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Borse europee deboli in avvio, l’euro sopra 1,25 dollari

Feb 2, 2018

MILANO – Le Borse europee aprono piatte, dopo la giornata interlocutoria dei listini asiatici che hanno digerito a fatica alcune trimestrali Usa non proprio brillanti. Se Amazon ha staccato un record dietro l’altro, Google non ha fatto benissimo e Apple – pur in tenuta dal punto di vista dei conti – ha mostrato un calo delle vendite di iPhone. Nella mente degli investitori c’è poi sempre la preoccupazione di una crescita dei tassi sul mercato obbligazionario statunitense, attesa da tempo ma ancora foriera di incertezza. Milano oscilla sopra e sotto la parità in avvio, Londra cede lo 0,03%, Parigi scivola dello 0,48% e Francoforte dello 0,68%.

Lo spread tra Btp e Bund conferma l’insensibilità all’incertezza elettorale e apre stabile sotto 130 punti, con il decennale italiano che rende meno del 2% sul mercato secondario. L’euro non arresta la sua corsa. Stavolta più che a un indebolimento del biglietto verde assistiamo a un rafforzamento dell’euro, che apre sopra 1,25 dollari. L’impennata è iniziata ieri, dopo che il Governatore della banca centrale austriaca, Ewald Nowotny ha dichiarato che il programma di acquisto della Bce dovrebbe essere subito interrotto. La moneta europea passa di mano a 1,2510, dopo un top a 1,2516 dollari. Euro/yen in rialzo a 137,20 e dollaro/yen che si rafforza a 109,68.

Come accennato, i mercati azionari asiatici e dell’area del Pacifico hanno chiuso deboli con bruschi cali tra i titoli tecnologici dopo alcuni segnali negativi dai conti dei colossi statunitensi del settore: Tokyo ha chiuso in calo dello 0,9%, peggio hanno fatto Seul (-1,6%) dove il comparto hi tech pesa particolarmente e Mumbai, che sta concludendo la seduta in ribasso dell’1,3%. Tiene Singapore (-0,1%), positiva Giakarta (+0,6%) con Shanghai (+0,4%) e anche Hong Kong, che si avvia alla fine degli scambi in marginale rialzo.

Il balzo dei rendimenti dei Treasury è tornato ieri a preoccupare gli investitori a Wall Street, dove gli indici hanno mandato in fumo il rally tanto che S&P 500 e Nasdaq alla fine hanno chiuso in calo. Il cambio di rotta c’è stato quando il rendimento del Treasury a 30 anni ha superato il 3% per la prima volta dallo scorso maggio. Le stime della Fed per una ripresa dell’inflazione, come indicato nella riunione del 31 gennaio, fanno temere un rialzo dei tassi più rapido del previsto. L’attenzione è già rivolta al rapporto sull’occupazione americana a gennaio, in arrivo oggi pomeriggio: un aumento dei salari superiore alle stime potrebbe indicare che le pressioni inflative si stanno creando. Si aspettano anche fiducia delle famiglie e ordinativi industriali. Il Dow Jones è rimasto in positivo dello 0,14%. I bond governativi del Giappone hanno recuperato terreno dopo che la Bank of Japan ha agito in modo decisivo per evitare l’aumento dei tassi, offrendo di acquistare in via “illimitata” i titoli di debito a lungo termine. E’ stata la prima volta in più di sei mesi che la Bank of Japan ha condotto operazioni speciali per acquistare bond, al fine di centrare il target sui rendimenti fissato.

Dal punto di vista macro, il dato italiano più atteso è quello dell’inflazione.

Sul fronte delle materie prime infine le quotazioni del petrolio sono in aumento con i contratti sul greggio Wti con scadenza a marzo che passano di mano a 66,3 dollari al barile (65,80 ieri sera a New York). Il Brent guadagna 17 centesimi a 69,82 dollari. Prezzi dell’oro stabili sui mercati asiatici dopo la crescita della vigilia: il lingotto con consegna immediata passa di mano a 1.347 dollari l’oncia.

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