Secondo i giudici che hanno ordinato il “divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale di ingegnere nonché di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche, private o pubbliche, e delle imprese”, da ben tre inchieste con Castellucci e la “sua” Aspi attualmente indagati emerge “la persistente totale mancanza di scrupoli per la vita e l’integrità degli utenti delle autostrade compiendo azioni ed omissioni in concorso relative a praticamente tutti i tipi e gli oggetti di manutenzione ed adeguamento nell’ambito della gestione delle autostrade, condotte volte tutte a una poliedrica e persistente politica del profitto aziendale”, “perseguito anche attraverso condotte delittuose. Ovviamente neppure può dirsi che le condotte illecite siano state da lui tenute solo nell’interesse di terzi, in quanto i soddisfatti azionisti di maggioranza avevano modo di compensarlo adeguatamente”.
Autostrade, revocati gli arresti domiciliari a Castellucci
03 Dicembre 2020
In un tale, desolante quadro, i giudici Massimo Cusatti (presidente), Cristina Dagnino (relatore) e Valentina Vinelli, scrivono come anche dopo il crollo di ponte Morandi Castellucci continui a perseguire gli interessi del gruppo. E lo faccia “nonostante la consapevolezza delle responsabilità per assoluta inadeguatezza delle manutenzioni, con evidente violazione della convenzione di concessione e – quindi – sua potenziale decadenza”.
E allora ecco i già noti contatti con il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti con cui parlare della disastrata Banca Carige, oppure le incursioni continue nelle trattative su Alitalia. E non solo gli incontri con il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, ma anche i contatti con Cassa Depositi e Prestiti. Scrive il tribunale del Riesame: “Nel marzo del 2020 il riesaminato instaurava contatti anche con il management di Airfrance e con il presidente di Cassa depositi e prestiti, si noti quest’ultima interessata a subentrare nel capitale di ASPI, con evidente speranza di Castellucci di ritornare ad avervi ruolo, nonostante la cessazione dagli incarichi per Aspi”.
Poi c’è il processo sulla strage di Avellino: “Si ricava chiaramene che Berti e Castellucci, coimputati con altri, erano stati difesi nel processo di Avellino, nel quale Aspi era responsabile civile, seguendo una linea difensiva evidentemente comune, che mirava a non far emergere che i vertici di Aspi fossero informati circa le concrete e singole vicende di cattiva manutenzione di ciascun tronco, difendendo in tal modo anche la società e le sue casse. È chiaro che dalle intercettazioni riportate Castellucci si è avvantaggiato di tale linea difensiva, che del tutto verosimilmente ha contribuito a determinarne l’assoluzione in primo grado”.