Era più preoccupato di recuperare i soldi che di recuperare se stesso. Questa in sostanza l’idea che si sono fatti i giudici del tribunale di Sorveglianza di Milano che hanno revocato l’affidamento in prova ai servizi sociali a Fabrizio Corona. Affidamento che era stato sospeso il 10 ottobre scorso, il giorno stesso in cui è stato arrestato per intestazione fittizia di beni. I giudici, come chiesto dal sostituto pg Antonio Lamanna, hanno disposto la revoca ‘ex tunc’ e precisamente dal 22 ottobre del 2015. Ciò vuol dire, in sostanza, che un anno circa già scontato in affidamento dovrà essere nuovamente scontato in carcere.
Fabrizio Corona ha “privilegiato il proprio recupero economico rispetto a quello sociale e terapeutico”, scrivono i giudici di Sorveglianza nel provvedimento. La misura alternativa alla detenzione è stata revocata a far data dal 22 ottobre del 2015, ossia dal giorno in cui Corona ha ottenuto l’affidamento sul territorio ed è potuto tornare a vivere nella sua casa di via De Cristoforis, sequestrata qualche giorno fa. Resta valido come percorso di affidamento, secondo i giudici, solo quello portato avanti dall’ex ‘fotografo dei vip’ nella comunità Exodus di Don Mazzi dal 18 giugno 2015 al 21 ottobre. Il resto dovrà essere scontato nuovamente e in carcere.
La decisione è arrivata dopo che solo ieri in udienza Corona era tornato a spiegare il suo stato d’animo. “Mi sento accerchiato – aveva detto – ho commesso un errore ma non un reato, se mi date il tempo per pagare le tasse su quei contanti potrò proseguire nell’affidamento. Sono una persona onesta che ha guadagnato un mucchio di soldi ammazzandosi di lavoro”. Dunque l’ex fotografo sperava in una decisione a lui favorevole, che però non c’è stata.
Il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini e il pm Paolo Storari hanno chiuso l’inchiesta una settimana fa, in vista della richiesta di rinvio a giudizio. L’ex agente fotografico, tornato in carcere meno di un mese fa con l’accusa di intestazione fittizia di beni proprio mentre era in affidamento in prova ai servizi sociali, deve rispondere anche di frode fiscale e violazione delle norme patrimoniali relative alla misure di prevenzione. Nel frattempo gli sono stati sequestrati la casa (in uno stabile di corso Como a Milano, valore circa 2,5 milioni di euro) e il denaro, 3 milioni di euro, ritrovato in contanti trovati