L’ambasciata russa in Italia ha pubblicato su Facebook un commento alla vignetta di Makkox pubblicata sul Foglio di oggi – un palazzone con due uomini alla finestra e un altro che cade e la scritta: “Maganov, magnate russo del petrolio, che aveva espresso contrarietà sulla guerra all’Ucraina, è morto in un ospedale a Mosca. Dopo essere caduto da una finestra. Due volte”. Gli uomini affacciati, nel disegno, dicono: “Vedi di lanciarlo sulla fiala di polonio, stavolta”. “Uffa, da, da!”. L’ambasciata russa scrive che “si sente spesso dire: ‘La Russia è parte dell’Europa’, ‘abbiamo la stessa cultura’. Tuttavia il quotidiano Il Foglio del 2 settembre ci fa dubitarne seriamente. La cultura russa assume un atteggiamento rispettoso nei confronti della morte. Di qualsiasi persona, in qualsiasi circostanza. Lo stesso si può dire della cultura del Tatarstan, basata sulle tradizioni dell’islam, cui apparteneva il presidente del cda della compagnia petrolifera Lukoil, Ravil Maganov, tragicamente morto a Mosca. Tuttavia Il Foglio ha considerato la sua morte un’occasione buona per una vignetta derisoria. Non insistiamo che la redazione del Foglio chieda scusa ai parenti e agli amici di Ravil Maganov. A quanto pare, in questo giornale si sono semplicemente radunate persone di cultura diversa”.
Sulla morte di Maganov non sono state aperte ufficialmente delle indagini, così come non è accaduto nelle altre nove morti sospette di uomini d’affari russi apparentemente suicidi (spesso dopo aver ammazzato la famiglia) ritrovati in circostanze mai chiarite nel corso degli ultimi mesi. Non si sta quindi discutendo del rispetto per la morte di Maganov ma delle cause della sua morte. La guerra che la Russia ha scatenato in Ucraina ci ha spesso portati a riflettere sulla cultura russa e sulla sua convivenza con la nostra cultura, in particolare per quel che riguarda il rispetto non soltanto della morte, ma anche della vita.
I resoconti dalla guerra ucraina hanno segnalato la presenza dei cadaveri dei soldati russi lasciati dall’esercito dietro di sé in fase di ritiro, così come di cadaveri ucraini lasciati per le strade con ordigni esplosivi addosso per colpire chi, rispettosamente e dolorosamente, vi si avvicinasse per darne sepoltura. Così come i resoconti da Mariupol dicono che i corpi delle vittime dell’attacco russo al teatro della città ucraina non sono stati recuperati e ora, nella ricostruzione avviata dalle forze russe che occupano Mariupol, vengono ricoperti dal cemento. Culture diverse? Se è questo il rispetto russo nei confronti della morte, sì, questa volta siamo d’accordo.