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Basket NBA al via, la Pacific Division

Ott 25, 2016

martedì 25 ottobre 2016 12:10

NEW YORK – E’ reduce dal record storico di vittorie in regular season, 73, dalla botta tremenda delle Finali perse nella gara7 casalinga, e dal roboante arrivo di Kevin Durant. Quale sarà il limite per i Golden State Warriors? La Pacific Division è pronta a scoprirlo, nell’annata in cui i Los Angeles Clippers partono a fari spenti, con il nucleo confermato in blocco, e in cui l’altra metà di Los Angeles, i Lakers, vive il primo anno del dopo-Bryant con il tecnico più giovane della Lega, Luke Walton.

GOLDEN STATE – La beffa contro Cleveland, dopo un’edizione delle Finali condotta anche 3-1 prima di sprecare tre match-point di cui due in casa, non è stata semplice da digerire. Tuttavia per i Warriors non è stata un’estate passata a rimuginare sulla sconfitta, perché l’arrivo di Durant ha monopolizzato l’attenzione sul mercato, mentre Klay Thompson e Draymond Green hanno vinto l’oro olimpico. Per Steph Curry, MVP all’unanimità dopo una stagione segnata dal record di canestri da tre, ci sono tutti gli ingredienti per prendersi la rivincita su LeBron James. Anche perché a disposizione di Steve Kerr c’è un cast di supporto nutrito e di qualità, nonostante lo sforzo a livello salariale per ingaggiare Durant. Accanto ai confermati Livingson, Andre Iguodala e Anderson Varejao, sono arrivati David West e Zaza Pachulia. L’interrogativo però resta: con l’arrivo di Durant, diminuiranno spazi, tiri e glorie per il trio Thompson, Curry e Green. Prevarrà il bene comune oppure emergeranno rivalità interne? Di certo, il record ogni epoca di triple realizzate sembra già in tasca ancora prima di cominciare.

LOS ANGELES CLIPPERS – Doc Rivers non ha cambiato il quintetto base, e la perdita di Jeff Green è stata coperta con due preziose addizioni per la front-line, Brandon Bass e Marreese Speights. La speranza dei Clippers è che i Big Three – Chris Paul, Blake Griffin e DeAndre Jordan – arrivino in salute a primavera inoltrata. I ko di Paul e Griffin alla vigilia dei playoff, infatti, hanno lasciato ai Clippers il retrogusto amaro di un’ultima annata persa senza potersi giocare le proprie chance. L’asse play-pivot con CP3 e Jordan ha pochissimi eguali, il trio JJ Redick-Jamal Crawford-Paul Pierce garantisce punti dal perimetro, e l’arrivo di Raymond Felton potrebbe consentire a Paul di tirare un po’ il fiato. Premesse eccellenti – a cui si aggiunge l’elevato tasso di esperienza di una squadra con sei Over 30 in rotazione – ma tutto questo potrebbe non bastare al cospetto di Golden State e della stessa San Antonio. E allora il possibile ultimo ballo di questi Clippers potrebbe rivelarsi un’incompiuta.

SACRAMENTO – Sarà ancora DeMarcus Cousins contro tutti? La bizzosa superstar dei Kings è al comando delle operazioni dopo un’estate in cui sono cambiati capo allenatore (con Dave Joerger al posto di George Karl, che aveva rotto proprio con Cousins), playmaker (Rondo ha salutato) e tiratore (Belinelli è a Charlotte). Fa specie la scelta del gm Vlade Divac di sovraccaricare la front-line, con Matt Barnes cambio di Rudy Gay, e con le scelte del greco – promettente ma acerbo – Giorgios Papagiannis e dell’haitiano Skal Labissiere nello spot di centro, dove sono presenti già Willie Cauley-Stein e Kosta Koufos, senza dimenticare l’arrivo di Anthony Tolliver. In questo modo, Cousins giocherà più spesso da ala grande. Da capire, invece, il rendimento delle guardie, visto che tra Darren Collison (reduce dal patteggiamento per le accuse di violenza domestica), Ty Lawson, Arron Afflalo, il rookie Malachi Richardson e un Ben McLemore da recuperare, i punti nelle mani sono pochi. Prima delle questioni tecniche, però, Joerger deve infondere disciplina a una realtà che non disputa i playoff da dieci anni e che conta sull’uomo-franchigia (Cousins) più controverso dell’intera Lega.

PHOENIX – I Suns sembrano destinati a vivere un’annata di transizione, con una squadra dall’età media piuttosto bassa e un allenatore alla prima annata completa nel ruolo di head coach. Con Earl Watson, infatti, Phoenix ha scelto il terzo head coach al debutto: dopo l’interregno di Lindsey Hunter, nel primo anno di Jeff Hornacek arrivarono 48 vittorie (ma senza playoff!), prima di un calo che ha portato al 23-59 dello scorso anno, con Watson subentrato a Hornacek. Le certezze sono Eric Bledsoe e Brandon Knight, 40 punti di media in due lo scorso anno, a cui Leandro Barbosa coprirà le spalle. La crescita, però, passerà attraverso i giovani come Devin Booker (figlio dell’ex Pesaro e Milano, autore di una grande stagione da rookie), TJ Warren, Archie Goodwin, Alex Len e i giovanissimi come i rookie Dragan Bender (croato ex Maccabi, quarta scelta assoluta) e Marquese Chriss, entrambi 19enni. I playoff, che qui mancano da sei anni, sono ancora lontani, ma i Suns saranno quantomeno intriganti.

LOS ANGELES LAKERS – Sarà difficile abituarsi ai gialloviola senza Kobe Bryant, ma i Lakers sono intenzionati a voltare pagina. Dopo la peggior stagione nella storia della franchigia – un peso alleggerito dai 60 punti di Kobe nella notte dell’addio – i californiani hanno deciso di svecchiare, a cominciare dall’head coach, il più giovane della Lega con i suoi 36 anni. Walton torna a Los Angeles – dove vinse due titoli da giocatore – dopo l’eccellente esperienza a Golden State, da vice e da interim coach che lo scorso anno ha traghettato i Warriors al 24-0 iniziale, con Kerr convalescente. L’arrivo di Brandon Ingram, seconda scelta assoluta, aggiunge talento fresco a una squadra che già contava su D’Angelo Russell – chiamato a cancellare i dubbi legati all’immaturità – Jordan Clarkson, Larry Nance Jr. e Julius Randle. I dubbi, semmai, riguardano il mercato dei free agent: gli arrivi di Luol Deng e Timofey Mozgov (per 136 milioni complessivi!) dicono che i Lakers dovranno faticare per riconquistare il loro appeal. E’ questo il primo obiettivo per Walton.

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