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Encelado e quella verità ormai vicina – Corriere della Sera

Apr 14, 2017

Enceladusstripes_cassiniI geyser di Encelado che sembrano riscaldare le notevoli distese di acqua liquida sotto la crosta ghiacciata, rendendo possibile la vita nei termini a noi noti, non fanno altro che avvicinare ulteriormente il genere umano a una verità sempre più evidente e, direi, ineluttabile: “qualcosa” c’è, nello sterminato Universo. E forse è più vicino di quanto immaginiamo, anche se probabilmente sulla luna di Saturno non può che esserci qualcosa di simile alle amebe. Però l’ameba chiama variazioni sul tema che conducono a scenari più importanti, quelli di una civiltà aliena compiuta, e a interrogativi di fondo: ci sarebbe, nel caso, una relazione tra gli ET in versione ameba e quelli simili (più o meno) a noi? Siamo davvero in presenza di una sorta di inseminazione universale? E chi l’ha fatta? Il bello di questo momento storico è poi constatare come scienziati e altri protagonisti dello spazio (ad esempio gli astronauti) si stiano consegnando alla seduzione di un tema che prima affrontavano con scetticismo, se non addirittura in termini negazionisti. Devo dire che La Stampa nell’edizione cartacea di oggi, venerdì 14 aprile, ha fatto un eccellente lavoro, con due pagine davvero belle. E vado allora a citare alcuni passaggi dell’articolo di Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, e di Franco Malerba, il primo italiano a volare nello spazio grazie alla missione dello Shuttle “Atlantis” , il 31 luglio 1992. Battiston (titolo dell’articolo: “La strategia di annunci clamorosi che cambia le idee sull’Universo”), invoca un concetto che pure altri (e pure il sottoscritto, nel suo piccolo) hanno già sottolineato. Ovvero: dobbiamo superare certi schemi culturali e fossilizzati. cassini-enceladoLe sue parole: “Ma se in questa ricerca delle origini e di altre forme di vita ribaltassimo il tavolo e cercassimo altre strade? In questo caso il tavolo da ribaltare è fatto di carbonio, l’unico elemento in grado di formare le lunghe catene alle quali si possono legare gli atomi più diversi, declinandosi in numerosissimi composti. In breve, il carbonio crea lo scheletro delle strutture molecolari tipiche della vita. Ma se la vita sul nostro pianeta è basata sull’atomo di carbonio, è ragionevole che sia così altrove?”. Segue la citazione di Isaac Asimov e del suo libro “La pietra parlante” (The Talking Stone): un tecnico di una stazione spaziale scopre che ci sono forme di vita a base di silicio scoperte su alcuni asteroidi. Nel racconto, i “siliconi” sono alti due pollici, crescono grazie all’assorbimento dei raggi gamma da minerali radioattivi (qualcosa di inconcepibile secondo i nostri schemi) e dimostrano di possedere qualità telepatiche. E prima di morire, il silicone giunto a 30 centimetri di diametro svela che il ruolo della sua origine è contenuto sull’asteroide che ha colpito la stazione spaziale. Come ben vedete, siamo di fronte a idee che hanno caratterizzato film (ad esempio l’Arrival che affronta proprio il concetto del dialogo universale e della telepatia quale veicolo per comunicare), della fantascienza in senso lato, della panspermia. sonda-cassiniQuanto a Malerba, il suo intervento si sofferma su un aspetto centrale: tra noi e “loro”, la sfida si concentra su un dialogo che deve andare oltre alla fantasia. Ecco un suo passaggio: “Sono incantato dalle osservazioni astronomiche su Encelado. In quello strano mare liquido potrebbe esserci qualche forma di vita. La vita biologica, intesa come capacità di riproduzione e di crescita utilizzando risorse dell’ambiente, è in effetti un fenomeno piuttosto probabile e diffuso nell’Universo. La questione di civiltà extraterrestri è tutta un’altra storia e mi intriga la metodica con cui potremmo identificarle attraverso la lettura di segnali captati dallo spazio e dialogare in qualche modo a distanza”. Ma su quest’ultimo punto non concordo molto: perché a distanza? Ecco che torniamo ad autolimitarci, a pensare con la testa dell’Uomo che ritiene che non ci sia un modo per aggirare distanze siderali. Lo sforzo per me deve partire da qui. E da un’altra idea di Malerba, che in questo caso mi trova d’accordo: “La prima questione è capire chi siamo davvero nella vastità dell’Universo”. Una sacrosanta verità. Buona Pasqua a tutti, anche (e prima di tutto) agli Alieni.

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