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Ecco i Paesi europei dove si va in pensione prima

Set 19, 2016

La pi generosa tra i big d’Europa appare la Francia, almeno sulla carta. Qui chi ha iniziato a lavorare prima dei 16 anni pu chiedere la pensione anticipata per lunga carriera. Ottenerla per non facile, perch occorre rispettare alcuni requisiti molto rigidi. In altri casi, sempre Oltralpe, si pu lasciare il lavoro a 57, 58, 59 e 60 anni, a seconda dell’et di inizio dell’attivit e dei contributi maturati, mentre l’et legale di 62. Indicare un modello – chiarisce per subito Joachim Ragnitz, direttore dell’Istituto Ifo di Dresda esperto di demografia e previdenza – non possibile, perch ciascun Paese ha messo in campo sistemi diversi a seconda delle tradizioni storiche e degli sviluppi demografici.

Mentre in Italia si discute sull’Ape, il prestito per l’anticipo pensionistico (si veda l’articolo sopra), Il Sole 24 Ore ha compiuto un viaggio virtuale tra i regimi degli altri. Nell’Unione europea – secondo le elaborazioni del Cesifo di Monaco di Baviera sulla banca dati Missoc della Commissione Ue – sono 23 i Paesi (inclusa l’Italia) che attualmente consentono l’anticipo della pensione. In cinque (Danimarca, Svezia, Irlanda, Olanda e Gran Bretagna) non esiste invece attualmente una formula di questo tipo.

Nei Paesi che la prevedono l’allungamento delle aspettative di vita e l’occhio sempre pi attento alla sostenibilit dei conti pubblici hanno portato a una stretta dei requisiti negli ultimi anni. Il periodo contributivo richiesto per il pensionamento anticipato – spiega Anna D’Addio, economista della divisione politiche sociali dell’Ocse – aumentato per esempio in Belgio, Austria e Slovenia. Diversi Stati (Austria, Belgio, Grecia, Spagna e Croazia) hanno invece innalzato di un paio d’anni l’et minima per poter usufruire dell’anticipo. Altri, come l’Italia, l’hanno legata all’evoluzione dell’aspettativa di vita. Secondo le elaborazioni della Commissione Ue queste tendenze sono destinate a intensificarsi ancora, di pari passo con l’aumento dell’et pensionabile. Con l’invecchiamento della popolazione che minaccia la sostenibilit dei conti pubblici – spiega Ragnitz – la priorit in Europa non tanto una pi ampia diffusione del pensionamento anticipato, quanto l’allungamento della vita lavorativa. In alcuni casi possibile per introdurre una certa flessibilit, anche con una penalizzazione dell’assegno. quello che succede in 14 Paesi europei, dove chi si ritira prima dal lavoro subisce una decurtazione. In 12 di essi, inoltre, previsto contemporaneamente un bonus per restare al lavoro pi a lungo.

Restringendo il focus sui big d’Europa, Francia e Germania prevedono un’ampia scelta di opzioni di pensionamento anticipato. La prima, oltre alla possibilit gi citata, con la legge del 2014 ha rivisto le regole per le professioni usuranti. Cos, come stabiliscono le ultime novit introdotte nel luglio 2015, chi lavora in catena di montaggio o entra a contatto con agenti chimici pericolosi pu chiede l’anticipo a 60 anni. I fattori usuranti sono dieci, ciascuno con un punteggio prestabilito. A seconda del livello raggiunto il lavoratore pu scegliere tra corsi di formazione, riduzione dell’orario e uscita anticipata. I portatori di handicap possono invece lasciare il lavoro a partire dai 55 anni in presenza di determinati requisiti. Per chi sceglie l’anticipo Parigi prevede una penalit media del 5%, mentre chi resta pi a lungo ha un premio della stessa entit.

In Germania possono andare in pensione anticipata senza decurtazioni i dipendenti e gli autonomi che hanno maturato 45 anni di contributi. Una formula frutto di un accordo bipartisan Cdu-Spd nel 2014. Si trattato – sottolinea Ragnitz – di una mossa puramente elettorale, in contraddizione con le altre scelte, come il prolongamento dell’et pensionabile da 65 a 67 anni entro il 2027, e dai costi elevati. La Germania per il Paese con il pi ampio ventaglio di opzioni che consentono un atterraggio pi morbido tra lavoro e pensione. Cos chi ha maturato 35 anni di contributi pu lasciare il lavoro a 63 anni, ma questa volta con un assegno ridotto del 3,6% all’anno. O le donne nate prima del 1952 con almeno 15 anni di contributi che hanno potuto anticipare l’uscita a partire dai 60 anni. E possono contare su un pensionamento anticipato a 63 anni anche i disoccupati, a determinate condizioni. Berlino prevede invece un incentivo del 6% per chi lavora pi a lungo. In Spagna, secondo le regole stabilite dalla riforma del 2011 e modificate con il decreto reale del 2013, si pu andare in pensione a 63 anni, ma solo con 35 anni di contributi. Con l’aumento dell’et pensionabile a 67 anni entro il 2027 anche l’et minima per l’anticipo salir a 65 anni. Madrid registra la riduzione pi marcata dell’assegno: tra il 6 e l’8%, seguita da Slovacchia (6,5%) e Portogallo (6%). Per chi resta, invece, il premio varia tra il 2 e il 4 per cento.

E l’Italia? Nel nostro Paese, che vanta il record europeo della spesa pensionistica rispetto al Pil (16,5%), oggi, dopo la legge Fornero e la manovra del 2016, esistono sei opzioni di anticipo. A queste potrebbe presto aggiungersi l’Ape. Lo strumento – dice Anna d’Addio – deve essere visto come un modo per assicurare una maggiore flessibilit e non come meccanismo per generare pi posti di lavoro per i giovani nel lungo periodo liberando quelli occupati dagli anziani. Non c’ infatti alcuna prova tangibile che questo accada in realt. La capacit della misura di rispondere a una domanda di maggiore flessibilit senza pesare in modo eccessivo sui conti pubblici, aggiunge, dipender anche dal modo in cui sar effettivamente attuato.

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