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Coronavirus, i Navigli di Milano come Napoli o il lockdown ha fatto cadere i pregiudizi? – Il Fatto Quotidiano

Mag 8, 2020

È Milano che assomiglia a Napoli? Oppure, in questo drammatico e un po’ fantastico lockdown, anche gli stereotipi hanno avuto la peggio? Perché era Napoli la società caciarona, indisciplinata, illegale. A Napoli finanche la prossemica, il modo di parlare, il tono della voce, il rito del contatto come comunicazione confligge col distanziamento, la solitudine, la chiusura di noi in noi stessi. E invece la foto milanese sui Navigli sostituisce, nella classifica dello stereotipo, quella perfetta, che doveva essere solo napoletana: un vicolo del quartiere Sanità.

Evviva se la pandemia ci obbliga a fare i conti con il pregiudizio, che è la prima e la più crudele delle disgrazie della nostra società.

E senza alcun pregiudizio possiamo continuare a valutare le cose per quelle che sono, non per come appaiono.

Ora abbiamo una nuova stella nel firmamento politico: Luca Zaia, il governatore del Veneto. Bravo perché, lui dice, non ha mai chiuso la regione, bravo perché si è affidato a un virologo, Andrea Crisanti, che ha capito le cose da fare presto: testare, tracciare, trattare il paziente. Le famose tre T. Bravissimi tutti e due, e infatti in televisione oggi spopolano.

Ma non ci viene da chiederci che, a parte il focolaio di Vo’ Euganeo, un paesino di tremila abitanti, di uguale se non più piccole dimensioni di quello scoppiato nel Lazio (Fondi e due comuni del reatino), Campania (Ariano Irpino e Vallo di Diano), Sicilia (Agira e Barrafranca) l’aver tenuto aperte un numero superiore di imprese attraverso il sistema tartufesco del silenzio-assenso, ha prodotto un costo in termini di morti di tutto rispetto. Il Veneto ha 1.589 deceduti ad oggi. È stato un costo sopportabile? Ne abbiamo mai parlato? Discusso? Il vicino Friuli, l’altra gamba del nord est, ha chiuso di più e ha patito meno lutti: 379. E la Campania solo 308.

Il Veneto non ha mai chiuso ma molti più veneti che campani (o friulani, o toscani o siciliani) hanno conosciuto il cimitero. Perciò anche nelle valutazioni favorevoli viene prima il giudizio o il pregiudizio? La Toscana che ha a Prato la più alta concentrazione di cinesi, la più grande filiera industriale straniera in Italia, il più intenso traffico sia con Pechino che con le regioni di Wuhan, paga un prezzo assai più basso in termini di vite e di contagiati. E non era l’Italia intera ad aver paura dei cinesi? E non è stato Luca Zaia, il politico oggi in alto nei sondaggi, a chiedersi come fosse possibile che non mettessimo in quarantena già a gennaio tutti coloro che provenivano da quelle terre?

Era giudizio? Era pregiudizio?

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