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Stop alle auto a benzina: l’Italia fa la voce grossa

Giu 25, 2022

Che la cosa non sarebbe passata così facilmente era chiaro sin dall’inizio. Anzi, già prima del voto dell’assemblea di Strasburgo, le autorità italiane avevano fatto sentire chiara la propria voce contraria alla messa al bando delle auto a benzina e diesel a partire dal 2035.

Una decisione, quella approvata dal Parlamento Europeo su proposta della Commissione Europea, che diversi esponenti del Governo e del mondo politico italiano avevano ritenuto troppo penalizzante per produttori di “nicchia” come Ferrari e Lamborghini. Così, dopo la bocciatura dell’emendamento “Motor Valley”, l’Esecutivo del nostro Paese torna alla carica nella speranza di poter addolcire – se non proprio posticipare – l’entrata in vigore dello stop alla vendita delle auto endotermiche.

Stop alle auto benzina e diesel: la posizione del Governo

Il prossimo 29 giugno è in calendario una riunione del Consiglio Ue clima-ambiente-energia per discutere della posizione da tenere nella futura contrattazione con il Parlamento europeo. La decisione approvata a maggioranza dall’emiciclo di Stasburgo, infatti, non è ancora “legge”: prima di entrare in vigore, infatti, è necessaria una fase di contrattazione tra lo stesso Parlamento e il Consiglio Europeo, organo politico che riunisce i membri dei Governi dei 27 Paesi dell’Unione.

Ed è proprio in questa sede che l’Italia, spalleggiata da altri “pesi massimi” come la Germania, punta a far sentire la propria voce. Il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, in piena sintonia con il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, ha infatti intenzione di proporre un rinvio allo stop e l’introduzione di nuove deroghe per produttori di veicoli commerciali o produttori automobilistici di nicchia.

Insomma, la proposta che Cingolani porterà sul tavolo del Consiglio europeo a nome del Governo italiano ricalca a grandi linee quella dell’emendamento “Motor Valley” bocciata dal Parlamento Europeo. L’obiettivo primario è quello di posticipare al 2040 la messa al bando definitiva dei motori a benzina e diesel dal mercato comunitario. Il target per il 2035, invece, sarà l’abbattimento del 90% delle emissioni di CO2 prodotta da automobili e altri veicoli stradali.

Sulla stessa linea dell’Italia, al momento, troviamo Portogallo, Bulgaria, Romania e Slovacchia (tutti e quattro questi Paesi hanno sottoscritto un documento che invita a rivedere il limite temporale per la messa al bando dei veicoli), ma secondo il ministro Cingolani sarebbero una decina i Paesi membri pronti a schierarsi al fianco dell’Italia. Tra questi, come detto, dovrebbe esserci anche la Germania.

Stop alle auto a benzina e diesel: la deroga per la “Motor valley”

Se il rinvio al 2040 della stop alla vendita è l’obiettivo primario, il ministro Cingolani arriverà al tavolo delle trattative anche con altri obiettivi “secondari” (ma non per questo meno importanti). Primo tra tutti, ottenere una deroga per i cosiddetti “produttori di nicchia”. La legislazione comunitaria attuale prevede che produttori come Ferrari e Lamborghini – o, comunque, con una produzione inferiore ai 10 mila veicoli annui – possano godere di una deroga alla soglia di emissioni fino al 2029. Cingolani e Giorgetti vorrebbero ottenere una proroga almeno fino al 2036, con ‘estensione del meccanismo di incentivazione dei veicoli a basse emissioni oltre il 2029.

A questo si aggiunge anche una proposta riguardante i veicoli commerciali leggeri. La tabella di marcia che il Governo vorrebbe far approvare dal Consiglio europeo prevede una diminuzione delle emissioni del 45% entro il 2030, dell’80% entro il 2035 e del 100% entro il 2040.

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