Il Foglio ha effettuato un’operazione di rara audacia, che riguarda la faccenda di cui si discute furiosamente in Parlamento e nelle piazze tra vax e No vax: scaricare, installare sul cellulare e provare la famosa app VerificaC19, che già serve a scansionare il codice Qr in ristoranti, treni a lunga percorrenza e nelle scuole e che dal 15 ottobre verrà estesa ai luoghi di lavoro, cultura e svago, e se vengono in casa colf artigiani e badanti. Gli anti green pass di Lega e Fratelli d’Italia combattono quella che Giorgia Meloni sobriamente definisce “idea raggelante, realizzazione di una società orwelliana”.
Presidi, dirigenti pubblici e autisti Atac hanno denunciato inaudite difficoltà per scaricare e gestire la app. Questi i nostri risultati: tempo totale per individuare l’applicazione, scaricarla e installarla: 20 secondi. Prova effettuata, non essendoci al momento colf o idraulici, sul pass del cortese condomino del piano di sopra: 5 secondi. Dati sensibili rilevati nel Qr code: nessuno, solo uno schermo verde a testimoniare che il pass è valido in tutta Europa. C’è la possibilità di verificare l’identità, ma facciamo qualche raffronto. Per la carta clienti della Rinascente devi dare le generalità e creare un account email con password. Per i punti del supermercato bastano nome, cognome e indirizzo, ma sul sito serve l’email. Stessa cosa per tutti gli altri account commerciali; quelli che comportano pagamenti (Sky, Netflix, Nespresso, utenze varie) richiedono anche la carta di credito o l’Iban. Tempi medi, 15 minuti. Per prenotare – non ottenere – la richiesta di carta d’identità elettronica al comune di Roma, invece tre mesi. Dunque sul green pass di quali disagi parliamo?
P.S. La app è stata scaricata da Google Play ed è disponibile anche su Apple Store. È stata installata su uno smartphone 5G Samsung. Ovviamente, grazie anche al metallo inoculato con il vaccino, gli X Files finiscono dritti a George Soros, Bill Gates, al principe Carlo e al forum di Davos. Questo giornale infatti partecipa al Grande reset.