• 15 Novembre 2024 8:01

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“Per gli Ncc serve una riforma che porti equilibrio”

Ago 11, 2024

“Da un lato ci sono i tassisti nel disperato tentativo di mantenere sia la scarsa offerta che il monopolio al solo scopo di garantirsi incassi soddisfacenti e la rivalutazione delle loro licenze. Dall’altro c’è una spinta a liberalizzare e cioè a fare in modo che l’offerta superi anche i picchi di domanda. Se la prima posizione è deleteria per cittadini, turisti e l’Italia nel suo complesso come ha recentemente certificato perfino la Consulta, la seconda trasformerebbe il trasporto pubblico non di linea in un lavoro sottopagato, un arrotondamento alla stregua del rider e questo avrebbe ricadute sulla sicurezza dei trasportati”. Così all’AGI Francesco Artusa, presidente di ‘Sistema Trasporti’, associazione per il trasporto privato di Ncc e bus turistici con maggiori iscritti nel Paese.

 

A parere di Artusa, “serve una riforma che porti equilibrio tra tassisti ed Ncc nonché tra le esigenze dei fornitori e quelle dei fruitori del trasporto che coniughi il diritto alla mobilità con quello di un tenore di vita dignitoso”. Fondamentale, nel merito del noleggio con conducente, per raggiungere l’equilibrio è una buona “programmazione, una teoria rimasta solo sulla carta della legge del 1992. Nessun comune, da solo, oggi è in grado di fare programmazione, per questo sono nate le aree metropolitane. Prendiamo ad esempio AGI – Milano che è il fulcro su cui gravitano tre aeroporti siti in tre province diverse. Ancor più vasta l’area ricoperta dall’Hub stazione centrale per l’alta velocità. Lo stesso succede a Bologna, Firenze, Napoli o Roma dove, peraltro, l’aeroporto più grande d’Italia ricade sul suolo di un altro comune: Fiumicino”, spiega.

 

“Dunque, la prima criticità da superare è l‘autorizzazione Ncc che non può più essere fisiologicamente gestita dai comuni, ma deve necessariamente passare alle Regioni, che, per estensione territoriale – aggiunge il presidente di ‘Sistema Trasporti’ -, sono senz’altro più in grado di programmare l’emissione di autorizzazioni su parametri economici oggettivi quali la presenza di attività ricettive, la popolazione residente con particolare attenzione agli anziani”.

 

“Non solo, superare la frammentazione degli 8000 comuni in favore di 20 regioni, consentirebbe anche una uniformità di regolamenti, comportamenti e una facilità di intervento sanzionatorio – dice -. Infine, verrebbe finalmente risolto il fenomeno della sperequazione che si manifesta quando dei piccoli comuni compensano la mancata emissione di autorizzazioni Ncc di altre grandi città, sotto continua pressione dei tassisti. C’è poi il tema della concorrenza leale. Una competenza che non può essere lasciata ai vigili urbani attraverso le multe. Sono un mezzo improprio che, tra l’altro, non ha mai funzionato”.

 

“Questioni come i requisiti dei dipendenti, le sedi, la proporzionalità tra autisti e veicoli posseduti, devono rientrare nell’attività autorizzativa delle pubbliche amministrazioni con rinnovi annuali. Solo così si riuscirebbe a fare impresa in modo sano e competitivo. Infine per quanto riguarda i taxi il numero degli stessi è solo una parte dell’equazione se si persegue il criterio dell’equilibrio tra domanda e offerta. Oggi la tecnologia, con un semplice tracciamento satellitare, consentirebbe di fare incontrare domanda e offerta – afferma Artusa -. Non di rado infatti ci sono code di persone da una parte e file di tassisti da un’altra. Questo perché magari quella stazione o quella fascia oraria, non sono ritenute economicamente soddisfacenti dai conducenti. Le amministrazioni dovrebbero avere la facoltà di spostare taxi dove servono, di garantire una presenza minima nelle varie fasce orarie. Oggi, per dirne una: nessun Comune ha idea di quanti e quali tassisti siano al lavoro”.

 

Ma migliorate la mobilità è possibile “se si entra nel cuore delle sue pecche. Se invece continuiamo ad andare avanti per slogan, da un lato e dall’altro, siamo destinati all’esistente per molti anni con gravi perdite da tutti i punti di vista – ricorda Artusa -, soprattutto in termini di diritti negati ai fruitori e di attrattività del nostro paese. Di contro continuerà a crescere l’abusivismo”.

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