• 27 Novembre 2024 3:31

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MORNING BELL Alla Fed è il giorno del giudizio, gli economisti prevedono tassi fermi

Set 20, 2023

AGI – I mercati arretrano, in particolare le Borse asiatiche, mentre i rendimenti sui Treasury toccano il massimo degli ultimi 16 anni e il prezzo del petrolio flette, dopo essere volato al top degli ultimi 10, in attesa della riunione odierna della Federal Reserve. L’aspettativa per la banca centrale a stelle e strisce è che stasera il Fomc manterrà i tassi di interesse stabili tra il 5,25% e il 5,50%. Tuttavia, dopo lo stop, si prevede che l’istituto non muterà la sua prospettiva aggressiva e probabilmente segnalerà tassi più alti per un periodo più lungo, specie se i banchieri americani dovessero convincersi che l’inflazione l’anno prossimo scenderà senza fare grossi danni all’economia.

Secondo il segretario al Tesoro americano Janet Yellen un “atterraggio morbido” per l’economia americana è possibile, nonostante i rischi a breve termine rappresentati dagli scioperi nel settore auto della United Auto Workers, dalla minaccia di shutdown delle attività del governo, dalla ripresa dei pagamenti dei prestiti studenteschi e dal rallentamento economico in Cina. Sul mercato obbligazionario i tassi sui T-bond s’impennano, col 10 anni al 4,37% e il 2 anni al 5,1%, riflettendo il timore di un prolungato periodo di tassi di interesse alti.

Domani toccherà alla BoE, che dovrebbe rialzare i tassi di un quarto di punto, portandoli al 5,50 e venerdì sarà la volta della Boj, la quale non dovrebbe cambiare la sua politica ultra-accomodante, anche se le autorità di Tokyo avvertono con sempre maggiore frequenza che i tassi negativi stanno per arrivare al capolinea. Insomma, l’atteso stop sui tassi fa fatica a vedere la luce, come dimostrano le dichiarazioni del vice governatore della Banca del Canada , il quale sostiene che la banca centrale è pronta a porre fine alla sua recente pausa e ad “aumentare ulteriormente il tasso di interesse di riferimento, se necessario”. “L’inflazione si è rivelata subdola e i banchieri centrali si trovano in una posizione tutt’altro che semplice”, commenta Danni Hewson, responsabile dell’analisi finanziaria di AJ Bell.

“Se si rialza troppo – aggiunge – si rischia di danneggiare le rispettive economie. Se invece non si rialza abbastanza si rischia di spalancare la porta all’inflazione e di far salire i prezzi”. Intanto in Asia, la Borsa di Tokyo arretra di oltre mezzo punto percentuale, mentre l’export del Giappone cala ad agosto per il secondo mese consecutivo in un contesto di rallentamento economico globale, che non favorisce la crescita di un Paese, largamente dipendente dal commercio estero. Giù dello 0,7% anche Hong Kong e arretra Shanghai, dopo che la banca centrale cinese ha lasciato invariati i Loan prime rate (Lpr) a un anno e quelli a 5 anni, i tassi di riferimento sui prestiti che l’istituto concede alle imprese e alle famiglie.

La Pboc aveva un margine limitato per tagliare ulteriormente questi tassi di interesse poichè gli Lpr sono già ai minimi storici. Tuttavia, lasciandoli invariati, la banca centrale ha anche mantenuto il ritmo delle iniezioni di liquidità che pratica per stimolare la ripresa economica. Intanto in Asia i prezzi del petrolio sono scesi dal top da 10 mesi, con il Brent che è passato da oltre 95 dollari a 93,50 dollari al barile. Il prezzo del petrolio è aumentato del 30% in tre mesi per l’estensione dei tagli alla produzione di Arabia Saudita e Russia, anche se in serata è sceso, in attesa dei dati sulle scorte Usa.

A Wall Street i future sono deboli, in attesa della Fed e dopo che ieri l’Ocse, nel suo ultimo Outlook, ha avvertito che le banche centrali devono mantenere alti i tassi di interesse finché l’inflazione non sarà domata, nonostante il rallentamento dell’economia globale. Secondo l’organizzazione di Parigi l’economia dell’Eurozona frenerà sia quest’anno (dal +0,9% al +0,6%), sia il prossimo (dall’1,5% all’1,1%). In particolare, nel 2023 la Germania sarà in recessione (-0,2% da una crescita pari a zero stimata a primavera) mentre nel 2024 farà peggio rispetto a quanto immaginato a primavera: dall’1,3% allo 0,9%.

