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A che punto è il cantiere di Notre-Dame?

Apr 15, 2021

Il 15 aprile 2019, una nube di fumo nero proveniente dall’Île de la Cité invadeva il cielo di Parigi: la cattedrale di Notre-Dame, gioiello del gotico francese, veniva divorata dalle fiamme e la guglia di Viollet-le-Duc crollava su se stessa dinanzi agli occhi increduli e impauriti dei parigini. “Ricostruiremo la cattedrale entro cinque anni e sarà ancora più bella”, prometteva Emmanuel Macron con toni solenni, ventiquattro ore dopo l’incendio. Due anni dopo, il presidente della Repubblica francese tornerà per la prima volta sul luogo del dramma e visiterà il maxi cantiere che porterà alla rinascita della cattedrale. “Per il capo dello stato, questa visita sarà l’occasione per ringraziare nuovamente tutti coloro che hanno permesso di salvare la cattedrale dalle fiamme, tutti coloro che lavorano alla sua ricostruzione, carpentieri, ponteggiatori, operai cordisti, gruisti, organari, maestri vetrai, restauratori di dipinti e di sculture, tagliatori di pietra, archeologi e ricercatori, così come i 340 mila donatori provenienti da tutto al mondo che rendono questo cantiere possibile”, ha comunicato ieri l’Eliseo. 

Le numerose interruzioni che “il cantiere del secolo”, come lo chiamano con enfasi a Parigi, ha dovuto subire – su tutte, la sospensione legata al rischio di esposizione al piombo decisa dall’Ispettorato del lavoro francese e il blocco dei lavori durante il primo confinamento in ragione della crisi sanitaria – fanno dire alla maggior parte degli esperti che il “calendario politico” di Macron non potrà essere rispettato.  Il generale Jean-Louis Georgelin, a capo dell’Ente pubblico incaricato della conservazione e del restauro della cattedrale, ha invece assicurato che il 16 aprile 2024 sarà celebrata la prima messa post incendio. “Il calendario preciso dei lavori permette di mantenere l’obiettivo di restituire la cattedrale al culto nel 2024”, ha scritto in un comunicato Georgelin. 

 

Il restauro vero e proprio, tuttavia, non è ancora iniziato. Entro quest’estate, dovrebbe terminare la messa in sicurezza del luogo di culto parigino: un’operazione resa complicatissima dallo smontaggio dei diecimila tubi dell’impalcatura deformati e saldati dall’incendio, durata due anni e costata da sola circa 165 milioni di euro. Una cifra che, come riportato ieri dal Figaro, supera l’insieme della “colletta grande pubblico”, ossia dei 338 mila privati cittadini che hanno voluto contribuire alla ricostruzione della cattedrale. Per fortuna, Notre-Dame potrà contare anche sulla “colletta imprese”, a cui hanno partecipato grandi aziende nazionali e internazionali e i due magnati del lusso François Pinault (Kering) e Bernard Arnault (Lvmh), garantendo un totale di 833 milioni euro. 

La ministra della Cultura Roselyne Bachelot, che oggi accompagnerà Macron a Notre-Dame, ha annunciato che il restauro “inizierà a settembre”. A marzo, assieme al generale Georgelin e al ministro dell’Agricoltura Julian Denormandie, si era recata nella foresta di Bercé, nel dipartimento della Sarthe, per assistere all’abbattimento della prima delle mille querce che serviranno a ricostruire la guglia di Notre-Dame. “Tagliamo oggi ciò che permetterà di garantire la sicurezza della cattedrale per otto o dieci secoli”, ha affermato Georgelin. Lo scorso luglio, Macron, ha spento le polemiche su un eventuale “gesto architettonico contemporaneo”, facendo sapere che la guglia e il tetto della cattedrale verranno ricostruiti “à l’identique”. 

 

Il mistero sull’origine del rogo, invece, resta ancora. Dopo due anni di indagini, gli inquirenti non sono ancora in grado di esporsi con chiarezza, anche se la pista dell’incidente resta quella privilegiata: “Una sigaretta spenta male o un cortocircuito”, ha indicato una fonte vicina al dossier. Nel frattempo, Jean-Jacques Annaud, il regista de “Il nome della rosa”, continua le riprese del primo film dedicato all’incendio: “Notre-Dame brûle”, che uscirà il prossimo anno e per il quale si sta avvalendo dei consigli tecnici dei pompieri di Parigi. 

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