• 25 Aprile 2024 22:02

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Terrorismo Isis, l’allarme dei servizi: “Lupi solitari e guerra ibrida. Tutte le minacce per l’Italia”

Feb 27, 2017

ROMA – Terrorismo Isis: il rischio attentati in Italia arriva da ‘lupi solitari’ e auto-radicalizzati. Anche i cambiamenti climatici tra le minacce. Gli Stati sono vulnerabili di fronte al cyber rischio. I Balcani ‘teatro logistico’ di Daesh. “I leoncini del Califfato’ (i soldati bambini), “una minaccia di lungo periodo”.

È l’allarme dei servizi segreti italiani contenuto nella Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza presentata a Palazzo Chigi dal premier Paolo Gentiloni e dal capo dell’intelligence Alessandro Pansa. A proposito di terrorismo islamista, preoccupa l’intelligence (le agenzie Aisi e Aise, e il coordinamento Dis), in particolare, la recente pubblicazione da parte di Daesh della rivista online Rumiyah, Roma in arabo. Inquieta quel “richiamo a Roma (intesa non solo come località geo-referenziata ma anche, in senso più ampio, come sim­bolo del ‘mondo crociato’) quale mèta finale dell’avanzata militare del Califfato”. Questa preoccupazione che combacia con “il primo assalto in Occidente all’interno di una chiesa cattolica, compiuto il 26 luglio in Francia, a Rouen, e seguito, il 31 luglio, dalla pubblicazione del numero 15 di Dabiq, rivista Isis, dall’emblematico titolo break the cross, “distruggi la croce”. In generale, “è proseguita nel corso del 2016 la pressante campagna intimidatoria del­la pubblicistica jihadista ca­ratterizzata da immagini allusive che ritrag­gono importanti monumenti nazionali e figure di grande rilievo, tra cui il Pontefice. Tema dominante si è confermato quello dell’attesa della conquista di Roma”.

Il rischio per l’Italia: i foreign fighter. Il rischio sempre più concreto per l’Italia è rappresentato dai foreign fighters. “Alcuni di questi soggetti – denuncia l’intelligence – decidono di non partire a causa delle crescenti difficoltà a raggiungere il te­atro siro-iracheno, determinandosi in alternativa a compiere il jihad direttamente in territorio italiano”. “In prospettiva, alla flessione delle partenze di foreign fighters dal territorio nazionale potrebbe corrispondere un aumento del rischio di attacchi domestici’. Al riguardo, rilevano soprattutto legami fami­liari, rapporti amicali ed esperienze condi­vise di devianza negli ambienti delinquen­ziali e nelle strutture di detenzione”.


La Relazione affronta tutte le possibili minacce per il Paese, dalla vulnerabilità del sistema bancario all’infiltrazione delle mafie nel sistema economico. Dalla guerra cybernetica all’eversione interna di matrice anarco insurrezionalista. Dai rischi connessi al fenomeno migratorio a quelli derivati dall’utilizzo “con finalità malevoli e ostili” delle nuovo tecnologie. Per l’intelligence perfino i “cambiamenti climatici” rappresentano una minaccia. Tra le novità di propaganda e comunicazione dell’Isis segnalate dai servizi di sicurezza, “è emersa la pubblicazione di documenti che propongono una sorta di follow up delle azioni terroristiche, eviden­ziandone punti di forza e di debolezza, a riferimento di future operazioni da perpe­trare in territorio americano ed europeo”.

I potenziali terroristi circolano “indisturbati” in Europa. Tra le criticità sul ter­reno della prevenzione antiterrorismo islamista, i servizi segnalano “le difficoltà oggettive da parte di singoli Stati a censire i loro cittadini che hanno raggiun­to Siria ed Iraq, condizione indispensabile per circoscriverne collegamenti nazionali ed internazionali e per individuare i circui­ti relazionali che, anche sul piano logistico-finanziario, potrebbero agevolarne il ritor­no nei Paesi di origine o di residenza”. “D’altro canto – aggiungono – tra le ‘lezioni apprese’ da­gli eventi terroristici intervenuti nel 2016 vi è proprio la comprovata capacità, da parte di soggetti ricercati, di circolare anche per mesi nello “spazio Schengen” senza essere indivi­duati. Aspetto, questo, che accentua il peri­colo rappresentato dai foreign fighters e dalla possibilità che gli stessi, una volta rientrati in territorio europeo, possano ricevere linee guida ed indirizzi operativi attraverso contatti virtuali con soggetti basati nel cd. Syrak (qua­drante siro-iracheno) o in altri Paesi.

La minaccia dei “cambiamenti climatici”. Nella Relazione un capitoletto è dedicato al cambiamento climatico globale che “rappresenta un pericolo per la pace e per il benessere economico e sociale del pianeta, giac­ché – testuale – inocula germi di instabilità politica ed economi­co-finanziaria a livello internazionale, aumentando il rischio di conflitti (intra e internazionali) e di falli­mento degli Stati”.

