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No al vaccino anti influenzale tra medici e infermieri

Nov 14, 2016

FIRENZE – Hanno a che fare con persone fragili, pazienti in stato di salute precario, e per questo dovrebbero essere i più sensibili verso la vaccinazione anti influenzale. E invece i medici e gli infermieri che lavorano in Asl e ospedali sono tra le categorie considerate “a rischio” che fanno meno prevenzione contro la malattia stagionale. L’anno scorso solo il 15-20% del personale sanitario pubblico si è presentato a fare l’iniezione. Va meglio con i medici di famiglia e i pediatri, che comunque non raggiungono un dato soddisfacente, visto che si fermano tra il 35 e il 40%.

La campagna anti influenzale parte in tutta Italia in questi giorni e i dati sulla diffusione del vaccino tra gli operatori sanitari spingono i loro stessi sindacati, come la Fimp, federazione dei pediatri, ma anche le Regioni ad invitare tutti a vaccinarsi. Quest’anno, dicono gli stessi professionisti della Fimmg (il sindacato dei medici di famiglia), la malattia potrebbe essere più virulenta che in passato e colpire addirittura 6 milioni di cittadini. E’ presto per dire se la previsione è azzeccata, visto che ogni anno c’è una certa tendenza a drammatizzare gli effetti del virus influenzale proprio per spingere il maggior numero possibile di persone a fare il vaccino. E’ vero che arriviamo da stagioni in cui la malattia è stata piuttosto blanda, o comunque simile a quelle registrate negli anni precedenti, cosa che ha ridotto la diffusione. Ma è anche vero che la copertura dell’inverno 2015-2016 è stata molto bassa (49,9%) e se non si aumenta la diffusione c’è davvero il rischio che il virus colpisca tantissime persone.

Le Regioni hanno comprato per ora circa 10 milioni di dosi di vaccino e ovunque si sta iniziando a somministrarlo, soprattutto con l’aiuto dei medici di famiglia. Sono invitate a farlo tutti i soggetti a rischio dal punto di vista sanitario, cioè le persone con più di 65 anni (circa 13 milioni di italiani) e chi ha malattie croniche e non che lo rendono particolarmente fragile. Il picco della malattia è atteso a gennaio quindi, visto che ci vogliono un paio di settimane per sviluppare la risposta immunitaria, c’è ancora tempo per andare a vaccinarsi. E tra coloro che possono avere il medicinale gratuitamente ci sono anche le forze dell’ordine, chi fa lavori socialmente utili e, appunto, tutto il personale sanitario. Cioè i lavoratori che ogni giorno stanno accanto a persone ricoverate o comunque fragili perché malate. Per loro l’influenza può essere pesante a causa delle complicanze che è in grado di provocare. Non proprio un bello spot per le campagne vaccinali promosse dall’Istituto superiore di sanità, dal ministero alla Salute e dalle Regioni. E il problema riguarda tutti, tanto che i sistemi sanitari più avanzati, come quello toscano, quello emiliano, veneto e piemontese, vedono più o meno tutti un dato inferiore al 20%. Questo significa che in certe zone del Paese si sta anche sotto il 10%.

Anche per i dipendenti del servizio sanitario si è visto un grosso calo di coperture nella stagione 2014-2015 quando un allarme dell’Agenzia del farmaco (Aifa) riguardo ad una presunta pericolosità del medicinale, poi rivelatosi non fondato, ha allontanato milioni di cittadini dalla vaccinazione. Si teme quindi che si ripetano anche quest’anno i numeri di quello passato. Per questo vengono organizzate campagne di sensibilizzazione dei professionisti, come da parte della Fimp, che nei giorni scorsi ha invitato tutti i pediatri a farsi la vaccinazione.

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