• 20 Maggio 2024 17:34

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Rai, dimissioni Verdelli: un fallimento annunciato

Gen 4, 2017

finita male l’avventura in Rai di Carlo Verdelli, le cui dimissioni sono state precedute da quelle di Francesco Merlo. Dimissioni annunciate, perch le critiche a Verdelli, all’interno del vertice aziendale, si sono intensificate dalla scorsa estate, per la mancata presentazione del Piano nei tempi previsti. La divisione e la mancanza di dialogo tra la struttura di Verdelli e le redazioni ha fatto il resto. Critiche che arrivano dalla maggioranza dei consiglieri, alle quali si associa, da settembre, anche il presidente Monica Maggioni.

La presentazione a dicembre del progetto non fa che gettare benzina sul fuoco. Le critiche investono tutto l’impianto, a parte forse la priorit data al digitale: dal trasferimento del Tg2 a Milano, alla creazione di cinque macroregioni nelle quali accorpare le redazioni regionali, con una sorta di ritorno all’Italia pre-risorgimentale (il regno di Sardegna con capitale a Torino, il Lombardo-Veneto con direzione a Milano). La mancata previsione dei costi contenuta nella bozza consegnata ai consiglieri (ma fatta circolare in precedenza sulla stampa, con tanto di auditing ancora in corso) stato un ulteriore motivo che ha portato alla bocciatura sostanziale nel cda di marted. Dopo un anno e mezzo, a met del suo mandato, il nuovo vertice deve ricominciare da capo sul rinnovo dell’informazione pubblica. Un insuccesso che lo indebolisce. Proprio quando lo stesso vertice deve trattare il rinnovo della concessione, ora spostata a fine aprile – con interferenza possibile della campagna per le elezioni anticipate – per definire assetti, risorse e missione dei prossimi dieci anni della concessionaria di servizio pubblico. E deve far fronte a risorse che si riducono nel 2017.

Resta immutata l’esigenza di innovare un assetto ipertrofico, con dieci testate, 27 edizioni giornaliere, con le reti che fanno spesso informazione senza utilizzare i 1.761 giornalisti in forza all’azienda, et media 51 anni. Resta immutata l’esigenza di pluralismo, di indipendenza da interessi di parte e di partito, di nuovi linguaggi per pubblici in mobilit e in fuga dal mezzo televisivo.

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