Anche i future sull’EuroStoxx sono deboli, dopo che ieri le Borse europee hanno scelto la cautela, con Francoforte che paga l’outlook dell’Ocse e perde lo 0,41%. Brillante invece Milano a +0,6% e poco sopra la parità Londra (+0,09%). Sul fronte obbligazionario, lo spread ha chiuso a quota 178 punti, sui valori della vigilia, mentre il mercato valutario è stato poco mosso in attesa dei pronunciamenti sui tassi di questa settimana, che comprendono anche le banche centrali di Brasile, Cina, Norvegia, Svezia, Svizzera, Sud Africa e Turchia.

L’euro ha terminato la sessione in zona 1,0680, lo yen flette a 147,82 sul biglietto verde e lo yuan è stabile a 7,2946 per dollaro. Intanto ieri la startup statunitense di consegna di generi alimentari Instacart ha registrato un’impennata al suo debutto in Borsa, guadagnando oltre il 40% in segno del un rinnovato appetito di Wall Street per le Ipo. In settimana, oltre le riunioni delle banche centrali, le attese sono per una stabilizzazione degli indici Pmi manifatturieri e dei servizi, con quest’ultimo che proprio il mese scorso si è indebolto, scandendo spesso sotto soglia dei 50 punti, ossia in area di contrazione, mentre il manifatturiero è depresso da oltre un anno.

Nel Regno Unito oggi e in Giappone, venerdì, avremo inoltre i dati sull’inflazione di agosto che assumono parecchia rilevanza, in vista delle riunioni delle rispettive banche centrali. Intanto negli Usa proseguiranno le trattative per evitare lo shutdown delle attività del governo. I legislatori americani hanno a disposizione due settimane di tempo per votare un disegno di legge sulla spesa fiscale, il cui fallimento potrebbe causare l’interruzione del funzionamento di ampie fasce di attività del governo.

Oggi l’evento clou è la Fed, occhi sulle sue mosse fino a fine anno

Stasera si riunisce la Fed. E’ praticamente scontato che stavolta di mosse sui tassi non ce ne saranno, per cui il Fed fund resterà fermo tra il 5,25% e il 5,50%. “Quello che occorrerà tenere d’occhio sono le proiezioni dei membri Fed – spiega Vincenzo Bova, senior strategist di Mps – Se dovesse esserci ancora una stragrande maggioranza che si pronuncia a favore di un aumento dei tassi, il mercato dovrà convincersi a prezzare un ulteriore rialzo entro l’anno. Ora i mercati prezzano questa probabiità al 50%, che non è poco ma non è nemmeno quasi certo, perchè in quel caso la percentuale dovrebbe essere del 70-80%”. “Io – precisa Bova – prevedo che le proiezioni dei dot confermeranno un altro rialzo. E se così fosse non è detto che non verranno rivisti anche i tagli previsti per il 2024, che erano di 100 punti base. Potrebbero essere ridotti anche quei tagli”. E questo per i mercati non sarebbe una buona notizia. Insomma, se i banchieri americani dovessero convincersi che “l’inflazione l’anno prossimo scenderà senza fare grossi danni all’economia”, allora, conclude Bova, ne deriverebbe che “non bisognerà fare grossi tagli, o introdurre misure di stimolo per l”economia”. “Adesso la mediana dei dot – spiega l’analsta di Mps – è tra 5,50% e 5,75%, il che vuol dire un altro rialzo. E’ probabile che questo range venga mantenuto”.   

Cina: Pboc lascia invariati a minimi storici tassi primari su prestiti

La Banca Popolare Cinese ha mantenuto i tassi di riferimento sui prestiti ai minimi storici, cercando di trovare un equilibrio tra il sostegno alla ripresa economica e il rafforzamento dello yuan. La Pboc ha lasciato invariato al 3,45% il tasso Loan prime rate (Lpr) a un anno, che rappresenta il parametro di riferimento più vantaggioso che le banche possono offrire alle imprese e alle famiglie, mentre l’Lpr a cinque anni, utilizzato per determinare i tassi ipotecari, è rimasto invariato al 4,20%. Entrambi i tassi erano ai minimi storici, dopo tre tagli nell’ultimo anno. La mossa era attesa dai mercati, dato che la scorsa settimana l’istituto ha lasciato invariati i tassi sui prestiti a medio termine.

