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Apr 23, 2017

Comunicare con l’Alieno e scoprire sé stessi

Louise capisce presto che la lingua scritta non ha nessuna relazione con quella parlata, si tratta in effetti di due lingue completamente distinte che chiama “Eptapode A” (quella parlata) ed “Eptapode B”. Nonostante Eptapode A abbia una struttura molto grezza e peculiare Louise riconosce che come linguaggio è tutto sommato molto semplice, cosa che non è vera per la lingua scritta. Eptapode B diventa sempre più strano man mano che Louise ne studia le particolarità. Non essendo logografica Louise chiama i segni del linguaggio “semagrammi”:

Molto più interessante fu la scoperta dei processi morfologici e grammaticali dell’Eptapode B, unicamente bidimensionali. A seconda della declinazione dei semagrammi, le inflessioni potevano essere indicate dalla curvatura dei tratti, dallo spessore, o dal tipo di ondulazione; oppure variando le dimensioni relative di due radicali, o la distanza da un altro radicale, o l’orientamento; o anche in vari altri modi. Si trattava di grafemi non segmentali; non era possibile isolarli dal resto del semagramma. E per quanto alcune di queste modalità si potessero trovare nella scrittura umana, non avevano nulla a che fare con gli stili calligrafici; i loro significati erano definiti da una grammatica coerente e univoca.

Nel frattempo gli avanzamenti nel campo linguistico vanno di pari passo con quelli in campo matematico e fisico. Anche qui però non sorprende la scoperta che la matematica e la fisica aliena, benché compatibili con le nostre, hanno un approccio totalmente diverso:

Al contrario, per definire i concetti che gli umani considerano fondamentali, come la velocità, gli eptapodi utilizzavano una matematica, come disse Gary, che era “eminentemente strana”. Alla fine i fisici furono almeno in grado di stabilire l’equivalenza tra la matematica umana e quella degli eptapodi; per quanto gli approcci fossero quasi l’uno l’opposto dell’altro, erano entrambi sistemi per descrivere lo stesso universo fisico.

Grazie anche alla comprensione del modo alieno di concepire la fisica Louise si convince che per gli eptapodi la percezione dello scorrere del tempo è profondamente diversa rispetto a quella che proviamo noi. Per gli umani il tempo è composto da una sequenza di avvenimenti puntuali che hanno una direzione ben definita verso qualcosa, il futuro, che rimane sconosciuto. Per gli alieni, sembra, tutto il tempo viene percepito come avvenisse simultaneamente:

Presi una delle espressioni più lunghe della conversazione. Svolazzo aveva detto che il pianeta degli eptapodi aveva due lune, una molto più grande dell’altra; che i tre elementi primari del pianeta erano azoto, argon e ossigeno; e che la superficie del pianeta era ricoperta d’acqua per quindici ventottesimi. Le prime parole dell’espressione parlata si traducevano letteralmente come “diversità-di-dimensione roccia-orbitante rocce-orbitanti rapporto-come-primario-a-secondario”.

Quindi riavvolsi la videocassetta fino a raggiungere il punto esatto della corrispondente versione scritta. La feci andare, e osservai la ragnatela dei semagrammi che veniva tracciata come fosse filata a inchiostro da un ragno. Riavvolsi la cassetta e la guardai più volte. Alla fine bloccai l’immagine subito dopo il completamento del primo tratto e prima dell’inizio del secondo; lo schermo non mostrava altro che una sola linea sinuosa.

Confrontando questo tratto iniziale con la frase completa, mi resi conto che il tratto si ripresentava in altre proposizioni della frase. Appariva la prima volta nel semagramma per “ossigeno”, come determinativo che lo distingueva da altri elementi; quindi scivolava giù per diventare il morfema comparativo nella descrizione della dimensione delle due lune; e infine rispuntava fuori come spina dorsale incurvata del semagramma per “oceano”. Eppure questo tratto era una singola linea continua, ed era il primo a essere stato tracciato da Svolazzo. Ciò significava che l’eptapode doveva conoscere come sarebbe stata composta l’intera frase, prima di poterne scrivere il primo tratto.

È quindi anche, forse soprattutto, una questione linguistica. Louise si addentra sempre più a fondo nella conoscenza di Eptapode B, riesce a scrivere frasi sempre più complesse e questo influenza la forma dei suoi pensieri e, soprattutto, la sua percezione del tempo.

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Il nostro viaggio si conclude qui e come promesso non verrà rivelato il finale. Qualcuno ha definito la scrittura di Chiang fredda, e almeno in parte è un’affermazione condivisibile. Quello di questo autore, tuttavia, è anche uno stile preciso, ben architettato e sviluppato con precisione e cura per i dettagli.

Non è tutta (fanta)scienza in senso tradizionale. Gli excursus molto convincenti nel mondo della linguistica e in quello della fisica vengono vissuti come salutari boccate d’aria e riempiono come detto solamente una delle trame presenti nel racconto. Altre trame sono molto più dolorose fin dall’inizio:

Mi sarebbe piaciuto raccontarti la storie di questa sera, la notte in cui sei stata concepita, ma il momento giusto per farlo verrà quando sarai pronta per avere figli tuoi, e non avremo mai questa possibilità.

Che non cade molto lontano dal celeberrimo passaggio di Jorge Luis Borges:

Lo ricordo (io non ho diritto di pronunciare questo verbo sacro; un uomo solo, sulla terra, ebbe questo diritto, e quest’uomo è morto) e ricordo la passiflora oscura che teneva nella mano, vedendola come nessuno vide mai questo fiore, né mai lo vedrà, anche se l’avrà guardato dal crepuscolo del giorno a quello della notte, per una vita intera.

Louise risulterà alla fine un personaggio unico nel panorama letterario, capace di sopportare un fardello impossibile e capace di scelte dolorose che l’hanno resa, nel nostro immaginario, immortale.

Miki Fossati, classe 1966, si è formato come matematico ma non esercita. Progettista di cervelli positronici e scrittore, è appassionato di cinema e teatro. Ossessionato dalla fantascienza, vive nella campagna inglese dove ha scritto il suo ultimo romanzo, La mossa del tapiro: una storie di Amazzonia, calcio e amache e diversi racconti. Potete seguirlo su frenf.it.

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Retrocult è la rubrica di Tom’s Hardware dedicata alla Fantascienza e al Fantastico del passato. C’è un’opera precedente al 2010 che vorresti vedere in questa serie di articoli? Faccelo sapere nei commenti oppure scrivi a retrocult@tomshw.it.

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