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Su Pfizer ai bambini ci vuole cautela

Set 21, 2021

Sono arrivati gli annunci di Pfizer circa i risultati ottenuti nel recentissimo trial di fase 2/3 sui bambini tra i 5 e gli 11 anni. Sono risultati cui guardare con attenzione, perché la possibilità di vaccinare i bambini più piccoli è particolarmente interessante alla luce del forte aumento di casi pediatrici recentemente osservato (+240 per cento nei soli Usa), con il conseguente carico di ospedalizzazione, e anche perché ovviamente i bambini in età scolare costituiscono un serbatoio importante di infezioni e trasmissioni nella comunità in cui sono inseriti. 

Nello specifico, il trial ha arruolato bambini da 6 mesi di età a 11 anni, e sono disponibili i primi risultati sui 2.268 partecipanti da 5 anni in su. Ai bambini sono state somministrate due dosi in quantità ridotta a un terzo di quanto sinora fatto con gli adulti; secondo quanto riportato dal produttore, l’efficacia è risultata alta, nel senso che si sono ottenuti anticorpi in quantità equivalente a quanto osservato negli adulti, e non si sono osservati problemi collaterali significativi. Questi dati e altri più dettagliati, riferisce Pfizer, saranno immediatamente messi a disposizione del regolatore (a cominciare da Fda), per ottenere rapidamente l’autorizzazione alla somministrazione di massa.

Ora, al netto del prevedibile entusiasmo che una notizia come questa può provocare, è necessario fare alcune considerazioni di buon senso, richiamando alla cautela – che non significa, si badi bene, negazione dell’utilità di questo vaccino e della vaccinazione dei bambini in generale (tutt’altro).

 

Innanzitutto, ricordiamo che l’annuncio di questi dati, sotto forma di comunicato stampa, giunge direttamente dal produttore; il bias è quindi prevedibile e da tenere ben presente, e soprattutto la forma stessa del comunicato non consente un’analisi approfondita – analisi che dovrà appunto fare il regolatore, prima di essere sicuri di ciò che si è realmente ottenuto.
In secondo luogo, il numero di individui cui è stata somministrata la doppia dose di vaccino appare molto ridotto rispetto agli studi che sono stati condotti sugli adulti; questo è accettabile, ma la confidenza statistica sui risultati ottenuti ovviamente ne risente.

 

In terzo luogo, il periodo di osservazione per gli effetti collaterali è ancora molto breve; questi sono cioè risultati ad interim, incoraggianti e certo utili, ma che necessitano di essere integrati per arrivare al traguardo fissato dal protocollo clinico, con un tempo di osservazione più lungo di così. Infine, una parola sulla dose utilizzata e la sua efficacia: sebbene la risposta osservata in termini di immunità indotta sia eccellente, è pur vero che non è stata ancora misurata davvero l’efficacia clinica, una misura più difficile nei bambini, che si ammalano per ora di meno, e che richiede pertanto un periodo di osservazione più lungo. 

È indispensabile prendere in considerazione questi e altri elementi, e quindi, ripeto, questo è un appello alla cautela: non è invece un appello a dubitare dell’utilità della vaccinazione pediatrica contro Sars-CoV-2. Abbiamo urgente bisogno di dati e vaccini funzionanti nei bambini, perché quella fascia di popolazione è al momento completamente scoperta, costituendo una prateria epidemica di facile accesso al patogeno; e finché non porremo qualche ostacolo, questa parte della popolazione, oltre ai continenti poco vaccinati, costituirà ovviamente un terreno in cui le mutazioni avverranno e l’evoluzione del virus proseguirà veloce.

 

Dunque benvenuti, dati e trial; ma, prima di accettare un comunicato stampa di un’azienda, come al solito aspettiamo dati consolidati e il parere di chi, per mestiere, deve rassicurarci circa il fatto che le cose stiano effettivamente come le aziende raccontano. Intanto, è necessario vigilare sui piccoli, nelle scuole – con le misure che infinitamente sono state richiamate – e soprattutto, se si è genitori ancora non vaccinati, rimediando al più presto a questa mancanza, per la sicurezza propria, ma anche dei bambini – come recenti casi di cronaca italiana hanno dimostrato.

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