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L’analisi del Dna smaschera la “regina guerriera” e cambia il passato

Lug 8, 2023

Nel 3000 avanti Cristo, ben prima della costruzione dei magnifici palazzi di Cnosso, a Creta cominciava una civiltà minoica distinguibile, con alcuni gruppi emergenti che iniziavano a controllare la vita economica e politica delle comunità, sulla base soprattutto di contatti e scambi con le popolazioni mediterranee. Nelle Cicladi, si avevano i primi insediamenti religiosi, e la gente viveva in casette di una stanza, con il tetto piatto, poggiate su ciottoli o scisto e costruite in materiali deperibili, come legno, canne, fango. Troia veniva fondata, ed era un tipico insediamento neolitico, ben diverso dalla splendida città che gli Achei distrussero. Sulle sponde del Mediterraneo, dal lato opposto rispetto a quello in cui si osservava la nascita della civiltà greca, fioriva un’altra civiltà, la cui opulenza e ricchezza è stata pienamente compresa solo in tempi recenti.

In un’area di oltre 400 ettari nel sudovest della Spagna, presso Valencina, si sono trovati i resti di un’opulenta civiltà dell’età del rame, la cui ricchezza è testimoniata sia dalle costruzioni megalitiche di significato religioso, sia soprattutto dal contenuto delle tombe ivi ritrovate: insieme ai resti umani, sono stati portati alla luce oggetti ottenuti da materiali preziosi importati da luoghi lontani, come avorio, ambra, variscite, cinabro e cristallo di rocca. In una tomba a tholos, detta tholos di Montelirio, sono stati identificati 25 corpi, di cui almeno 20 donne (per gli altri 5 non è stato possibile determinare il sesso), sepolte con indumenti speciali, realizzati con decine di migliaia di perline di diametro compreso tra 3 e 4 millimetri e conchiglie che originariamente erano attraversati da fibre sottili, a comporre abiti a rete di spettacolare fattura. Portavano ciondoli di avorio e ambra a forma di ghianda, ed erano distese a cerchio nella camera principale del tholos.

A circa 100 metri di distanza dal tholos di Montelirio, nel 2008 è stata scoperta un’altra rimarchevole tomba, contenente i resti di una sola persona (in contrasto con l’uso documentato del periodo, che prevedeva inumazioni collettive), chiamata non a caso “il principe dell’avorio”. Questo individuo è stato identificato come un giovane maschio di età compresa tra i 17 ei 25 anni al momento della morte, sulla base di analisi antropologiche. Gli isotopi di stronzio hanno mostrato che era di origine locale, mentre, allo stesso tempo, livelli sorprendentemente alti di mercurio nelle ossa (come per le 20 donne poco distanti) hanno rivelato un’intensa esposizione in vita al cinabro, ovvero il solfuro di mercurio, il cui rosso vivo ne ha per millenni fatto uno dei pigmenti preferiti sia per uso artistico che per decorare il corpo. Era sepolto con un sontuoso corredo di beni di prestigio che includeva un grande piatto di ceramica (in cui sono state trovate tracce chimiche di vino e cannabis), un piccolo punteruolo di rame e molteplici oggetti in selce e avorio. Sorprendentemente, tra questi ultimi c’era una zanna intera, del peso di 1,8 kg, di un elefante africano, che non ha eguali nell’Europa occidentale; da questo il giovane sepolto prese il suo nome odierno. Fra le armi del corredo, spiccano un pugnale in selce con il manico d’ambra e, soprattutto, una meravigliosa daga di cristallo di rocca, con il manico in avorio cesellato e decorato con 90 grani in madreperla.

La quantità e la qualità dell’assemblaggio di manufatti usati come offerta funeraria implica che, fra quelli di cui si sono trovati i resti, questo giovane aveva raggiunto il massimo picco di importanza sociale e ricchezza nella Spagna dell’età del rame fra il 3200 e il 2500 a.C., come una recente revisione comparativa ha mostrato. È naturale, quindi, che i ricercatori volessero saperne di più, ricorrendo ad indagini molecolari per cercare informazioni. I risultati sono stati appena pubblicati, e sono di quelli che sorprendono per la bellezza tecnica dei metodi utilizzati e per le implicazioni che ne derivano. Bisogna sapere che, anche se l’epoca non è inaccessibile per tale tipo di studi, l’analisi del Dna antico sui reperti ossei di quell’età in Spagna è preclusa, a meno di fortunatissime eccezioni: il Dna, infatti, è in generale stato esposto a temperature e condizioni troppo aggressive, per poter arrivare a risultati significativi. Per questo motivo, i ricercatori sono ricorsi direttamente all’analisi delle proteine estratte da un paio di denti, usando le moderne tecniche di spettrometria di massa. In particolare, dallo smalto dei denti è possibile estrarre i resti di una proteina, l’amelogenina, indispensabile per la sua formazione. Questa ha una caratteristica importante: il suo gene risiede sui cromosomi sessuali, e la versione prodotta dal cromosoma Y (AMELY) è diversa da quella prodotta dal cromosoma X (AMELX). Anche se nei denti è presente in ogni caso molta AMELX, nei maschi si trova una quantità piccola, ma rilevabile, di AMELY.

E qui è arrivata la sorpresa: dopo accurate indagini, il “principe dell’avorio” è risultato privo di AMELY. Chi vi scrive ha controllato i dati sperimentali di spettrometria di massa, che sembrano supportare le conclusioni degli autori dell’articolo; ovviamente, non posso comunque escludere altre fonti di errore, ma, se come mi pare gli autori dell’articolo hanno ragione, abbiamo a che vedere con una “regina guerriera”, invece che con un principe. Come mettono in evidenza gli autori dell’articolo citato, questo è compatibile con il fatto che, guardando le sepolture di alto status sociale della civiltà di Valencina, non si è trovato un solo uomo, almeno non finora; ma mentre negli altri casi noti il corredo non conteneva oggetti tipicamente maschili, come le armi, la tomba più prominente di tutte, oltretutto dedicata eccezionalmente ad una singola sepoltura e fin da subito identificata come quella di un capo guerriero, sembra proprio contenere i resti di una donna, malamente identificati in origine a causa del cattivo stato di conservazione dello scheletro.

Le nuove tecniche di archeologia molecolare stanno cambiando il nostro passato, letteralmente; comincia ad emergere un mondo molto più variegato, fatto di gruppi umani con strutture sociali molto diverse, ma in stretto contatto culturale l’uno con l’altro, ognuno dei quali sperimentava diversi modi di coesistenza e di vita, sulle rive di un mare che evidentemente era la cornice di scambi commerciali, politici ed economici molto più vivaci di quanto comunemente si creda per quelle antiche epoche. La possiamo quasi vedere, la nostra giovane “regina guerriera”: riccamente vestita, decorata di rosso cinabro e con le sue armi di cristallo e fra i suoi oggetti d’avorio, doveva certamente trasmettere l’immagine diretta del potere di quella antica civiltà commerciale che fioriva sulle coste occidentali del Mediterraneo.

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