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Scosse elettriche contro l’emicrania, basta un cerotto

Mar 2, 2017

Secondo una ricerca GfK Eurisko promossa da Angelini il 55% degli italiani (27 milioni) soffre di emicrania con una frequenza media di 2 volte al mese. Un problema che un giorno si potrebbe fronteggiare senza bisogno di ingoiare la proverbiale pasticca. Come? Applicando un cerotto sul braccio, che a vedersi assomiglia un po’ a quelli per smettere di fumare.

L’idea è stata della Technion Faculty of Medicine ad Haifa, Israele, che ieri ha pubblicato uno studio preliminare al riguardo sulla rivista medica Neurology della American Academy of Neurology. In buona sostanza si tratta di un cerotto elettronico che invia stimolazioni elettriche al cervello (del tutto indolori assicurano i ricercatori) attivando “un centro nervoso alla base del cervello che induce l’inibizione del dolore in tutto il corpo, con un effetto chiamato ‘modulazione condizionata del dolore'” come spiega all’ANSA David Yarnitsky.

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Foto: © londondepos / Depositphotos

Il cerotto sfrutta elettrodi di gomma e un chip su un bracciale, e si controlla via wireless mediante una app per smartphone. La novità è proprio questa, perché in passato soluzioni simili che erano state testate erano collegate mediante cavi attaccati alla testa, decisamente inestetici e poco pratici.

Secondo i ricercatori l’efficacia potrebbe essere paragonabile a quella dei farmaci, ma come spesso accade prima che questo ritrovato della scienza arrivi in commercio ci vorrà del tempo perché saranno necessari ulteriori test. Finora infatti la soluzione è stata testata su un campione di 71 persone con emicrania episodica, che avevano da due a otto attacchi al mese.

A tutti è stato chiesto di non assumere per almeno due mesi alcun farmaco di prevenzione per l’emicrania, di applicare il dispositivo sul braccio subito dopo l’inizio di un episodio di emicrania, e di lasciarlo in sede per 20 minuti. Qualora il disturbo non fosse passato, avrebbero potuto assumere un farmaco antidolorifico non prima di due ore. I dispositivi sono stati programmati per effettuare in maniera casuale la stimolazione mediante scosse di intensità molto bassa (placebo) o ad uno degli altri tre livelli previsti dal protocollo. Proprio perché il trattamento è indolore, i pazienti si sono accorti della differenza.

In tutto sono state trattate 299 emicranie. Con la stimolazione attiva ai tre livelli più alti il 64 percento dei pazienti ha riferito una riduzione del dolore pari almeno al 50 percento a distanza di due ore. La stessa impressione è stata riferita dal 26 percento dei pazienti trattati con il plcebo.

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Foto: © lightsource / Depositphotos

Dolori di intensità fra moderata e grave sono diventati lievi o assenti nel 58 percento di casi applicando il livello di stimolazione più alto. Fra i pazienti con placebo è stato riferito lo stesso risultato nel 24 percento dei casi. Secondo Yarnitsky “questi risultati sono simili a quelli osservati con i farmaci per l’emicrania”.

Inoltre i ricercatori hanno scoperto che la stimolazione è più efficace se viene applicata entro 20 minuti dall’inizio di un episodio di emicrania: il successo è stato del 47 percento, contro un 25 percento nei pazienti che hanno attivato la stimolazione dopo i primi 20 minuti.

Lo studio non è stato esente da limiti, come ha ammesso Yarnitsky. Uno su tutti il fatto che durante il trattamento placebo spesso i partecipanti fermavano il trattamento prima dei 20 minuti previsti, indicando che probabilmente “capivano che la stimolazione non era attiva, e quindi non erano più illusi dalla possibilità di successo del trattamento, che è uno dei requisiti degli studi con campioni placebo”.

I test continueranno, nel frattempo potete continuare a usare il mal di testa per schivare lavori noiosi.

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