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Così le tecnologie possono aiutarci a predire i fattori di rischio mortale

Ott 22, 2022

Quando morirò, voglio esserci anch’io, ebbe a dire Guareschi. A breve, forse, potremo esser presenti non tanto alla nostra morte, ma alla sua predizione semplice, con un grado di accuratezza che eguaglia i più raffinati e complessi predittori di rischio di mortalità. I dati di soli sei minuti di cammino, raccolti tramite sensori di movimento di un comune smartphone, potrebbero infatti essere sufficienti per prevedere il rischio di morte a cinque anni. Un gruppo di ricercatori ha esaminato i dati di 100.655 partecipanti allo studio UK Biobank, che raccoglie informazioni sulla salute degli adulti di mezza età e anziani che vivono nel Regno Unito da oltre 15 anni. Come parte di un apposito studio, i partecipanti hanno indossato sensori di movimento sui polsi per una settimana. Circa il 2% dei partecipanti è morto nei cinque anni successivi.

I ricercatori hanno in particolare concentrato la propria attenzione su circa un decimo dei partecipanti, per i quali i dati di movimento e i dati di mortalità a cinque anni sono stati raccolti. Attraverso un modello di apprendimento automatico, si è poi sviluppato un algoritmo che stimava il rischio di mortalità a cinque anni utilizzando l’accelerazione durante una camminata di sei minuti. Bisogna tener conto che per molte malattie, particolarmente negli adulti e negli anziani e particolarmente per condizioni cardiache e polmonari, è stata dimostrata una camminata caratterizzata da rallentamenti per mancanza di fiato e brevi accelerazioni successive, con uno schema di movimento molto caratteristico.

 

Anche per alcune condizioni neurologiche, quali il morbo di Parkinson, si sta evidenziando in fasi precliniche un disturbo motorio monitorabile mediante sensori, ed è possibile che si riesca a stabilire il suo valore predittivo. Una volta ottenuto un algoritmo che correlasse nel sottogruppo prescelto inizialmente le caratteristiche motorie prevalenti in un individuo con il rischio di morte a cinque anni, il modello ottenuto è stato testato utilizzando i dati di tutti gli altri partecipanti. In particolare, è stata calcolata una quantità, denominata indice C, usata in biostatistica per valutare la capacità predittiva del rischio da parte di un modello basato su indicatori prescelti. Il valore ottenuto, pari a 0,72, è paragonabile a quello ottenibile a partire da altre metriche di stima dell’aspettativa di vita, come l’attività fisica quotidiana o il rischio per la salute ottenuto attraverso appositi questionari.

In sostanza, un predittore semplicissimo, legato al monitoraggio di soli sei minuti di cammino, ha la stessa capacità di misure molto più complicate da ottenersi. Mentre l’ultimo studio pubblicato ha utilizzato sensori di movimento da polso, si pensa adesso di utilizzare i telefoni cellulari, in grado di misurare accelerazione e altre caratteristiche della camminata, in modo da avvantaggiarsi di un potenziale sensore universalmente diffuso e che non richiede investimenti e costi aggiuntivi. Proprio per questo motivo, nonostante abbiano usato sensori di movimento più sofisticati, i ricercatori hanno utilizzato solo un tipo di dati che è comunemente fornito dagli accelerometri dei cellulari, in modo da validare l’utilizzo del tipo di dati ottenibili dai telefonini per alimentare l’algoritmo di predizione che hanno ottenuto.

Il passaggio alla misura diretta da telefonino, in programma in un prossimo ampio studio, è quindi pronto; si vedrà se il modo diverso di indossare i sensori avrà qualche influenza e anche se esistano sottopopolazioni di maggiore interesse – per esempio gli anziani in una certa fascia di età, o coloro che soffrono di condizioni cardiopolmonari – per i quali è possibile ottenere stime ancora più accurate.

Perché predire il proprio rischio di morte?

La speranza è che, come sempre quando si parla di monitoraggio del rischio, esista la possibilità di intervenire in maniera mirata su coloro che mostrano peggioramento o che appaiono a rischio più grave, indirizzando cure particolari alla luce di una stima del rischio facilmente ottenibile. Naturalmente, tuttavia, è da tener presente l’appetito del mercato per simili predittori di mortalità, i quali possono introdurre discriminazioni – pensiamo per esempio alle assicurazioni e ai datori di lavoro che avessero accesso a simili dati. È quindi indispensabile che le applicazioni concrete di questo tipo di ricerca, più avanti di quanto immaginiamo, sia sottoposta al vaglio del regolatore, utilizzando i criteri già adottati per altri predittori di rischio comunemente utilizzati (per esempio i famosi questionari assicurativi); l’abuso può essere prevenuto infatti solo da una legislazione lungimirante, che metta a frutto i vantaggi ottenibili dalla tecnologia senza dimenticarne i rischi.

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