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Aida e le sue amiche, a Torino le guide del Museo Egizio parleranno arabo

Gen 4, 2017

Ida ha 35 anni, vive a Torino a Porta Palazzo da quasi una decina d’anni con i suoi tre bambini e il marito marocchino come lei. È una delle undici aspiranti guide del Museo Egizio che in questi mesi si stanno formando per debuttare a maggio come ciceroni nelle sale di via Accademia delle Scienze.

Una laurea in farmacia, mai utilizzata in città dove si è occupata soprattutto di fare la mamma, da qualche anno Aida studia italiano con il progetto “Torino la mia città” organizzato dall’associazione Mondi in Città onlus. “Non ho mai fatto la guida in un museo ma l’idea mi piace molto, sono sicura che sarà divertente raccontare usi e costumi di una terra con cui anche io ho molto in comune”, racconta. Le sue colleghe hanno tra i 24 e i 45 anni, sono otto marocchine, due egiziane e una tunisina, tutte con scolarizzazione ed esperienze diverse.

Il corso, finanziato con un bando della Compagnia di San Paolo, è un’idea dell’associazione che sotto la guida di Maria Adele Roggero, responsabile dei progetti di integrazione, ha assoldato due esperte archeologhe del Museo Egizio come insegnanti. “Le nostre ragazze hanno iniziato a studiare a novembre — spiega Roggero — Un mercoledì ogni 15 giorni hanno lezione al museo per imparare la storia e la disposizione dei manufatti in esposizione”. Studiano tra le 12 e le 15, un orario in cui al museo non c’è il pienone e che lascia libere le mamme di occuparsi dei figli nel pomeriggio. Saranno guide in lingua araba ma, se necessario, anche italiana, “perché tutte parlano l’italiano molto bene”.

Impossibile imparare in pochi mesi tutto sul patrimonio del secondo museo al mondo per importanza sulla civiltà egizia. “Si concentreranno invece solo su alcuni aspetti, quelli più quotidiani e che abbracciano più in generale tutto il Nord Africa, ad esempio l’uso delle spezie, la cura del corpo, gli ornamenti. La loro origine culturale sarà un valore aggiunto e l’intero progetto un potente strumento di integrazione”. “Io sono nata in Egitto — racconta Inayah, 45 anni — ma non sono mai stata al museo del Cairo. Sono orgogliosa che ogni giorno tanta gente venga a visitare il museo di Torino e sarei contenta di dare il mio contributo”.

“Le ragazze si stanno impegnando molto. Il mercoledì in cui non hanno lezione si incontrato via whatsapp o skype per scambiarsi appunti e idee su come organizzare il percorso di visita”. Il primo gruppo di visitatori che porteranno al museo saranno le altre allieve di “Torino la mia città” che spesso vengono accompagnate nei musei e nei luoghi importanti di Torino per imparare a conoscere il capoluogo piemontese. Ma per alcune di loro potrebbe diventare un lavoro a più lunga scadenza: “Alcune potranno diventare collaboratrici più o meno fisse con il museo che ha sempre

dimostrato una grande attenzione ai suoi utenti di lingua araba. Si possono pensare anche percorsi dedicati alle scolaresche”.

Il format studiato dall’associazione Mondi in Città non funziona solo al Museo Egizio, anzi l’obiettivo è estenderlo a tutti i maggiori musei della città, dal Mao ai Musei Reali. “Siamo già al lavoro per trovare un accordo e un finanziatore con l’Armeria, Palazzo Reale e gli altri musei del polo”.

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