Fastweb promette di raggiungere con la tecnologia FTTH ben 5 milioni di famiglie entro il 2020. La sfida è ambiziosa soprattutto se si considera che oggi questo tipo di connettività è disponibile – dati Broadband Map alla mano – solo per poco più di 1 milione di indirizzi (abitazioni e imprese). Quelli ADSL sono 27,5 milioni, VDSL sono 14,4 milioni e EVDSL sono 7,6 milioni. Poi in verità gli abbonamenti non superano le 15,5 milioni di unità.
Insomma, stando alle dichiarazioni di Mario Mella, CTO di Fastweb, il futuro dell’azienda è nell’ultra-broadband. Perché entro due anni saranno raggiunte complessivamente 13 milioni di famiglie (circa il 50% della popolazione) sfruttando sia fiber-to-the cabinet a 200 Mbps (8 milioni di famiglie) che appunto FTTH a 1 Gbps.
A questo punto viene da chiedersi quale sarà la strategia. La rete nazionale di Fastweb per ora è lunga 45.600 km e non si conoscono ancora nei dettagli i piani di sviluppo. L’unica certezza è legata al progetto Flash Fiber in collaborazione con TIM, che prevede di cablare in FTTH 29 città entro il 2020. In sede di annuncio, a luglio, le due società avevano indicato una tempistica serrata: 37% della copertura entro il 2017, il 76% entro il 2018, il 90% entro il 2019 e il 100% entro il 2020. Il tutto con fluttuazioni al ribasso di pochi punti percentuali (tra il 5% e il 7%).
Non è chiaro se i primi obiettivi siano stati raggiunti. Quindi bisognerebbe capire se Fastweb – come ha già anticipato – si limiterà a considerare l’offerta all’ingrosso FTTH di Open Fiber solo per le aree a fallimento di mercato o anche quelle competitive.
In fondo Open Fiber prevede tra il 2022 e il 2023 di raggiungere 270 città e non solo 29. Sarebbe un’occasione mancata non approfittare di questa disponibilità, anche perché le tariffe sono in linea con il mercato all’ingrosso.
È pur vero che l’alleanza tra TIM e Fastweb potrebbe vacillare, ma in questa fase è davvero tutto in evoluzione. Oggi si terrà il consiglio di amministrazione di Telecom Italia e l’AD Amos Genish dovrebbe anticipare i punti cardine del suo piano aziendale. Fra questi anche la possibile societarizzazione delle rete, che è considerata una fra le tante opzioni da esplorare. Fermo restando il fatto che il piano industriale sarà approvato a marzo 2018, quindi c’è tempo per ogni analisi.