimento del centro-sinistra italiano quando guardava all’Europa. E anche a Francoforte.E cos le parole di Draghi, quella difesa dell’euro e di un’Europa che ha consentito di reggere alla pressione di una crisi epocale, non hanno trovato una traduzione politica a Roma. Soprattutto in quello che per molto tempo stato il “partito” del Governatore da cui sono nate alcune delle riforme anche dell’Esecutivo Renzi. stata l’ennesima conferma dell’assenza di un messaggio efficace sull’Ue senza il quale ogni chiamata al voto diventa un suicidio. Da palazzo Chigi fanno sapere della piena sintonia del Governo Gentiloni con il Governatore ma il Pd, nella versione di Renzi, a non fornire gli argomenti politici per una rinnovata alleanza con la linea di Draghi. E anche dagli oppositori interni al segretario non arriva un’idea chiara su come muoversi in una Europa che sta cambiando. I sondaggi indicano che c’ ancora una maggioranza di italiani che teme l’avventura fuori dall’euro ma un mondo che trova una rappresentanza politica sempre pi debole, pi incerta, senza quelle parole nette pronunciate ieri da Draghi al Parlamento europeo.Per il momento a Palazzo Chigi si rispettano le regole, come dimostra l’accelerazione sulle misure finanziarie che ci chiede Bruxelles, ma anche questo passaggio non riesce a diventare una posizione politica. Si resta in mezzo al guado tra la necessit di “obbedire” al vincolo esterno e l’insofferenza verso gli euroburocrati dello “0,2”. Una doppia subalternit verso l’Ue da un lato e verso gli euroscettici dall’altro mentre sarebbe necessario spiegare senza finzioni i rischi dai quali non siamo fuori. E che quella quota 200 ci ricorda. chiaro che sullo sfondo c’ anche la questione delle elezioni. Perch assumere e riconoscere il pericolo di una nuova stagione di spread per l’Italia – anche se questa volta non nasce da questioni di casa nostra ma da Parigi – vuol dire allontanare il voto. Gi nei giorni scorsi l’opzione si era indebolita ma, alla luce di quanto accaduto ieri, esce davvero di scena. In attesa di vedere l’esito dell’appuntamento elettorale francese e poi del voto tedesco. E dopo potrebbe rinascere anche il partito di Draghi.

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