Le nuove tecnologie “ostili”. Negli ultimi anni, osservano gli analisti del Dis, “è andata paral­lelamente rafforzandosi la consapevolezza che anche le nuove tecnologie possono co­stituire – se utilizzate con finalità malevoli o ostili – uno strumento passibile di deter­minare nuove ed inedite minacce, anche di estrema gravità, come la paralisi di settori vitali per le moderne società. Di qui, la cre­scente centralità della sicurezza dell’ambien­te cibernetico”. “In un’arena attraversata da contese di matrice militare, politica, informativa, in­dustriale e finanziaria si registrano infatti modalità nuove di attacco, come l’esfil­trazione o l’alterazione in tempi brevis­simi di informazioni (anche di masse enormi delle stesse) o la distruzione e il danneggiamento di sistemi informatiz­zati e dei dati custoditi”.

007: “I ‘cyber nemici’ sono in continuo aumento“. Sul fronte della cyber security, gli 007 prendono atto che si trovano a combattere “un sempre più ampio novero dei pos­sibili attori ostili, anche per la gene­rale disponibilità ed economicità di complessi strumenti informatici”. “Figura – osservano – una varietà di players: criminalità organizzata (cybercrime), organizzazioni terroristiche (cyberter­rorism cyberter­rorism), gruppi privati specializzati in attività di spionaggio, sottrazione di know-how o di blocco di sistemi di go­vernance, nonché piccole pattuglie o singoli individui con fini truffaldini, ideologici o mossi da fanatismi di va­rio tipo. Questi possono spesso disporre di mezzi che a volte superano per efficienza e modernità quelli de­gli stessi Governi o dei grandi gruppi industriali (tenuti spesso a complesse procedure amministrative per il rin­novo delle attrezzature)”.

“Gli Stati sono vulnerabili nel ‘conflitto ibrido'”. “La variabile cibernetica come stru­mento di offesa – insistono gli agenti segreti – sta giocando un ruolo determinante nell’evoluzione e nell’at­tualizzazione del cosiddetto conflitto ibrido. I target aggrediti (in particolare gli Stati) devono in molti casi reagire con processi decisio­nali e procedure codificati, mentre molti attori ostili possono operare con azioni informali, discontinue, apparentemente occasionali, ma sovente inserite in vere e proprie campagne di guerra asimmetrica, persistente e coordinata, con attacchi se­riali e tattiche operative che rendono dif­ficile risalire agli aggressori. Questi ultimi possono avvalersi, altresì, di straordinari ‘palcoscenici mediatici’, grazie anche ai social media e alla moltitudine di nuovi de­vices connessi alla Rete”.

Il pericolo ‘sotto casa’: i Balcani. “Il quadrante balcanico – denunciano gli 007 – ha continuato a rap­presentare una sorta di hub per il reclutamento di foreign fighters e safe haven (rifugio) per combattenti di rientro dai teatri di crisi mediorientali. Una diffusa rete di comunità musulmane radicali con forti le­gami con la diaspora all’estero, anche in Europa, ha agevolato l’opera di proselitismo e la parteci­pazione al conflitto siro-iracheno di numerosi indi­vidui di origine balcanica, nonché favorito lo svi­luppo di network di supporto logistico, sfruttati da migliaia di combattenti in transito da Paesi europei (Italia inclusa) per raggiungere i gruppi jihadisti in Siria e Iraq”.

Il rischio terrorismo dai flussi migratori. “Con riferimento al rischio di infiltra­zioni terroristiche nei flussi migratori, è significativo che due dei responsabili degli attentati di Parigi nel novembre 2015 ab­biano raggiunto l’Europa sfruttando l’on­data di migranti che ha attraversato in quel periodo la dorsale balcanica. Per quel che concerne la direttrice nor­dafricana, a fronte delle ripetute segnala­zioni di minaccia sul possibile transito di estremisti in area Ue attraverso la rotta libi­ca, non sono emerse univoche indicazioni sull’esistenza di una strategia riferibile a Daesh”.

I ‘leoncini del Califfato’: “minaccia di lungo periodo”. Il coinvolgimento di minori in attività terroristiche e in operazioni belliche non è certo una novità. Ci sono stati i bambini-soldato dei conflitti africani, come quelli reclutati da bin Laden nelle madrasse paki­stane. Diverso il caso dei ‘leoncini del Califfato’. “Al di là delle strumentalizzazioni mediatiche, la costante esposizione dei minori a così elevati livelli di violenza – sottolineano i servizi – unita al forte condizionamento ideologico subìto nella fase di formazione, concorre a delineare una minaccia di lungo periodo”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close