Gb: oggi escono dati inflazione e domani tocca alla BoE

Oggi escono i dati sull’inflazione del Regno Unito ad agosto, che daranno sicuramente un’indicazione alla BoE, la quale si riunisce domani per deliberare sui tassi. La previsione è che l’inflazione è attesa in accelerazione dal 6,8% annuale al 6,9%, e dunque, nota Bova, “resterà su livelli elevati”. “Il mercato finora ha dato credito alle parole di Andrew Bailey, il numero uno della BoE, il quale ha detto che l’istituto è arrivato alla fine del ciclo dei rialzi. Tuttavia con un’inflazione così alta, dando per scontato che giovedì la Bank of England, rialzerà i tassi di un quarto di punto, portandoli dal 5,25% al 5,50%, è probabile che si arriverà a fare un altro rialzo entro la fine dell’anno. E quindi non è da escludere che i tassi britannici alla fine del 2023 arrivino al 5,75%. Insomma, se la BoE domani non farà come la Bce, dicendo chiaramente che i tassi resteranno fermi a lungo, “i mercati sicuramente andranno a prezzare un altro rialzo entro la fine dell’anno e lo faranno, arrivando al 5,75%, un livello che ancora non hanno prezzato”. 

Giappone: venerdì escono dati inflazione e si riunisce la Boj

Venerdì uscirà l’inflazione in Giappone, che ad agosto dovrebbe restare ferma al 3,3%, come a luglio, un livello che comunque è elevato per il Paese. Poi lo stesso giorno si riunirà la Boj, che non dovrebbe fare grosse manovre. “Nei giorni scorsi – spiega Bova – il nuovo Governatore Ueda aveva detto che se le nuove stime sui salari e sull’inflazione dovessero indicare che abbiamo raggiunto il target potremmo finire l’era dei tassi negativi. Secondo me venerdì Ueda sarà più prudente, tuttavia arriveranno anche i dati sull’inflazione, per cui vediamo che succederà”.

Disney: titolo perde oltre 3% dopo piano di spendere 60 mld in parchi a tema

Le azioni della Disney perdono oltre il 3% dopo l’annuncio che raddoppierà la spesa in parchi a tema, resort e compagnie di crociera portandola a 60 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Nell’ultimo anno i titoli del gruppo hanno perso quasi il 25%.I parchi a tema Disney hanno avuto una performance solida nel 2022 con il ritorno dei fan dopo la chiusura del Covid-19, e i parchi internazionali hanno conosciuto una ripresa simile quest’anno, in particolare a Shanghai. Si tratta del segmento di business che ha guidato i profitti ella Disney nell’ultimo anno, mentre lo streaming continua a perdere soldi.

Usa: si e’ dimesso Tilly, amministratore delegato Cboe

L’amministratore delegato di Cboe Global Markets, l’operatore di borsa con sede a Chicago, si è dimesso improvvisamente, dopo che la società lo ha accusato di non aver rivelato i suoi rapporti personali coi colleghi, il che è in netto contrasto con i valori dell’azienda. Tilly è un veterano del Cboe e del Chicago Board Options Exchange, l’istituzioone che l’ha preceduto. Entrambe sono le più grandi borse di opzioni statunitensi. Tilly era alla guida di Cboe dal 2013, avendo ricoperto posizioni di senior management dal 2006, quando si è trasferito dal trading floor. È diventato presidente nel 2017 dopo aver guidato l’acquisizione da 3 miliardi di dollari della piattaforma di trading Bats da parte di Cboe, una mossa che hga ampliato la sua operatività sui derivati legati alle azioni Usa ed europee, nonchè ai fondi negoziati in Borsa e alle valute. La scorsa settimana l’amministratore delegato della BP Bernard Looney si è dimesso per non aver rivelato l’entità delle sue passate relazioni personali all’interno dell’azienda. Cboe ha rivelato che Tilly se n’è andato dopo un’indagine iniziata il mese scorso dal cda e da alcuni avvocati esterni. Fredric Tomczyk, membro del consiglio di amministrazione della Cboe, assumerà la carica di amministratore delegato.

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