Donald Trump è ufficialmente alla Casa Bianca, ma non ha rinunciato al suo telefono Android di fiducia, nonostante i grandi problemi di sicurezza che gli sono stati fatti notare dallo staff e che hanno portato alla dotazione di un telefono più sicuro. Questa vicenda potrebbe apparire piccola, quasi insignificante, ma rappresenta molto bene le contraddizioni di questo presidente in perenne stato di campagna personale e autarchia.
Sarà perché in pochi giorni non si può giudicare l’operato di una nuova amministrazione, e forse anche per l’enorme importanza data dallo stesso Trump ai social network nella sua comunicazione politica, ma in questi giorni l’attenzione dei media americani si è concentrata anche sull’eventuale cambio di device e di stile dall’elezione a 45° inquilino della Casa Bianca. Da che mondo è mondo “il ruolo fa la persona”, ma questo motto per Donald Trump non vale: lui continua imperterrito a utilizzare il suo (pare) Samsung Galaxy per twittare dall’account @realDonaldTrump. Il nuovo account @Potus, ereditato da Barack Obama, è gestito da un iPhone – presumibilmente di un collaboratore – e da lui stesso quando si nota la pubblicazione tramite Android. Difficile confonderli, tra l’altro, perché sono sempre terribilmente aggressivi. Aver tolto la giacca di candidato outsider e aver indossato quella di Mr. President non sembra aver cambiato proprio nulla.
If Chicago doesn’t fix the horrible “carnage” going on, 228 shootings in 2017 with 42 killings (up 24% from 2016), I will send in the Feds!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 25, 2017
Ungrateful TRAITOR Chelsea Manning, who should never have been released from prison, is now calling President Obama a weak leader. Terrible!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 26, 2017
La vulnerabilità di default
Dopo tutta quella attenzione rivolta ai server di posta elettronica privati di Hillary Clinton, si attendeva maggiore cautela, ironizzano sul New York Times. Dalle informazioni di prima mano dei reporter alla Casa Bianca – sì, ormai lo smartphone di Potus è diventato un caso – sembra che Trump usi senza parsimonia un Galaxy S3, pericolosamente vulnerabile da cracker e altri malintenzionati (comprese le spie di paesi stranieri) al di là che si attivi, come ha fatto, l’autenticazione biometrica e la crittografia: l’S3 non ha ricevuto un aggiornamento di sicurezza a partire dalla metà del 2015.
POTUS isn’t alone in using “unsecured smartphone”: 28% of owners have no screenlock, 1-in-10 never update apps https://t.co/4pWj5LGewIpic.twitter.com/YpU7LgdU0k
— Aaron W. Smith (@aaron_w_smith) January 26, 2017
Una vulnerabilità che sembra essere un brutto vizio di tanti possessori di smartphone negli Usa, se si considerano i dati del Pew Research. La maggior parte degli americani usa carta e penna per tenere traccia delle loro password mail e di servizi online. E Trump, che prende solo appunti cartacei, li scansiona in pdf per i suoi collaboratori, guarda soltanto la televisione e non legge libri né tantomeno ebook, non fa certo eccezione. Soltanto un utente su due adopera l’autenticazione a due fattori per l’eCommerce e l’home banking e via dicendo: il comportamento e la conoscenza media dell’uomo americano con le password e la sicurezza dei device è del tutto simile a quella del loro nuovo presidente. Anche questo è populismo?