«Era la domenica del voto, il 5 giugno. E proprio mentre eravamo al seggio, è stata mia madre ad accorgersi che tra i nomi pubblicati lì sui manifesti affissi al muro, nella lista “Napoli Vale”, figurava una candidata col mio nome, cognome e la mia data di nascita. Sembrava uno scherzo». Lo scandalo era esploso a giugno, ma nessuno lo aveva colto, o voluto capire. C’era una denuncia ufficiale trasmessa dai carabinieri alla Procura, ormai otto mesi fa. Lo scandalo era già stato segnalato da una famiglia napoletana. Ora lo racconta a Repubblica Annachiara Sereni 24 anni. Un’altra dei nove cittadini inseriti in lista alle comunali a sua insaputa. Annachiara, bionda e sottile come una modella, ha appena conseguito la laurea triennale in Economia e Commercio, alle spalle una famiglia solida, papà avvocato, mamma docente di italiano e latino, due fratelli e una bella casa a Santa Lucia. E sua madre, Alessandra, ancora non riesce «a comprendere come sia potuta accadere una cosa del genere. E soprattutto: perché».
Annachiara, per voi quella domenica del voto è stato un giorno indimenticabile.
«È avvenuta una cosa assurda. Tu entri in un seggio con tutta la famiglia, vai a votare e solo perché tua madre è una donna attenta, uno sguardo di lince dietro gli occhiali, ti accorgi che ci sei proprio tu in lista. Anche se tu non ne sai assolutamente nulla».
Quindi, la vostra scoperta è avvenuta esclusivamente per caso?
«Esattamente. Mia madre ha notato che tutto coincideva. Quindi, abbiamo subito segnalato la cosa al presidente del seggio…».
Quale seggio?
«L’Istituto d’arte di piazzetta Salazar». Interviene sua madre: «La cosa davvero avvilente è che il presidente di seggio, invece di allarmarsi e segnalare quell’inquietante faccenda, ci fa spallucce e dice che lui non può fare proprio nulla, non sa a chi dirlo, non sa neanche da dove cominciare. Allora lo segnaliamo agli uomini in divisa che stazionano a ridosso del seggio. Anche lì, spallucce e molta diffidenza. Della serie: ma siete sicuri che non avete messo qualche firma da qualche parte?».
Cosa decidete di fare?
La signora Sereni continua. «Mio marito e mia figlia impiegano alcuni giorni per venire a capo della vicenda. Vanno in Comune, accertano definitivamente che tra le persone in lista c’è una Annachiara Sereni, che tra l’altro è un’identità unica a Napoli e forse anche in Italia, con la data di nascita che è quella di mia figlia. Soltanto l’indirizzo è sbagliato. Il guaio è che, all’inizio, abbiamo dovuto superare molte diffidenze. Nessuno ci credeva, molti pensavano che tutto fosse capitato per qualche nostra leggerezza. Continuavano a chiedere a mia figlia: “Ma sei sicura che non hai dato qualche assenso, che non hai messo qualche firma in calce a un documento?” . Come se si trattasse di una ragazzina di 15-16 anni, e non di una giovane donna di 24».
Alla fine avete presentato una dettagliata denuncia.
«Devo riconoscere che alla stazione dei carabinieri di Chiaia abbiamo trovato accoglienza e anche un maresciallo che ha preso a cuore la cosa e dopo un accertamento di qualche giorno ci ha contattati e ci ha confermato quello che pensavamo: non c’erano nostre autorizzazioni, non figurava alcuna nostra iniziativa. Quindi abbiamo firmato una regolare denuncia il 20 giugno. E quando è arrivata la comunicazione della Corte d’Appello, noi abbiamo potuto mostrare che già da mesi ci eravamo accorti di quella caniddatura falsa e abbiamo mostrato copia della denuncia».
Annachiara, a 24 anni qual è il suo rapporto con la politica?
«Diciamo