Con un piede è fuori, ma con l’altro, la sindaca Chiara Appendino, non solo resterà dentro l’Osservatorio sulla Torino-Lione, ma dovrà addirittura continuare a tenerselo in “casa”. Se da numero uno del Comune di Torino, la prima cittadina ha abbandonato lo scorso 5 dicembre l’organismo tecnico di consultazione sul Tav, da presidente della Città metropolitana sarà costretta a rimanervi. Lo ha deciso stamattina il Consiglio metropolitano, dove la prima cittadina non può contare sulla maggioranza dei voti, approvando una mozione firmara dai consiglieri del Pd, Forza Italia e Lega Nord.
L’atto è stato licenziato con 10 voti favorevoli, 8 contrari (il M5S) e un non partecipante. La sindaca Appendino dovrà rispettare l’impegno di “proseguire l’attività di partecipazione all’Osservatorio, mettendo a disposizione competenze tecniche e risorse per contribuire alla ricerca di soluzioni utili per realizzare il miglior progetto possibile, dal punto di vista sia ambientale che economico”. E sarà tenuta a continuare a dare ospitalità agli uffici dell’organismo all’ottavo piano di corso Inghilterra, nella sede dell’ex Provincia, “prorogando, alle condizioni attuali – si legge nel documento – il contratto d’uso gratuito dei locali (con un rimborso annuo di 15mila euro) all’VIII piano della sede di corso Inghilterra”.
“È la dimostrazione che Chiara Appendino e il Movimento 5 Stelle non possono pensare di governare
la Città metropolitana di Torino con i colpi di mano”, ha attaccato il capogruppo del Pd, Vincenzo Barrea, riferendosi alla lettera di sfratto inviata all’Osservatorio dalla sindaca metropolitana la scorsa estate. “I consiglieri de M5S hanno provato a spostare il ragionamento sulle motivazioni dell’opera, ma – conclude Barrea – sono stati costretti ad ammettere che la Città metropolitana di resterà nell’Osservatorio”.