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Ponte Morandi, solo due famiglie delle 43 vittime hanno rifiutato il risarcimento di Autostrade. Distribuiti 60 milioni

Ago 15, 2019

Saranno pochissimi, si conteranno forse sulle dita di una mano, i famigliari che al processo per il crollo di ponte Morandi si costituiranno come parti civili rivestendo così un ruolo attivo nei confronti di chi, secondo la procura, sarà da ritenere responsabile del crollo e quindi della morte di 43 persone.

Su 205 famigliari di coloro che morirono precipitando dal viadotto il 14 agosto del 2018, la quasi totalità – siamo attorno al 95% – ha accettato il risarcimento proposto da Aspi Autostrade per l’Italia e in questo modo, come stabilisce il codice di procedura, non potrà più costituirsi parte civile in aula.

Complessivamente fino ad oggi Autostrade per l’Italia ha distribuito 60 milioni di euro ai famigliari della vittime. In media – ma è un calcolo approssimativo visto che le somme dipendono dal grado di parentela e da altri fattori come l’età della vittima – ognuno di loro ha incassato circa 300 mila euro. In alcuni casi i parenti coinvolti erano anche dieci o quindici. Autostrade per i risarcimenti ha applicato le cosiddette “tabelle di Milano” ovvero i parametri più alti riconosciuti dalla giustizia italiana.

Al momento hanno rifiutato il risarcimento in maniera pubblica due persone: Egle Possetti di Pinerolo e Roberto Battiloro di Napoli, che nel crollo hanno perso rispettivamente una sorella e un figlio. Un’altra famiglia ha di recente firmato l’accordo mentre il famigliare di una quarta vittima starebbe per definire l’accordo.

Il risarcimento avviene dietro la firma di un atto in cui “le parti si impegnano a mantenere strettamente riservato e confidenziale il presente accordo e a non divulgarne il contenuto con alcun mezzo e per alcuna ragione o titolo salve documentate esigenze di giustizia…”.

E’ un tema delicato e dagli effetti devastanti quello di una madre, un padre, una sorella, un marito, un figlio che deve decidere se accettare o meno il risarcimento dal soggetto, in questo caso dalla società, che al momento secondo la procura potrebbe essere il principale responsabile della morte del proprio caro.

Se da un lato molti giuristi sottolineano come in alcune vicende la partecipazione al processo della parte civile possa essere superflua visto che l’accusa è già saldamente rappresentata dalla procura, dalla polizia giudiziaria e dai periti, e come ci sia il rischio di interpretare il ruolo di parte civile come quella di chi cerca vendetta, dall’altro la recente storia italiana (basti pensare al caso di Stefano Cucchi) dimostra come spesso questa posizione processuale possa dimostrarsi fondamentale nella ricerca della verità.

Egle Possetti lo spiega così: “Io sono convinta che il lavoro della procura e degli inquirenti genovesi sia eccezionale, che lavorino con il cuore oltreché con il codice e mi rendo conto che questa vicenda difficilmente potrà essere inquinata dai poteri forti. Ritengo però necessario che anche i famigliari siedano in aula per esercitare una funzione di controllo e perché non si sa mai, magari un nostro avvocato un nostro consulente potrebbe fornire uno spunto, una chiave di lettura utile. Ecco perché secondo molti di noi aprenti lo Stato dovrebbe legiferare per garantire con un fondo un immediato sostengo ai aprenti di vittime di disastri in modo che non siano costretti a dipendere dai risarcimenti di chi magari ha avuto una responsabilità nella morte del loro congiunto. Dico questo perché mi rendo perfettamente conto di come in molte situazioni il risarcimento offerto sia fondamentale per poter sopravvivere quando chi è morto rappresentava anche la principale fonte di reddito famigliare”.

Un tema che sembra essere stato recepito da alcuni leader governativi. Ieri nel suo intervento alla commemorazione delle vittime il premier Conte ha detto: “Abbiamo lavorato intensamente per mantenere gli impegni e assicurare le case agli sfollati ora stiamo lavorando per i familiari delle vittime istituendo un tavolo tecnico per erogare loro gli anticipi per affrontare le spese giudiziarie”. Se per il Morandi è ormai tardi questa svolta, se formalizzata da una legge, potrebbe rappresentare un’importante novità nel campo della giustizia.

Va ricordato che Autostrade sul fronte risarcimenti ha fin dall’inizio praticato una politica di massima apertura. Una scelta che accanto al risvolto etico garantisce anche un’importante effetto sul fronte giudiziario in caso di processi penali e civili. Proprio pochi gironi fa Aspi ha completato anche le erogazioni di aiuti a 500 esercizi commerciali di via Fillak, fondi che in molti casi garantiscono al sopravvivenza fino a quando la via ritornerà alla normalità

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