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In Italia ci sono 31 santuari marini per la tutela della biodiversità  

Mag 30, 2021

AGI – La biodiversità marina è fondamentale per la vita sopra il livello del mare, compresa la nostra. In Italia ci sono 31 “santuari” marini, o aree marine protette (amp), oltre a diverse centinaia di siti protetti relativi soprattutto alle aree costiere, ma non basta: circa il 20% del nostro mare rientra in aree tutelate, contro l’obiettivo europeo del 30% al 2030.

“Salvaguardare la biodiversità è fondamentale per la sopravvivenza stessa dell’umanità”, spiega all’AGI Leonardo Tunesi, direttore di ricerca presso l‘Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e responsabile dell’area per la tutela della biodiversità, degli habitat e specie marine protette, elencando le iniziative italiane e internazionali per la tutela delle zone marine.

“Si pensi che le stime attuali – afferma l’esperto – indicano che il 50 per cento dell’ossigeno presente in atmosfera deriva proprio dal mare, grazie all’azione dei fitoplancton vegetali e delle praterie di piante marine presenti sui fondali. Gli oceani sono giocano un ruolo chiave anche nella regolazione del clima, perché il mare ha una composizione chimica tale che permette l’assorbimento di una buona parte dell’anidride carbonica prodotta dalle attività antropiche”.

Il ricercatore aggiunge poi che la biodiversità si esprime a molteplici livelli, sia a livello di specie, per cui esiste la biodiversità genetica, che rende dissimili due esemplari appartenenti alla stessa specie, ma anche a livello di paesaggio e di popolamento, per cui esistono hotspot di biodiversità in cui un insieme di ecosistemi vivono in equilibrio caratterizzando un determinato landscape. 

“Da decenni è stata riconosciuta l’importanza di adottare misure di gestione delle attività umane riconosciute come efficaci – continua Tunesi – concepite per perseguire obiettivi specifici di tutela. Ne sono un esempio le aree marine protette, o amp, istituite per proteggere luoghi o specie specifici”.

Tra gli esempi più significativi di iniziative internazionali a cui concorre l’Italia c’è il Santuario Pelagos, per la protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo, che nasce nel 1999 da un accordo tra Italia, Francia e Montecarlo compreso tra le congiungenti Capo Falcone, nella Sardegna nord-occidentale, e la penisola di Giens, in Francia e la congiungente Capo Ferro, nella Sardegna nord-orientale, la foce del Fosso Chiarone, al confine fra Toscana e Lazio.

“In Italia sono state inoltre istituite 31 amp a livello nazionale – prosegue il ricercatore – istituite grazie alla legge per la difesa del mare che risale al 1982, alle quali si affiancano diverse centinaia di siti NATURA2000, aree protette istituite sulla base delle Direttive europee Habitat ed Uccelli e gestiti a scala regionale che costituiscono una rete di aree protette marine e costiere voluta per proteggere le specie di importanza conservazionistica, come il delfino tursiope o la posidonia”.

Sempre in relazione all’importanza della biodiversità, lo studioso riporta poi l’esempio dei popolamenti biogenici, ovvero quelli in cui il fondale, originariamente mobile dal punto di vista geologico è diventato consistente grazie alla creazione di una formazione di origine biologica.

“La posidonia, una specie endemica del Mediterraneo – spiega – prospera sui fondali sabbiosi, ma le nuove piante si sviluppano sugli intrichi dei rizomi, che nel corso di diversi milioni di anni accumulano uno spessore significativo e modificano l’ambiente stesso. Queste strutture sono importantissime, perché sono vere e proprie trappole per la CO2 e quindi contribuiscono ad assorbire e rimuovere dalla biosfera parte di questo gas”.

Anche i coralli profondi possono svolgere un ruolo significativo in termini di assorbimento di anidride carbonica, perché gli animali più giovani crescono sugli scheletri calcarei dei coralli morti e il fondale muta così in una struttura dura che si forma nel corso di milioni di anni, anch’essa in grado di intrappolare un quantitativo notevole di CO2.

“Lo scorso anno l’Unione Europea ha pubblicato una nuova strategia per la biodiversità – dice ancora Tunesi – per cui i paesi membri per il 2030 dovranno proteggere il 30 per cento dei mari europei. L’Italia, che oggi si avvicina al 20 per cento, dovrà impegnarsi nell’applicazione di nuove efficaci misure di gestione delle attività umane volte a proteggere la biodiversità”.

In quest’ottica, sottolinea il ricercatore, è necessario prevedere di istituire aree protette anche oltre le ’12 miglia’ che costituiscono il limite delle acque nazionali. La maggior parte delle attuali amp, infatti, si trova in prossimità della costa, mentre con le nuove direttive europee sarà necessario ampliare queste zone e assicurare protezione anche per i grandi fondali.

“Noi, come ISPRA, nell’ambito dell’Accordo RAMOGE, abbiamo avviato uno studio pilota in collaborazione con Francia e Montecarlo per studiare monti sottomarini la cui sommità arriva ad una profondità di 600 metri, a partire da fondali di oltre tremila metri – sottolinea Tunesi – scopo di queste indagini, l’identificazione e il riconoscimento delle zone marine da proteggere per salvaguardare la biodiversità”.

“Gli oceani sono una realtà che assicura la presenza della vita sul nostro pianeta – conclude – dobbiamo necessariamente impegnarci per salvaguardare il mare, tutti i suoi ecosistemi e la sua biodiversità perché sono componenti essenziali di cui, di fatto, facciamo parte, in quanto esseri viventi”. 

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