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Difese contro il telemarketing, la rivoluzione può attendere

Feb 2, 2018

Non sono ancora in vigore le nuove difese contro il telemarketing molesto, previste da un nuovo disegno di legge che ha fatto molto discutere. Primo perché questo non è ancora uscito in Gazzetta Ufficiale; secondo perché comunque le novità più importanti dovranno attendere l’uscita di un decreto attuativo del ministero dello sviluppo economico, fra sei mesi. Lo confermano a Repubblica dallo stesso ministero. Non solo: i tecnici del ministero hanno rilevato che la legge contiene un comma che può essere interpretato in modo piuttosto favorevole per chi vuole fare telemarketing anche dopo l’entrata in vigore della norma.

Insomma, faremmo bene a resistere ancora un po’. E a continuare a guardare con sospetto il telefono che squilla, perché almeno per alcuni mesi ancora potremo difenderci solo con gli attuali, spuntati e debolissimi, strumenti.

Il primo scoglio da superare è la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, prevista tra una o due settimane. A quel punto entreranno in vigore solo alcune delle novità: l’obbligo del telemarketer a chiamarci con un numero in chiaro; la corresponsabilità dell’azienda committente della campagna telefonica illecita (finora invece era sanzionabile solo l’agenzia esecutrice di quest’ultima).

Soprattutto questa seconda novità è importante, perché va a colpire soggetti (come operatori telefonici) in effetti sanzionabili dal Garante Privacy (a differenza delle agenzie, a volte evanescenti o residenti all’estero).

Il problema è che finché non scattano le altre novità previste dalla legge per l’utente resta difficile negare il consenso a ricevere telefonate pubblicitarie. E se non c’è questa condizione, è difficile anche che una campagna sia inquadrabile come illecita e quindi sanzionabile.

Il punto centrale è il nuovo registro delle opposizioni, una delle novità che devono aspettare il decreto attuativo per entrare in vigore. Il nuovo registro include anche i numeri riservati e quelli cellulare; iscriverli consente inoltre all’utente di negare in automatico tutti i consensi che (per errore, leggerezza o distrazione) può aver dato a chicchessia a telefonargli a scopo pubblicitario.

L’iscrizione che cancella i consensi: è la novità più importante, forse, perché adesso è difficilissimo riuscire a togliere il consenso alle aziende una volta concesso.

Bisognerà quindi aspettare il decreto attuativo, che arriverà con la nuova legislatura. L’aspetto positivo è che anche il governo dimissionario (ossia quello Gentiloni) potrà emanarlo, perché rientra nell’ambito del disbrigo degli affari correnti (come previsto dalla prassi costituzionale).

C’è un nodo, però. Un comma soggetto a interpretazioni: “Sono fatti salvi i consensi prestati nell’ambito di specifici rapporti contrattuali in essere, ovvero cessati da non più di trenta giorni, aventi ad oggetto la fornitura di beni o servizi”. E’ un’eccezione frutto di un compromesso ed è arrivata con un emendamento alla Camera, sgradito al Garante. Significa che anche se siamo iscritti al registro potranno chiamarci le società con cui abbiamo un contratto oppure quelle da cui abbiamo disdetto non più di 30 giorni prima. Per esempio, operatori telefonici che ci offrono un servizio aggiuntivo a quanto incluso nel contratto. Oppure che ci chiedono di tornare da loro entro 30 giorni dalla disdetta.

Una possibile interpretazione del comma – ora all’esame dei tecnici del ministero – è però ancora più ampia. Ossia che a poterci chiamare – nonostante l’iscrizione al registro – potrebbero essere tutti i soggetti che operano nello stesso ambito nel quale abbiamo un contratto attivo. Ossia tutti gli operatori telefonici, tutti quelli dell’energia (dato che tutti hanno un contratto telefonico e uno di energia), per esempio.

L’unica difesa, contro questa eccezione indicata nel comma, sarebbe revocare il consenso con una comunicazione diretta alla società che ci chiama. La nuova norma dice che ci dovranno essere “modalità semplificate” per revocare il consenso. Al ministero, di concerto con il Garante Privacy, stanno ipotizzando di obbligare gli operatori a esporre un indirizzo mail ad hoc oppure un numero di telefono specifico.

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