• 19 Maggio 2024 9:04

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Rimborsi 28 giorni, una beffa di poche monetine

Feb 19, 2018

Sapete a quale rimborso avrete diritto per la genialiata della fatturazione a 28 giorni? Probabilmente meno di 2 euro sul residenziale e meno di 1 euro sul mobile. Questa la valutazione che stanno facendo gli operatori in base alla delibera AGCOM di dicembre.

Già, perché come scrive La Repubblica sarà probabilmente compito degli operatori calcolare sulla base delle fatture emesse a 28 giorni il plus che è stato fatto sborsare tra giugno a dicembre.

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Solo 6 mesi? Sì, perché l’AGCOM ha stabilito con la sua ultima delibera del 2018 che gli operatori dovranno “stornare gli importi corrispondenti al corrispettivo per il numero di giorni che, a partire dal 23 giugno 2017, non sono stati fruiti dagli utenti in termini di erogazione del servizio a causa del disallineamento fra ciclo di fatturazione quadrisettimanale e ciclo di fatturazione mensile”.

Se si pensa che l’emendamento fatturazione previsto dal Governo consente alle telco di adeguarsi entro aprile, di fatto i primi mesi del 2018 posso essere esclusi dal computo. La sintesi è che per una tariffa mobile da 10 euro calcolata sui 28 giorni si andrà a recuperare complessivamente qualche decina di centesimi, mentre per una residenziale da circa 30 euro non più di 2/3 euro. Tutto qui.

E in autonomia il calcolo è semplice. Basta considerare che le giornate fatte pagare in più sono 18. Quindi, dividendo la propria tariffa per l’anno (365 giorni) e moltiplicando il risultato per 18 si ottiene il potenziale rimborso. Spiccioli, appunto.

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Come se non bastasse, le telco starebbero valutando la possibilità di applicare i rimborsi come sconti sulle future fatture. Di fatto legando implicitamente e ulteriormente il cliente.

La ciliegina sulla torta è che, volendo, tutto potrebbe essere rimandato al prossimo autunno, poiché il TAR ha stabilito che la questione rimborsi può considerarsi congelata fino alla sua prossima udienza di ottobre.

A dimostrazione che la vicenda è ormai diventata una soap opera, bisogna ricordare che venerdì l’AGCOM ha avviato nuovi procedimenti sanzionatori nei confronti di Tim, Wind Tre, Vodafone, Fastweb e Sky.

“Non hanno rispettato le prescrizioni in materia di chiarezza, trasparenza e completezza delle informative rese agli utenti, per quanto concerne, in particolare, la precisa indicazione del prezzo di rinnovo delle offerte a fronte di modifiche contrattuali nella fase di ritorno alla cadenza mensile della fatturazione dei servizi di comunicazione elettronica”, si legge nella nota del Garante.

Insomma, non avrebbero rispettato gli obblighi in materia di esercizio del diritto di recesso (senza penali né costi di disattivazione, anche in caso di recesso da contratti con offerte promozionali). E secondo l’AGCOM “l’eventuale esercizio del diritto di recesso dal contratto comporta il venir meno di obblighi di pagamento di canoni previsti per modem o decoder forniti dall’operatore, nonché di ulteriori oneri relativi a costi di attivazione”.

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Infine, è mancato un dettaglio chiave. Gli operatori avrebbero applicato aumenti ai canoni lasciando intendere che si trattasse di una conseguenza del ritorno alla fatturazione mensile. In verità come sottolinea il Garante si è trattata di una scelta autonoma. Quindi dovrebbero chiarire in tal senso.

Ricapitolando, a fronte di un guadagno in un anno di 1,19 miliardi di euro – calcolando utenze residenziali, Internet e SIM ad abbonamento – gli operatori singolarmente hanno subito una sanzione di 1,16 milioni di euro, ne avranno probabilmente un’altra e sono sotto indagine per presunto “cartello”.

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