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Milano, in 3 anni più di 100mila rifugiati. Sala: “Il governo cambi politica, peso insopportabile”

Set 19, 2016

Sono stati accolti nelle scuole, nelle palestre, (presto) nelle caserme, negli oratori, nei depositi merci. Tra poco anche nel maxi tendone del Palasharp, poco distante dallo stadio San Siro a Milano. Dopo il ‘no’ del governatore della Lombardia Roberto Maroni a utilizzare l’ex campo base Expo per ospitare i migranti, tende, tendoni e tendopoli sono l’ultima carta di Comune e prefettura per non lasciare i rifugiati per strada. Dopo le ondate degli ultimi arrivi, la situazione a Milano è grave: il sistema è in crisi. Perché gli arrivi sono stati numerosi, numerosissimi. Quanti? 103mila “transitanti spontanei” in tre estati a Milano, oltre 40mila da maggio, con ondate da 500-600 profughi al giorno, il 30 per cento bambini. Un fiume ininterrotto di africani e siriani, iracheni e afgani.

LA LETTERA INTEGRALE DI SALA

E’ da questa situazione, che dura ormai da troppo tempo, che il sindaco Beppe Sala si è deciso. E ha rivolto un appello direttamente al governo attraverso una lettera drammatica ospitata su Repubblica nella quale dice che la questione immigrazione “non può riguardare solo i non molti Comuni che se ne occupano al limite delle proprie capacità. Il governo, soprattutto un governo di sinistra, deve provvedere a una nuova e efficace politica di integrazione, pianificata e dotata dei mezzi finanziari adeguati per far uscire da una condizione di provvisorietà le migliaia di profughi che stazionano nella nostra città come in altre parti del Paese”.

Per il sindaco, “l’immigrazione non è un cerino da passare di mano in mano. È una questione gigantesca che chiede un radicale cambio di passo a livello nazionale”, altrimenti – scrive ancora Sala – finiranno per prevalere egoismi e paure, che porteranno altri milioni di voti ai populisti di ogni genere”. E ancora: “L’accoglienza è un dovere”, ma il governo deve operare affinché “non continui a pesare come un macigno sempre più pesante sulle spalle della città”. Come? “Serve un vero e proprio piano nazionale che stabilisca un’equa distribuzione sul territorio dei profughi, che non può che iniziare da quote regionali”.

L’obiettivo è arrivare a un “reale sistema di integrazione”, perché “l’accoglienza non basta più quando i profughi stanno nei nostri centri mesi e mesi. Si tratta – sottolinea

Sala – di proporre un nuovo patto a chi arriva: noi faremo tutto quello che serve a darvi una mano, voi mostratevi disponibili da subito ad aiutarci dove serve, mettendovi a disposizione di programmi per conoscere le nostre leggi e la nostra lingua. Senza la vostra buona volontà non potremo garantirvi granché”.

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