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Immigrazione clandestina, 5 arresti a Milano per nozze simulate e finti contratti di lavoro

Apr 11, 2017

Matrimoni simulati con cittadini italiani, contratti di lavoro fittizi a cittadini extracomunitari: la guardia di finanza del comando provinciale di Milano ha arrestato 5 persone per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e all’occupazione abusiva di case popolari. I cinque – due cittadini marocchini, due italiani e un serbo – si facevano pagare dai 1.500 ai 10mila euro, in base a un tariffario prestabilito – per far entrare clandestinamente in Italia gli extracomunitari ma poi far ottenere loro il permesso di soggiorno o il rinnovo dello stesso. Altre 11 persone sono state denunciate a piede libero.

Le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip Alessandra Simion, su richiesta dei pm Francesco De Tommasi e Sara Ombra, hanno consentito di smantellare la presunta banda criminale che, stando alle indagini, arrivava appunto ad organizzare matrimoni simulati con cittadini italiani, che si prestavano alle nozze dietro il pagamento di un compenso in denaro, per permettere al ‘coniuge’ straniero di restare in Italia pur non avendone diritto. In altri casi, riuscivano a ottenere – sempre dietro pagamento – i documenti che attestavano rapporti di lavoro per gli stranieri, a volte con la complicità di datori di lavoro compiacenti e retribuiti, altre volte ignari del crimine commesso.

Se i matrimoni simulati costavano 4mila euro (di cui 400 andavano all’italiano o all’italiana che sposava lo straniero), servivano 10mila euro per far arrivare in Italia gli stranieri con documenti falsi. Ma il gruppo criminale si sarebbe specializzato anche in un’altra attività: alcuni membri dell’organizzazione si spacciavano per funzionari Aler – l’agenzia delle case

popolari della Regione, estranea alle indagini – e, individuate le case libere – forzavano la porta di ingresso degli appartamenti, sostituivano la serratura e assegnavano l’alloggio e le chiavi a persone che credevano di aver ottenuto legittimamente l’alloggio, ma che per questo pagavano 4mila euro. Nella maggior parte dei casi gli arrestati, dopo aver incassato la caparra di 2mila euro e aver consegnato il falso contratto di affitto, non si facevano più trovare.

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