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1-2-Switch Recensione – Everyeye.it

Mar 4, 2017

Se fate parte della ricca compagine di coloro che ancora non riescono a spiegarsi perché Nintendo abbia deciso di non inserire 1-2-Switch nella bella confezione bicolore della sua nuova console, beh, sappiate che avete tutta la nostra comprensione. Si tratta di un interrogativo più che legittimo, specialmente considerando la natura spiccatamente “gimmicky” dell’unica vera esclusiva first party della lineup di lancio di Switch, che rende immediatamente evidente come il concept del titolo sia legato a doppio filo alla volontà di mettere in mostra le peculiarità dell’hardware della nuova console. A differenza di Wii Sports e Nintendo Land, tra l’altro, la formula ludica di 1-2-Switch rende impossibile il gioco in solitaria, e non offre agli utenti alcun genere di sfida o obbiettivo in grado di mantenere in alcun modo vivo l’interesse, se non durante sporadiche sessioni di party gaming, preferibilmente ad alto tasso di lambrusco. Quindi, di nuovo, perché non infilare 1-2-Switch nella scatola biancorossa dell’ibrida di Nintendo? Eh, gran bella domanda.

28 giochi, 28 minuti di divertimento

Dopo qualche decina di minuti in compagnia di 1-2-Switch – e della necessaria controparte del momento – appare chiaro come il titolo trasudi “Nintendo” da tutti i pori. I 28 minigiochi che compongono il roster del titolo, la gran parte sbloccabili dopo un po’ di rodaggio con la manciata di modalità disponibili al primo avvio, sono una fiera di stranezze, follie e amenità assortite, alcune delle quali sorprendentemente divertenti… almeno per un po’. Tralasciando il lieve disagio sociale causato da modalità come Sogni d’Oro (cullare un pupo-Switch non è certo un’esperienza memorabile) o l’infame Muuuungi che ti Passa (pensate come ci si può sentire a strizzare una mammella vaccina immaginaria fissando negli occhi un altro essere umano), minigiochi come Contabiglie o Ping Pong evidenziano la qualità – a tratti genuinamente sorprendente – del Rumble HD dei due Joy-Con.

Sogni d’Oro

Uno dice: “vabbé, ho appena strizzato i capezzoli di una mucca guardando negli occhi il mio vicino di casa, non è che le cose possano farsi più strane di così”. Ah, illusi. Immaginate un trentenne pelato e barbuto, intento a cullicchiare maldestramente Nintendo Switch, mentre sullo schermo l’immagine semi-statica del viso di un poppante annienta per sempre ogni suo desiderio di paternità. Ecco, la modalità Sogni d’Oro può a mettere a repentaglio il futuro del vostro bagaglio genetico.

Vi possiamo assicurare che, malgrado l’intrinseca follia del concetto, scoprirsi in grado di giocare un’intera partita di ping pong affidandosi solo all’udito e alle sensazioni tattili offerte dai minipad di Switch, in assenza di un qualsiasi genere di feedback visivo, è una circostanza che sa offrire belle soddisfazioni. Così come ha del magico riuscire a “contare” immaginarie biglie rotolanti all’interno dei Joy-Con solo grazie alla magia del Rumble HD. I migliori minigiochi sono proprio quelli che permettono agli utenti di apprezzare al massimo le indiscutibili qualità tecniche dei due controller, e di prendere coscienza delle eccezionali potenzialità del sistema di rumble in dotazione a Switch. La modalità Tesori Incatenati, ad esempio, sfrutta sia i sensori di movimento che il Rumble HD dei Joy-Con per “simulare” l’azione di liberare uno scrigno da un groviglio di catene, mentre il minigioco Gnam Gnam spinge ad assaltare famelicamente il pad destro, chiudendo e spalancando le fauci davanti alla cam a infrarossi integrata nel Joy-Con, forse l’unica tecnologia che non ci aspettavamo di veder riemergere in una macchina del 2017.

Sebbene una discreta quota delle modalità incluse in 1-2-Switch si dimostrino piuttosto divertenti, con punte di genuino spasso quando un gruppo di amici si unisce nella modalità “competitiva” Party, nel giro di pochi minuti l’attrattiva esercitata da ciascun minigioco tende a calare vertiginosamente. Questo anche perché la ritmica del titolo Nintendo risulta a volte eccessivamente lenta, con pause fin troppo prolisse tra un match e l’altro, e fastidiosi tempi morti all’interno di praticamente tutte le istanze di gioco. Un peccato quasi mortale, viste le caratteristiche del target di genere. 1-2-Switch può essere un buon diversivo, un discreto modo di invogliare un non-giocatore ad assecondarvi nel vostro hobby preferito, un’eccellente scusa per farsi qualche risata beona in compagnia degli amici, ma difficilmente risulta possibile giustificare un esborso di 50 euro per un prodotto di questo genere, specialmente quando 20 euro più a nord c’è un mostro sacro come The Legend of Zelda: Breath of the Wild.

E qui torniamo di prepotenza alla domanda con cui avevamo aperto questa recensione: perché non includere 1-2-Switch nell’acquisto della nuova console Nintendo? Sebbene 1-2-Switch possa dimostrarsi un’interessante sfida per i sensi, e un’esperienza positivamente diversa da qualunque altro party game mai provato, non abbiamo trovato niente che possa realmente giustificare la decisione di pubblicare l’esclusiva non solo come titolo “stand-alone”, ma addirittura a prezzo pieno. Le qualità di 1-2-Switch, tra l’altro sostanzialmente privo – per sua natura – di un comparto grafico rilevante, non giustificano le modalità con le quali il gioco è stato collocato sul mercato, a meno che, ovviamente, la vostra massima aspirazione ludica sia quella di ballicchiare ridacchiando con un Joy-Con in mano. Si fa, è divertente, ma dopo 10 minuti si passa ad altro. Anche perché, lo ripetiamo, a differenza di quanto succedeva con Wii Sports e Nintendo Land, non ci sono sfide giornaliere da affrontare o classifiche da scalare, o un qualsiasi elemento che contribuisca a “inspessire” l’attrattiva a medio termine del gioco, già debole a causa della limitatezza dei contenuti proposti.

Detto questo, 1-2-Switch è un’eccellente tech demo che dimostra l’enorme potenziale del sistema di controllo della console ibrida, e fa ben sperare circa la qualità delle future applicazioni ludiche del Rumble HD.

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