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Aosta, l’ex procuratore Longarini resterà ai domiciliari

Feb 6, 2017

Per la procura di Milano l’ex procuratore capo facente funzioni di Aosta, Pasquale Longarini, deve restare agli arresti domiciliari. Il pm Roberto Pellicano ritiene che, a una settimana di distanza dall’arresto, sussistano ancora le esigenze cautelari, in primis il pericolo di inquinamento delle prove: Longarini potrebbe contattare – come scritto nell’ordinanza del gip – “persone informate sui fatti e indurle a fornire racconti reticenti o non veritieri sui rapporti intrattenuti con lui”. Sarà a breve il gip Giuseppina Barbara a decidere sulla richiesta di remissione in libertà presentata dall’avvocato Claudio Soro, che è stato affiancato nel pool di difesa dall’avvocato Anna Chiusano del foro di Torino, figlia del noto penalista scomparso nel 2003 e già presidente della Juventus.

In attesa di sviluppi dell’iter giudiziario, ad Aosta si è insediato il nuovo procuratore capo facente funzioni, Giancarlo Avenati Bassi, sostituto procuratore generale a Torino. Per il primo giorno di servizio in un ufficio ancora sotto choc per l’arresto di Longarini, è giunto nel capoluogo valdostano anche il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo: l’inchiesta – ha spiegato – è “un segnale che la magistratura non fa sconti a nessuno, neanche agli appartenenti all’ordine giudiziario”. “Auspico – ha aggiunto – che il Consiglio superiore della magistratura prenda atto della particolarità della situazione e magari acceleri i tempi della nomina del nuovo procuratore capo di Aosta. Però sono dinamiche del Consiglio nelle quali noi non siamo in condizioni di intervenire”.

Longarini – assieme all’imprenditore Gerardo Cuomo, titolare del Caseificio Valdostano – è accusato di induzione indebita e favoreggiamento. Per la prima ipotesi di reato avrebbe fatto pressioni per far ottenere a Cuomo un contratto di fornitura da 70-100 mila euro con un prestigioso albergo di Courmayeur, per la seconda avrebbe avvisato il commerciante di essere controllato nell’ambito di indagini sulla ‘ndrangheta. Su quest’ultimo aspetto Saluzzo ha voluto sottolineare: “Quando nelle zone piccole

c’è molta mafia, vuol dire che il tessuto sociale l’ha ricevuta”.

“Non credo – ha concluso – che la Valle d’ Aosta faccia eccezione rispetto al resto del Piemonte, anche perché l’insediamento di esponenti già conosciuti come appartenenti o vicini alle cosche calabresi in Valle d’Aosta data da molti decenni, non da adesso. Per questo è inutile che diciamo c’è la mafia, certo che c’è la mafia”.

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